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Il TAR boccia il MUOS – vittoria sì, vittoria no?

47497_10151245356037139_161058582_nRicordiamo bene la cronaca dei fatti, non tanto per aver letta sui giornali ma perché, come molti altri, l’abbiamo vissuta direttamente.

A marzo 2013 la Regione decide di revocare le autorizzazioni ai lavori al cantiere MUOS in Contrada Ulmo. A seguito di questa decisione molto netta, il governo di allora “apre” una sorta di tavolo, in cui si stabilisce che si sarebbero dovuti condurre degli accertamenti in merito all’inquinamento elettromagnetico del MUOS e alle ripercussioni sulla salute umana. Se, da tali studi, si fosse stabilito che il MUOS non danneggia la salute dei cittadini che vi abitano intorno i lavori assolutamente sarebbero dovuti continuare. Arriviamo così a luglio 2013, mese in cui escono le prime indiscrezioni sul documento finale dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS – organo preposto a “studiare” il caso di Niscemi), il quale sembra credere che il MUOS, di per sé, non faccia male alla salute umana. Senza nemmeno indugiare un attimo (forse senza nemmeno leggere tutta la relazione dell’ISS), Crocetta nello stesso mese di luglio “revoca la revoca”, e dunque permette che i lavori al cantiere MUOS continuino (anche se, di fatto, non si erano mai fermati).

Avevamo detto fin da subito che quella relazione non era affidabile, poiché l’ISS è di fatto un organo governativo e dunque non super partes. Molti attendibili scienziati hanno confermato l’invalidità della relazione dell’ISS, in quanto i dati a disposizione sono troppo imprecisi, scarsi. Lo stesso ISS in effetti ammette nella relazione finale che, in realtà, è molto difficile affermare con sicurezza che le onde elettromagnetiche non possono danneggiare la salute umana (come fare dunque certe affermazioni riguardo il MUOS?!).

Avevamo detto fin da subito che non ci fidavamo, che non potevano bastare le parole dell’ISS, che comunque il MUOS e la base non la volevamo in ogni caso. Invece i lavori sono andati avanti, adesso sono finiti e addirittura sono stati lanciati altri satelliti in orbita, ciliegina sulla torta del sistema MUOS.

Di ieri la notizia che il TAR di Palermo ha accolto il ricorso presentato mesi e mesi fa dal Comune di Niscemi e da parte del movimento, ricorso che indicava come inaffidabile il rapporto dell’ISS e che dunque riteneva sbagliato il ripristino delle autorizzazioni da parte di Crocetta. Dopo mesi, oggi il TAR da ragione a quella parte di movimento e al Comune di Niscemi, riconoscendo quel rapporto come poco approfondito, superficiale e basato su dati incerti.

Cosa accadrà adesso è difficile dirlo.

Per quanto da ieri si stia esultando per questo risultato, non possiamo non ricordare come in realtà questa sentenza arrivi un po’ tardi, dopo molti rinvii. È certamente un risultato non da poco, ma non doveva essere un tribunale a dirci che abbiamo sempre, e da sempre, avuto ragione. È certamente una delle tante conferme che, negli anni, abbiamo e continuiamo a ricevere rispetto al fatto che abbiamo ragione a non volere il MUOS a Niscemi.

Senza voler fare i guastafeste di turno, per nessuno, sorridiamo alla sentenza ma vogliamo ricordare, prima a noi, poi agli altri, che l’opposizione al MUOS da molto tempo ormai non è più solo legata a motivi riguardanti la salute del territorio e delle persone, ma anche ad un forte sentimento antimilitarista e da una forte rivendicazione di autodeterminazione di un popolo, che non vuole solo più subire delle decisioni, ma prenderle.

Di certo quella di ieri è una bella soddisfazione, ma l’unica vera vittoria sarebbe quella di non avere più quella base in Contrada Ulmo.

Di strada quindi ce n’è ancora molta da fare.

Non c’è condanna per chi lotta!

Abbiamo tutti in mente, vivide, le immagini della Libera Repubblica della Maddalena. Un’esperienza di resistenza e riappropriazione dal basso, di vita e politica comune che difficilmente si può dimenticare.

indexOltre a quel mese e più d’esperienza comune, ricordiamo bene anche la repressione, violenta e indiscriminata che abbiamo dovuto subire, per ben due volte due volte. Il 27 giugno 2011 prima, durante lo sgombero della Libera Repubblica, e il 3 luglio 2011, durante il corteo comune che ha attraversato la valle. Ruspe e idranti prima, manganelli e lacrimogeni dopo.

Inutile ripetere ciò che è stato, raccontare ancora la cronaca di quello sgombero, la cronaca di quella manifestazione. Inutile ripeterlo perché tanto è stato detto e tanto è stato raccontato. Per quanto ci riguarda, basta il ricordo dei polmoni pieni di gas CS e le teste spaccate di molte e molti dai manganelli; le tende divelte e i bracci meccanici che si muovono, incuranti, sopra le teste di esseri umani.

1010284_523910820992258_1239699386_nIn questi ultimi mesi quelle giornate hanno rivissuto però, attraverso le immagini e i racconti, nella ormai tristemente nota aula bunker delle Vallette di Torino. 53 imputati in tutto sotto processo per reati come violenza e minaccia a pubblici ufficiali, attraverso lancio di pietre, bombe carta e razzi di segnalazione, oggetti contundenti; il tutto accompagnato da diverse aggravanti e una narrazione generale che parla, ancora una volta, di gruppi organizzati quasi militarmente.

53 imputati, dicevamo, per cui le pene richieste dai PM erano davvero spropositate, ingiustificate, ingiuste.

Ieri la sentenza di primo grado.

Su 53 imputati, 47 condannati e 6 assolti. In tutto, le pene per i compagni e le compagne raggiungono i 140 anni di carcere complessivi, e più di un centinaio di migliaia di euro di risarcimento. Per alcuni compagni, la condanna ha superato la richiesta fatta dai PM (come nel caso di Elena, David, Giuseppe, Gianluca e molti altri).

In un momento in cui l’impianto accusatorio dei PM nei confronti dei compagni accusati di terrorismo è miseramente caduto; in un momento in cui è palese che avevamo ragione, che il TAV è inutile e adesso non ci sono più nemmeno i soldi per farlo, questa notizia suona dissonante, stonata. O forse guidata da ragioni che poco hanno a che vedere con la legge e la razionalità. Con la giustizia.

I compagni valligiani parlano di “vendetta di Stato”, e noi non possiamo che essere d’accordo.

Vendetta che si scaglia sotto forma di repressione giudiziaria su un grande movimento che in tanti anni di resistenza ha dimostrato e insegnato tanto.

Dal canto nostro, abbiamo imparato tanto dal movimento No Tav e in Val di Susa ci siamo sempre sentiti a casa. Non possiamo che esprimere la più grande solidarietà verso i condannati e stringerci attorno a tutte e tutti, anche se virtualmente.

Insieme al movimento abbiamo vissuto grandi momenti di resistenza collettiva.

Ancora non è finita, ancora dobbiamo reggere, insieme.

Si riparte quindi, senza alcun rimorso.

A sarà dura!

Nuova ondata di denunce per il Movimento NOMUOS

FrancescoDamore_MG_0096In tutta la Sicilia, una nuova ondata di decine e decine di denunce sta colpendo gli attivisti No MUOS. Questa volta per i fatti del 9 agosto 2014 quando, per la seconda volta, i No Muos e gli antimilitaristi di tutta la Sicilia e di tutta l’italia, dopo avere sfilato in corteo contro la base di Contrada Ulmo, hanno tagliato le reti e sono entrati ad occuparla simbolicamente e a dare solidarietà agli attivisti che il 7 agosto erano saliti sulle antenne per bloccarne la mortifera funzione. Ancora una volta, la repressione si accanisce contro chi lotta per difendere pace, salute, territorio e sovranità della propria terra, tra la collusione imperante nei politici e l’opera di propaganda architettata dalle istituzioni che cercano di nascondere e ridurre la pericolosità del MUOS e delle 46 antenne della base NRTF di Niscemi. Il fine delle ultime denunce è sempre il tentativo maldestro di colpire, isolare e scoraggiare singoli attivisti, comitati e movimenti che non vogliono abbandonare la mobilitazione e continuano a impegnarsi a vari livelli per diffondere la giusta informazione sul MUOS, aggregare e compiere azioni di disturbo contro chi esporta guerra e avvelena l’ambiente. Pensano, ingenuamente, colpendo un centinaio di attivisti, di intimidire la massa di persone che in tutta la Sicilia e l’Italia oramai lotta contro le basi e l’inquinamento elettromagnetico che esse producono. Noi rivendichiamo il valore di quella giornata e di quelle azioni e rivendichiamo le pratiche messe in campo durante il campeggio No Muos. Una simile operazione repressiva stride con i proclami di libertà e di democrazia ascoltati in questi giorni, dopo i drammatici fatti di Parigi, da chi lavora, a livello Europeo e globale in realtà, per produrre atti di guerra continui, per supportare i quali è stata costruita la base del Muos e decine di altre in tutta l’Europa e l’Italia: un’altra grande e innegabile prova di come l’ipocrisia dei poteri dominanti si accanisca contro le istanze di vera libertà, giustizia e sostegno alle resistenze dei popoli, in particolare kurdo e palestinese.

Movimento e Comitati No MUOS non si lasciano intimorire e continuano a mobilitarsi contro la presenza della base NRTF e del MUOS, contro l’elettromagnetismo e contro la guerra. Restiamo vigili, in particolare in questi giorni, nei quali si attende la sentenza del TAR che dovrà esprimersi entro breve tempo sui ricorsi presentati contro la base e ribadiamo che non accetteremo esiti che autorizzino o avallino in alcun modo la legittimità di questa enorme opera di morte.

 da www.nomuos.info

Annullati 15 divieti di dimora ai NoMUOS

1148882_10152153583179569_35074868_nErano arrivati a ventinove attivisti e attiviste No MUOS, proprio prima del campeggio di lotta estivo al Presidio Permanente e della manifestazione del 9 agosto. Lo abbiamo da subito letto come un chiaro atto intimidatorio nei confronti del movimento tutto, soprattutto in vista della manifestazione del 9 agosto. Volevano smorzare gli animi, diminuire la partecipazione sia al campeggio che alla manifestazione… ma non ce l’hanno fatta. Non solo il campeggio è stato partecipato da moltissime persone, provenienti da tutta Italia, ma il 9 agosto siamo rientrati in base, con un’enorme bandiera palestinese. Fin da subito non abbiamo accettato questo atto di repressione, e il 9 agosto non solo quei divieti sono stati violati ma li abbiamo bruciati, tutte e tutti insieme, perché non possono essere delle carte a fermare la determinazione di un movimento.

Ieri arriva la conferma che avevamo ragione, che quei pezzi di carta erano illegittimi, che nessuno, compreso un giudice, poteva dirci dove poter andare o non andare. Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta ha infatti annullato l’odinanza di divieto di dimora per 15 compagni. In attesa che anche il resto del gruppo venga “liberato”, non possiamo non gioire per questo risultato.

Che questa esperienza sia da monito per il braccio repressivo dello stato: continuate pure a riempirci di carte, firmate divieti di dimora… continueremo comunque ad andare dove ci pare, a lottare per i nostri diritti, con ogni mezzo.