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Sulle pallonate della discordia – storie di bambini cattivi.

11988292_708732895924796_4516781653946929481_nDa più di un anno come Centro Sociale ci troviamo a confrontarci quotidianamente con la realtà del quartiere Antico Corso: ci confrontiamo con piccoli e grandi attraverso un doposcuola gratuito ed iniziative di quartiere, condividendo tanti momenti di crescita. Ci sentiamo perciò coinvolti direttamente quando il dibattito cittadino, cogliendo l’occasione di una lite a colpi di pallone tra bambini del quartiere e coetanei ennesi in gita al Monastero dei benedettini, riporta al centro il “degrado” dei quartieri popolari. La discussione subisce continue e prevedibili oscillazioni tra derive “civilizzatrici” (sembra che nei quartieri vivano orde di barbari da civilizzare) o peggio, dichiaratamente securitarie (polizia e controllo pronti a risolvere tutti i problemi sociali dei quartieri).

Di questo degrado però ci è sempre premuto individuare i responsabili, ed è sempre ai piani più alti che li abbiamo rintracciati. Chiamiamo perciò all’appello le amministrazioni che i quartieri popolari li hanno privati dei servizi, delle scuole, degli spazi, così come chiamiamo all’appello i politici che nella miseria dei quartieri hanno trovato bacini sempre vivi di voti. Se una bravata dei bambini dell’antico corso è il pretesto per parlare dell’inciviltà e della barbarie di questa popolazione di serie B, allora vorremmo che fosse anche il pretesto per parlare dell’abbandono e del silenzio che regna sul quartiere e sugli abitanti, per parlare degli spazi negati, della mancanza di alternative. Facciamo che le pallonate della discordia diventino il pretesto per parlare dei bambini cattivi, di quei bambini così cattivi che durante tutto l’anno, in tutti gli angoli del loro quartiere, in qualunque stagione e sotto l’imperversare di tutti gli agenti atmosferici continuano a calciare un pallone, anche se scuola non ce n’è, servizi non ce ne sono, sport gratuito e per tutti non ce n’è. Contro chi lascia che i quartieri vengano privati di tutto e messi in croce alla prima occasione, contrapponiamo la voglia di rispondere dal basso alle esigenze collettive, di riappropriarci insieme degli spazi e creare nuovi fronti di autorganizzazione e resistenza di quartiere. Contro un sistema che vuole i quartieri emarginati e colpevolizzati, contrapponiamo la voglia di viverle quelle strade, quelle piazze, piazzette, voglia di viverle e non di giudicarle.

Centro Sociale Liotru

Contro l’abbandono creiamo spazi sociali

Il 2 gennaio abbiamo simbolicamente occupato l’isola ecologica di via Torquato Tasso, abbandonata e mai resa funzionante, per trasformarla in un luogo di socialità.

Dopo più di un anno di occupazione del Centro Sociale Liotru, che è diventato a tutti gli effetti un laboratorio sociale, un luogo di incontro e autogestione, abbiamo ben compreso la necessità che questa città ha di spazi sociali: spazi in cui condividere bisogni e idee da cui sviluppare forme di lotta dal basso. Per questo giorno 5 gennaio12465581_1207376919290670_421548048_o quella che dal 2007 è solo un’isola ecologica abbandonata diventerà la “ZONA di libero BACCANO”, un luogo di nuovo fruibile alla città, uno spazio di socialità e di libera espressione artistica che nasce non solo per denunciare l’ennesimo progetto iniziato e mai portato a termine, ma anche per ricordare che Catania sente ancora la mancanza di spazi sociali che possano rispondere dal basso alle molteplici esigenze di questa città.

Ed è proprio così, con il recupero di uno spazio abbandonato e lasciato all’incuria, che vogliamo iniziare il nostro quinto anno di lotta.

Sono infatti passati quattro anni da quando abbiamo deciso di creare una comunità che resiste nel proprio territorio, quattro anni dalla nascita di un progetto e di una visione politica che potesse permetterci di trovare una chiave di lettura della realtà alternativa a quella che ci viene proposta e imposta.  

Quattro anno in cui abbiamo attraversato e risollevato le lotte studentesche, riportando gli studenti a riflettere su concetti come l’autoformazione, portando avanti forme di sapere slegate dalle logiche lavorative, permettendo così alla comunità studentesca di determinare la propria formazione senza sottostare a nessuna forma di profitto.

Abbiamo creato resistenze nei quartieri popolari e costruito nuovi spazi sociali, ripartendo dalle esigenze della città e cercando di creare degli spazi sociali dove grazie all’autorganizzazione, intesa come partecipazione, si possa portare avanti una lotta dal basso, che parta dai luoghi che quotidianamente viviamo.

Abbiamo dato espressione alla lotta per la casa, combattendo una battaglia tanto dura quanto reale, perché non avere un tetto sopra la testa equivale ad essere privati della propria dignità di individui, perché la casa, l’istruzione e la sanità sono dei Diritti, e i diritti negati si devono andare a riprendere.

Quattro anni di autonomia, antifascismo e autorganizzazione, quattro anni di lotta quotidiana.

Il 5 gennaio brinderemo insieme a mille di questi giorni e a mille di queste lotte

I compagni e le compagne del Centro Sociale Liotru

KAOS in Antico Corso – 14 settembre

Si apre, con l’arrivo di settembre, un nuovo anno di lotta per il Koordinamento AutOrganizzato Studentesco, un coordinamento che vede riunirsi al suo interno Collettivi di studenti medi ed universitari, e che pone le sua basi ideologiche e politiche su due pilastri: autorganizzazione ed antifascismo.

Quest’anno si prospetta, sin da adesso, un anno molto particolare per il macromondo dell’istruzione: se è vero che la “Buona Scuola” è ormai diventata legge, è anche vero che il malcontento che la prima ondata di assunzione dei docenti precari ha messo in campo crea inevitabilmente nuovi orizzonti alle nostre prospettive di lotta: anche stavolta pare evidente che le ondate di protesta che hanno accompagnato l’iter burocratico del DL Buona Scuola, tutti i torti non avevano a dire che la nuova riforma non tiene minimamente conto di quelle che sono le necessità di studenti e docenti.

La stessa scia di disinteresse segna quello che è il tavolo di discussione su “la buona università”, che mette in campo un’ulteriore impoverimento dell’insegnamento accademico, surclassando ancora il ruolo dei ricercatori, e legando con un filo ancora più stretto il mondo dell’università e quello del lavoro, ponendo sin da subito lo studente in un’ottica lavorativa, imprigionando i saperi che giornalmente facciamo nostri in una gabbia di profitto e sfruttamento, spesso e volentieri slegata totalmente da quel fantomatico lavoro che “vorremo fare da grandi”, privando lo studente della libertà di fruizione delle proprie conoscenze.

Sta a noi, studenti di oggi, dare una risposta forte e chiara a chi, seduto sulle belle poltrone di velluto rosso, sposta fondi e docenti come fossero pedine in giro per l’Italia.

Siamo più volte scesi in piazza dietro striscioni che citavano “La buona scuola siamo NOI”. Ebbene, questo sembra essere sempre più vero, giorno dopo giorno.

Siamo noi quando giornalmente viviamo i nostri spazi all’interno di scuole ed università, autogestendoli. Siamo noi quando ci auto organizziamo per sopperire a tutte quelle mancanze che ogni studente ogni giorno percepisce e che non fanno altro che diminuire la fantomatica “offerta formativa” di cui tanto si parla.

Siamo noi quando decidiamo di uscire fuori dalle mura scolastiche, e ci rendiamo conto che le grandi mancanze che ogni giorno viviamo sulle nostre spalle, non sono altro che le mancanze di un singolo “settore” della società. Ci rendiamo conto che noi, studenti le cui scuole crollano, non siamo tanto distanti da un abitante di un quartiere popolare, costretto a vivere in una dimensione in cui mancano servizi, parchi giochi per bambini, semplici spazi di socialità, né tanto meno lo siamo da una famiglia sotto sfratto, che ogni giorno resiste per poter rimanere a casa propria.

Da qui l’idea di inserire la prima Assemblea di Koordinamento all’interno dell’iniziativa del Centro Sociale Liotru “Tuttu u munnu è quatteri”, una cinque giorni di lotta in quartiere.

In un primo momento verranno portate avanti delle iniziative di lotta in tutte le scuole e le università del quartiere: troviamo infatti assurdo vivere la realtà scolastica come una cosa avulsa ed alienata dal quartiere in cui è collocata, quando invece dovremmo molto di più sentirci parte di quella che è la realtà sociale dell’Antico Corso.

E così poniamo l’accento sull’istruzione, e su come anche le scuole e le università percepiscano l’abbandono e la mancanza di servizi in quartiere.

Torneremo poi al Centro Sociale Liotru per la prima assemblea dell’anno del Koordinamento, dove discuteremo, a fronte delle due assemblee nazionali di studenti medi ed universitari, le prospettive di lotta dell’autunno che si prospetta davanti a noi.

Partecipa, autorganizzati, lotta!

Koordinamento AutOrganizzato Studentesco KAOS, il coordinamento dei Collettivi

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“Tuttu u munnu è quatteri” – 10/15 settembre

 

Nei tempi bui dell’allarme sicurezza, Catania viene tagliuzzata dal bisturi di zelanti forze dell’ordine che diffondono dei depliant per turisti nei quali sono indicati i luoghi “sicuri” di questa città, ma soprattutto quelli decisamente da evitare. Un’improbabile gincana condurrà i turisti più temerari nel ventre del sicuro centro storico, cancellando dal loro percorso e dalla mappa stessa della nostra città intere aree e molta della storia catanese. Ma mentre quest’ allarmismo delle vacanze viene strillato ai quattro venti, la nostra attenzione si concentra ancora sulla condizione strutturale di marginalità alla quale i quartieri sembrano essere ineluttabilmente destinati. Se da un lato infatti le amministrazioni adottano quel metodo sempreverde di “nascondere la polvere sotto il tappeto” e strizzano l’occhio alle forze dell’ordine, dall’altra appare sempre più evidente che i quartieri esprimano problematiche ed esigenze specifiche non silenziabili.

Noi dalla nostra parte scegliamo di vivere il quartiere senza appellarci a pozioni magiche ma con la piena consapevolezza che la partita in gioco nei quartieri è la partita in gioco della città tutta intera, dai suoi “confini” alle poltrone dei suoi palazzi. Quasi un anno è passato dall’occupazione del Centro Sociale Liotru nel quartiere popolare Antico Corso. Mesi densi di iniziative quotidiane, dal semplice volantinaggio al doposcuola popolare, dalle feste in quartiere fino alle presentazioni di libri, all’attivazione di uno sportello contro gli sfratti e all’Arena estiva in una delle piazze principali del quartiere. Il Centro Sociale Liotru in meno di un anno è riuscito nell’ intento di affacciarsi alla realtà dell’Antico Corso e lo ha fatto, come sempre, dal basso, allacciando rapporti con gli abitanti del quartiere: dai commercianti della zona alle le famiglie e gli studenti, dai più piccoli ai più grandi.


Durante l’ultima iniziativa, l’Arena all’antico corso, svoltasi nella piazzetta dei miracoli con la collaborazione del chiosco, storico punto aggregativo nel quartiere, nasce l’idea di una 5giorni che sapesse miscelare bene la voglia di opporsi ad un sistema che opprime e produce sfruttamento in un mix di festa e conflitto. E’ così che nasce “Tuttu u munnu è quatteri: fare comunità per rispondere alle necessità”. Cinque giorni di iniziative, dal 10 al 14 settembre, organizzate dal Centro Sociale per e con il quartiere e la città.

Nel momento in cui l’amministrazione decide di ignorare un’ ampia e popolosa fetta di città, abbiamo deciso di puntarvi addosso i riflettori, contrapponendo all’incuria e alla negligenza, alla chiusura di scuole, alla negazione di spazi di aggregazione, socialità e sport la pratica della riappropriazione collettiva, nella sicurezza che è proprio dentro i quartieri popolari che si vive lo spazio della lotta. Il tasso di povertà cresce senza sosta, gli sfratti per morosità dilagano, i tagli e la progressiva privatizzazione dell’istruzione pubblica sono ormai una costante, molti servizi basilari sono ormai inesistenti. In una Catania dove bruciano i campi rom, dove i soldi si trovano solo in campagna elettorale, per progetti speculativi o per l’acquisto di nuovi mezzi alle forze dell’ordine, in una Catania in cui le amministrazioni di destra e sinistra si sono sempre riconfermate incapaci, distanti e colluse a micro e macro criminalità: sentiamo il bisogno di coltivare dal basso esperienze aggregative di lotta, di autorganizzazione, di socialità, per costruire insieme, in comunità, la risposta a quelle che sono le nostre necessità di prim’ordine. Nei quartieri popolari, nelle università, nelle scuole, nelle strade e nelle piazze, costruiamo pezzo dopo pezzo un’ opposizione reale alla politica istituzionale, che si rivela ogni giorno più incapace e parassita ed al sistema di sfruttamento che il capitalismo impone.

Quello di cui abbiamo bisogno ce lo prendiamo da soli, collettivamente.

E’ dunque in questa cornice che si inserisce “Tuttu u munnu è quatteri” all’Antico Corso: cinque giornate che vogliono riportare il conflitto, l’autogestione e la voglia di fare comunità per le strade dell’ Antico Corso.

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