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“Tuttu u munnu è quatteri” – 10/15 settembre

 

Nei tempi bui dell’allarme sicurezza, Catania viene tagliuzzata dal bisturi di zelanti forze dell’ordine che diffondono dei depliant per turisti nei quali sono indicati i luoghi “sicuri” di questa città, ma soprattutto quelli decisamente da evitare. Un’improbabile gincana condurrà i turisti più temerari nel ventre del sicuro centro storico, cancellando dal loro percorso e dalla mappa stessa della nostra città intere aree e molta della storia catanese. Ma mentre quest’ allarmismo delle vacanze viene strillato ai quattro venti, la nostra attenzione si concentra ancora sulla condizione strutturale di marginalità alla quale i quartieri sembrano essere ineluttabilmente destinati. Se da un lato infatti le amministrazioni adottano quel metodo sempreverde di “nascondere la polvere sotto il tappeto” e strizzano l’occhio alle forze dell’ordine, dall’altra appare sempre più evidente che i quartieri esprimano problematiche ed esigenze specifiche non silenziabili.

Noi dalla nostra parte scegliamo di vivere il quartiere senza appellarci a pozioni magiche ma con la piena consapevolezza che la partita in gioco nei quartieri è la partita in gioco della città tutta intera, dai suoi “confini” alle poltrone dei suoi palazzi. Quasi un anno è passato dall’occupazione del Centro Sociale Liotru nel quartiere popolare Antico Corso. Mesi densi di iniziative quotidiane, dal semplice volantinaggio al doposcuola popolare, dalle feste in quartiere fino alle presentazioni di libri, all’attivazione di uno sportello contro gli sfratti e all’Arena estiva in una delle piazze principali del quartiere. Il Centro Sociale Liotru in meno di un anno è riuscito nell’ intento di affacciarsi alla realtà dell’Antico Corso e lo ha fatto, come sempre, dal basso, allacciando rapporti con gli abitanti del quartiere: dai commercianti della zona alle le famiglie e gli studenti, dai più piccoli ai più grandi.


Durante l’ultima iniziativa, l’Arena all’antico corso, svoltasi nella piazzetta dei miracoli con la collaborazione del chiosco, storico punto aggregativo nel quartiere, nasce l’idea di una 5giorni che sapesse miscelare bene la voglia di opporsi ad un sistema che opprime e produce sfruttamento in un mix di festa e conflitto. E’ così che nasce “Tuttu u munnu è quatteri: fare comunità per rispondere alle necessità”. Cinque giorni di iniziative, dal 10 al 14 settembre, organizzate dal Centro Sociale per e con il quartiere e la città.

Nel momento in cui l’amministrazione decide di ignorare un’ ampia e popolosa fetta di città, abbiamo deciso di puntarvi addosso i riflettori, contrapponendo all’incuria e alla negligenza, alla chiusura di scuole, alla negazione di spazi di aggregazione, socialità e sport la pratica della riappropriazione collettiva, nella sicurezza che è proprio dentro i quartieri popolari che si vive lo spazio della lotta. Il tasso di povertà cresce senza sosta, gli sfratti per morosità dilagano, i tagli e la progressiva privatizzazione dell’istruzione pubblica sono ormai una costante, molti servizi basilari sono ormai inesistenti. In una Catania dove bruciano i campi rom, dove i soldi si trovano solo in campagna elettorale, per progetti speculativi o per l’acquisto di nuovi mezzi alle forze dell’ordine, in una Catania in cui le amministrazioni di destra e sinistra si sono sempre riconfermate incapaci, distanti e colluse a micro e macro criminalità: sentiamo il bisogno di coltivare dal basso esperienze aggregative di lotta, di autorganizzazione, di socialità, per costruire insieme, in comunità, la risposta a quelle che sono le nostre necessità di prim’ordine. Nei quartieri popolari, nelle università, nelle scuole, nelle strade e nelle piazze, costruiamo pezzo dopo pezzo un’ opposizione reale alla politica istituzionale, che si rivela ogni giorno più incapace e parassita ed al sistema di sfruttamento che il capitalismo impone.

Quello di cui abbiamo bisogno ce lo prendiamo da soli, collettivamente.

E’ dunque in questa cornice che si inserisce “Tuttu u munnu è quatteri” all’Antico Corso: cinque giornate che vogliono riportare il conflitto, l’autogestione e la voglia di fare comunità per le strade dell’ Antico Corso.

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Solidarietà al TMO di Palermo sgomberato

GORGO - by Nemo ph: Piero Cosentino
GORGO – by Nemo
ph: Piero Cosentino

Questa mattina le forze dell’ordine hanno sgomberato il TMO, Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo, luogo di cultura, teatro, arte e socialità occupato circa un anno e mezzo fa. Notizia questa che ci lascia quantomeno a bocca aperta. Non entriamo nel merito della scomoda posizione che il sindaco Orlando, ancora una volta, ha: ciò che si presenta “sinistra” e poi sgombera spazi di socialità e arte, certamente, non è uno spettacolo bello né tanto meno semplice da giustificare. Non entreremo nemmeno in merito al forum sulla gestione dei beni comuni che ha visto, tra i promotori, anche gli occupanti del TMO e che ha raccolto la partecipazione anche di alcuni esponenti del consiglio comunale di Palermo. Queste questioni le lasciamo ai compagni palermitani, che conosco meglio di noi le dinamiche della loro città e che certamente sono in grado di interpretare certi avvenimenti in maniera più consapevole e accurata di noi.

Lo sgombero del TMO è per noi un grave segno di abuso e sopruso. Questa esperienza di occupazione, in linea con molte altre simili nel resto d’Italia, in un anno e mezzo ha parlato alla città di Palermo di arte, teatro e cultura in una chiave del tutto nuova, usando il linguaggio dell’autogestione, dell’autodeterminazione e della partecipazione attiva a un progetto comune. Non siamo certo noi in grado di “valutare” la bontà artistica e teatrale del TMO, per questo forse parlano chiaro le molte serate sold-out e i recenti successi raggiunti. Sappiamo però riconoscere quando un progetto collettivo è in grado di aggregare e coinvolgere le persone, quando una visione inizialmente eretica può invece diventare sogno comune. E la solidarietà che in queste ore sta arrivando al TMO, forse, dimostra anche questo. Anche noi non possiamo che esprimere solidarietà ai compagni e agli artisti del Teatro Mediterraneo Occupato, certi che dei cancelli saldati non fermeranno la carica artistica e collettiva che sono nate durante un anno e mezzo di occupazione.

Perché #sui17cimettiamolafirma e non solo

11072271_10206715533112588_735751105_nUna settimana fa la notizia clamorosa di 17 obblighi di firma nei confronti di 17 compagne e compagni di Palermo, dei centri sociali Ex-Karcere e Anomalia. L’accusa è di “associazione a delinquere”, in quanto facenti parte dei due centri sociali costituitisi “al fine di commettere delitti contro l’ordine pubblico, l’incolumità pubblica, il patrimonio e la persona”. Nello specifico, i fatti contestati, e per cui si è arrivata a cotanta fantasiosa accusa, sono per la maggior parte cortei e occupazioni svoltisi tra il 2010 e il 2011 contro la riforma universitaria dell’allora Ministro Gelmini.

Quel periodo è impresso molto bene nella memoria collettiva di un’intera generazione. Moltissime piazze in tutta Italia erano colme di giovani studenti, in pieno fermento politico e sociale, tutti determinati a fermare quella riforma sul mondo dell’istruzione universitaria, ennesimo atto dello smantellamento sia del diritto allo studio che della qualità della formazione (e, col senno di poi, dire che quelle piazze avevano ancora una volta ragione è forse poco). A Palermo, come in molte altre città, si sono svolte tante, tantissime manifestazioni (alcune delle quali certamente non comunicate alla questura), sono stati occupati degli edifici ed è anche successo di scontrarsi fisicamente con la polizia, unica risposta che in mesi di mobilitazione molti studenti hanno ricevuto dal governo.

Ma di questo si è parlato molto e su questo non vogliamo tornare, perché ciò che colpisce l’attenzione è altro.

Non possiamo e non vogliamo ridurre questi 17 obblighi di firma a “l’ennesimo atto repressivo ingiustificato e sproporzionato”, perché sarebbe scorretto, miope. Questi 17 obblighi di firma sono il risultato di un fantasioso quanto infame teorema in cui centri sociali impegnati sul territorio, che promuovono il diritto allo studio attraverso il doposcuola popolare e che lo sport come forma di socializzazione attraverso una palestra, diventano luoghi in cui si delinque. Il tentativo è quindi quello di distorcere il senso reale delle cose, come il valore politico e sociale di uno spazio occupato, e di provare ancora una volta a recidere ogni forma di dissenso attraverso accuse pesanti e misure sproporzionate. Così, il problema politico degli spazi che mancano, del dissenso che diventa rabbia e riempie le strade, dell’esigenza di dover insieme creare delle condizioni per risolvere dei problemi generati crisi e governi viene del tutto svilito, volutamente messo da parte e non considerato. Diventa reato di associazione a delinquere o problema di ordine pubblico. Impianto infame, fortemente sostenuto da una stampa che, senza ritegno, una settimana fa sbatteva i nomi e i cognomi di queste 17 persone tacciate di essere, appunto, delinquenti, violenti.

Criminalizzare il dissenso. Ecco quanto.

Noi sappiamo bene che Ex Karcere e Anomalia non sono associazioni a delinquere, sappiamo anche che dentro la Palestra Popolare non si allenano pericolosi picchiatori e conosciamo quelle 17 persone per quello che sono, compagne e compagni.

In queste occasioni si scrivono molte parole, dettate dal bisogno di colmare spesso delle distanze fisiche e dimostrare, far arrivare in qualche modo il calore della solidarietà, l’attenzione a non voler lasciare solo nessuno. Ed è giusto che sia così.

In questo caso, per noi le parole scritte sono superflue perché, oltre a “metterci la firma”, venerdì saremo a Palermo, alla manifestazione cittadina indetta contro queste misure. Condividere questa piazza è per noi il modo migliore per dire a questi nostri compagni che ci siamo, solidali e complici.

Si parte dal Centro Sociale Liotru, via Montevergine 8, alle 13.00 di venerdì 20 marzo. Chiunque voglia aggiungersi o avere altre info può chiamare il 3276104927.

Carnevale sociale all’Antico Corso

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Dopo l’esperienza della Tombolata in quartiere, intendiamo costruire una nuova giornata di socialità, aggregazione e divertimento all’Antico Corso, quartiere in cui orami ci troviamo da qualche mese.

Vogliamo colorare e riempire le strade del quartiere attigue al Centro Sociale Liotru, che ci ospitano e che viviamo giorno per giorno. Per questo proponiamo un carnevale sociale e autorganizzato, in quartiere popolare dimenticato e spesso scomodo, in cui i momenti di aggregazione sono radi. Intendiamo organizzare e vivere un momento di socialità per tutte e tutti, grandi e piccini, insieme agli abitanti del quartiere e non. Una sfilata musicale, piena di giochi, addobbi, costumi e colori che animerà questo Carnevale conquistato, che ha bisogno della partecipazione di tutti.

Per un 14 febbraio allegro, per un carnevale sociale!

Artisti, musicanti, giocolieri, creativi, appassionati di costumi, addobbi e musica: è il vostro momento!

AIUTACI A COSTRUIRE IL CARNEVALE SOCIALE:
Appuntamento per tutti VENERDì 30 gennaio ALLE 17:00 AL Centro Sociale Liotru, via Montevergine,8.