Domenica scorsa siamo stati buttati fuori dal CSO Contrasto con una strana e prepotente operazione di polizia di cui nessuno si è reso responsabile. Quattro le compagne portate alla scientifica per essere identificate e denunciate, perché questa è una città in cui è un crimine pulire e provare a utilizzare una struttura abbandonata per anni e chiusa col solo scopo di farla ritornare al degrado e all’abbandono. In soli quattro giorni, la prospettiva di avere uno spazio sociale al posto del rudere di una scuola ha accolto il calore della gente di Picanello che, nei giorni di lavori al CSO, ci è venuta a trovare, per domandare, per capire e per darci il benvenuto. Ogni pomeriggio, tanti i ragazzini che hanno preferito giocare al campetto di calcio del CSO appena ripulito, anche se senza porte, che ci hanno voluto aiutare con scope e palette per quel posto che sentono già loro.
Se da una parte c’è un’amministrazione che non ha alcun progetto per la vecchia scuola Capponi- Recupero di Picanello, dall’altra ci siamo noi che invece abbiamo sognato e immaginato per questo immobile un progetto, sociale e politico, che parla di partecipazione, che parla di riscatto, che parla di riappropriazione.
Da quando abbiamo riaperto alla città la vecchia scuola, in tanti ci hanno fatto i complimenti per le belle intenzioni e in tanti hanno riconosciuto che a Catania quello degli spazi sociali è una carenza. Però è un problema se, in maniera autorganizzata, un collettivo politico riprende i luoghi pubblici senza prospettive future, abbandonati e dimenticati. Ed è un problema perché è un gesto illegale, fatto da un gruppo di ragazzi non riconosciuti legalmente dal sistema e dunque non riconoscibili come interlocutori. Veniamo plauditi per il nostro gesto ma si pretende di imbrigliarci nei complessi, lunghi e oppressivi giochi della burocrazia e delle assegnazioni.
Non saremo strumento di un’amministrazione che vuole costruirsi un’immagine che sa di apertura e inclusione, nascondendo le sue evidenti contraddizioni. Perché se da un lato danno credito al fatto che Catania ha bisogno di spazi e servizi sociali, dall’altro tagliano servizi essenziali, come gli asili nido, sempre più cari e destinati a un futuro di privatizzazione, e plaude alla consegna di poche decine di alloggi popolari consegnati con anni di ritardo a fronte di più di 13.000 richieste di case popolari e alla mancanza di politiche abitative adeguate.
Per questo, abbiamo deciso di riaprire il CSO Contrasto e far partire, da subito, le attività che abbiamo sognato di svolgere lì dentro, in un quartiere dimenticato e abbandonato dall’amministrazione che si oppone alla nascita di un progetto sociale solo perché non sta alle sue assurde regole.
Siamo entrati una settimana fa con dei progetti per il CSO Contrasto e intendiamo dargli vita ora.
Ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16.00 alle 18.00 doposcuola popolare.
Ogni martedì e giovedì dalle 16.00 alle 18.00 e dalle 18.00 alle 20.00 preparazione atletica e autodifesa.
Sabato 22 marzo, alle 17.00, assemblea al CSO Contrasto e aperitivo.
Nessuno sgombero potrà imbrigliare la nostra voglia di libertà.