Se è vero che la politica dal basso deve partire dalle esigenze reali, è pure vero che, per chi vive il Sud, parlare di “emigrazione” è più che mai necessario. Basta un solo dato, un solo numero per capire la portata del flusso migratorio che, negli ultimi anni, ha visto giovani e non, studenti e disoccupati, fare le valigie e partire. Ci riferiamo all’ultimo rapporto Svimez 2014 sull’economia del mezzogiorno che registra, negli ultimi venti anni, circa 2.3 milioni di persone emigrate dal Sud al Centro-Nord.
Nei mesi passati il tema ci si è riproposto davanti più volte. L’ultima volta, a dicembre scorso, in un incontro regionale titolato “Dalle città a Niscemi, da Niscemi alle città” avevamo avuto modo di confrontarci con altre compagne e compagni sull’importanza della politica dal basso nel territorio e sull’impatto negativo dell’emigrazione per lo stesso territorio. L’abbandono delle proprie città e dei propri paesi da parte di tante persone, ormai di età molto diverse, è una grana con cui il Sud Italia tutto fa i conti, ma su cui ci si è interrogati davvero poco in maniera produttiva, almeno non in un momento comune di incontro. Eppure i numeri della gente che emigra aumentano.
Se da un lato la politica istituzionale ha solo marginalmente, e in maniera fallimentare, toccato la tematica, chi come noi resta fuori dai palazzi del potere non può non porsi delle domande sul tema. Domande che non hanno ancora trovato risposta ma che hanno fatto crescere in noi la volontà di capire meglio e analizzare il cuore della questione. A questo punto, le statistiche, le semplici percentuali in relazione a diversi periodi storici non sono stati più sufficienti. Abbiamo quindi voluto iniziare un percorso di conricerca a livello regionale, che possa analizzare la relazione tra la militanza politica e le scelte di emigrazione e non-emigrazione.
I focus di questo esperimento sono fondamentalmente tre. Prima indagare la relazione tra la militanza politica di tante compagne e tanti compagni di tutta la regione e le loro opinioni sull’emigrazione e il rimanere in Sicilia. In secondo luogo, confrontare questi risultati con le opinioni e le scelte di chi forse non è molto attivo politicamente o magari ha un senso di appartenenza politica minore. Infine, arrivare a chi, seppur militante attivo in collettivi studenteschi, comitati territoriali o centri sociali, ha comunque deciso di partire, di andar via dalla propria terra.
Il primo step di questa conricerca riguarda strettamente “noi”, militanti e attivisti, coloro i quali spesso danno per scontato che per chi ogni giorno si attiva sul proprio territorio è automatico non solo vedere l’emigrazione come un male ma anche non prendere l’emigrazione come possibilità. Da Catania a Palermo, passando per Niscemi e Messina e molte altre città di tutta l’isola, da circa un mese la nostra conricerca è passata di città in città per raccogliere le esperienze e le “voci” di realtà diverse.
Ci sembra essere arrivato il momento di incontrarsi in un primo momento di confronto sul primo dei tre step della conricerca, che senza dei momenti di analisi comune e confronto perderebbe certamente il suo senso.
Domenica 24 maggio quindi dedicheremo un’intera giornata a questo tema e non solo. Infatti, per l’occasione, nella stessa giornata si terrà un incontro di studenti provenienti da diverse città del Sud. Studenti questi che, incontratisi in altre occasioni, hanno sentito l’esigenza di confrontarsi su alcuni temi come studentesse e studenti meridionali, consci che tematiche attuali (dalla buona scuola, all’emergenza abitativa) hanno al Sud un impatto sociale spesso diverso che nel resto d’Italia.
La giornata del 24 maggio vuole essere un punto di partenza per esprimere un comune #IoResto, affinché, seppur nelle diversità, si riparli ancora dell’importanza di essere e fare territorio.