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La Sovrintendenza bussa, il Collettivo Aleph risponde: “Occupato!”

Abbiamo avuto l’occasione di leggere le dichiarazioni dell’Architetto Caffo, venuta recentemente in visita presso il C.S.O. Ex Collegio. L’Architetto parla di una nostra “domanda” di spazi di aggregazione che secondo lei andrebbe rivolta al Comune: ma l’occupazione non è una “domanda di spazi di aggregazione”, bensì una risposta diretta e dal basso alla loro mancanza. Data la gestione innegabilmente criminale della struttura dell’Ex Collegio, che, se non da parte della dott.ssa Caffo appena arrivata, sicuramente perpetrata dai suoi omologhi predecessori, non abbiamo affatto sbagliato referente. Se vogliamo parlare di tempi sbagliati invece, sicuramente non sono i nostri, visto che i finanziamenti di cui si parla sono pronti dal ‘98 e che la scuola è stata sfrattata nel 2009. Se, come dice la Caffo, il progetto di messa in sicurezza è stato approvato nel 2003, a struttura chiusa si sono avuti a disposizione più di quattro anni. Probabilmente negli uffici della Sovrintendenza mancano i calendari…

In questi quattro anni non c’è stato neanche il minimo interessamento da parte di qualsivoglia ente pubblico: se la struttura fosse stata davvero ritenuta importante così come afferma adesso la Sovrintendenza, si sarebbe dovuto provvedere a sorvegliare l’edificio, impedendo le frequenti “scorribande” di ragazzini all’interno. Ci chiediamo: perché le imprese di cui parla l’Architetto Caffo non sono entrate a visionare i locali in questi 1460 e più giorni di totale incuria? Ci chiediamo se le sue affermazioni non siano puramente strumentali a far ritornare l’ex Collegio dei Gesuiti nel suo precedente stato di abbandono. Tuttavia, come abbiamo più volte affermato anche allo stesso Architetto Caffo, l’occupazione non impedirà alle eventuali imprese interessate di prendere visione dei luoghi. Questo lo garantiamo: lo dimostra il fatto che la Sovrintendente e i dipendenti della Biblioteca Regionale siano stati fatti entrare in tutta libertà e nel massimo rispetto. Di conseguenza, non capiamo in che modo l’occupazione possa impedire l’avanzamento del presunto processo che porterebbe all’inizio effettivo dei lavori.

Invitiamo inoltre la città intera a verificare le condizioni di agibilità della parte occupata e a decidere se l’inagibilità sia reale e tangibile oppure se è l’ennesima scusa per tenere chiuso un luogo pubblico, o la mossa tattica – come fortemente sospettiamo – per costringere l’Istituto d’Arte, dopo anni di scontri e resistenze, a lasciare l’immobile alla Regione che aveva e ha ancora l’interesse a riunire all’interno dell’ex Collegio la Biblioteca Regionale: se così non fosse, e se la struttura è veramente pericolante e rischiosa come viene detto, come giustificare l’ingresso dal portone di via Gesuiti di personale della Biblioteca senza alcuna protezione di sorta? Come è stato possibile che si sia messa a rischio l’incolumità di alcuni lavoratori?

DSCN8920 Non ci può essere chiesta fiducia in base alle dichiarazioni e alle “buone intenzioni”, perché quattro anni di abbandono dell’ex Collegio dei Gesuiti, facente parte del Patrimonio UNESCO, pesano più di mille parole. Gli atteggiamenti in questi anni di tutti gli enti a cui la Sovrintendenza vorrebbe che ci rivolgessimo, non possono che farci rimanere diffidenti nei confronti di quelle istituzioni che si sono confermate parti integranti e colpevoli del “Sistema dello spreco”. Come più volte abbiamo dichiarato, non lasceremo l’ex Collegio prima di aver visto l’inizio dei lavori che consentiranno l’apertura alla città di questo edificio. Fino a quel momento, l’Ex Collegio sarà per noi un centro sociale occupato.

CSO EX COLLEGIO: prime valutazioni

 

A pochi giorni dall’occupazione sentiamo l’esigenza di enfatizzare alcuni punti.

 

Siamo occupanti del CSO Ex Collegio da più di tre giorni ormai. Le nostre giornate si sviluppano tra i lavori di pulizia e l’organizzazione delle attività, tra le fatiche dei lavori di manutenzione e le risa dei momenti di aggregazione, tra assemblee e chiacchierate informali. In questi tre giorni abbiamo incontrato tante persone, vecchi amici e nuovi attratti da quest’avventura, pronti a rimboccarsi le maniche, a comprare e mangiare un panino per autofinanziare il CSO oppure semplicemente a portare la colazione o un caffè la mattina.

 

Abbiamo anche ricevuto la visita di chi pretende la nostra uscita dall’edificio perché inagibile o perché, a loro dire, interrompiamo un “servizio pubblico”. Ciò a cui si riferiscono è infatti un deposito della Biblioteca Regionale che, a causa della nostra presenza, dicono non possa essere utilizzato. La verità è che, qualora dovesse essere utilizzato, tale deposito sarebbe assolutamente accessibile dai funzionari, che di certo non troverebbero da parte nostra nessun impedimento.

 

DSCN8920La domanda che sorge spontanea, però, è un’altra. Questo edificio è inagibile PER CHI? Perché sembra che i criteri di agibilità cambino a seconda dei soggetti coinvolti. L’ex Collegio risulta inagibile per l’Istituto d’Arte, buttato fuori in un baleno nel 2009; è inagibile per noi, occupanti dell’edificio; non sembra esserlo per la Biblioteca Regionale che mantiene un suo deposito all’interno a cui hanno accesso i propri funzionari. Questa domanda vorremmo rivolgerla a chi sarebbe in grado di darci delle risposte. Nei palazzi istituzionali di Soprintendenza, Regione e compagnia bella tutto tace. Eppure ci piacerebbe sentire le loro giustificazioni davanti al fatto che, data l’inagibilità che ha svuotato una volta l’edificio nel 2009 e che dovrebbe giustificare una nostra uscita immediata, dei funzionari regionali sono obbligati ad entrare dentro lo stesso edificio dichiarato inagibile, senza nessun tipo di tutela o garanzia rispetto la loro incolumità.

 

Ma le contraddizioni che sentiamo aleggiare sull’Ex Collegio non sono finite.

 

Fin da subito abbiamo dichiarato che qualora i lavori di messa in sicurezza dovessero partire, per cui “usciamo noi per fare entrare subito dopo gli operai”, noi saremmo stati ben disposti ad andare via dall’edificio. Le notizie che circolano però circa le intenzioni, una volta rimesso in sicurezza, di dare una parte dell’Ex Collegio (la terza corte parrebbe) a delle  imprese private ci inquietano non poco. Infatti, perché tollerare che un edificio pubblico, messo in sicurezza con soldi pubblici, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, venga dato, seppure in parte, in mano a imprese private? Perché perpetrare quella che sembra ormai una prassi a Catania, ovvero la fruizione di spazi pubblici necessariamente filtrata dal privato (come Piazza Lincoln o Piazza Europa)? Anche in questo caso, vorremmo sentire la posizione di chi ha delle responsabilità in merito.

Nonostante l’assenza di tali dichiarazioni, nonostante i nostri dubbi irrisolti, nonostante il tentativo di portare il discorso su un piano diverso, noi continuiamo ad occupare l’Ex Collegio, a fare le nostre attività, a pensarne di altre.

 

Da mercoledì 26 novembre aula studio attiva dalle ore 18.00 alle ore 24.00

Ogni mercoledì assemblea di gestione e politica del Collettivo Aleph alle ore 20.00

Giovedì 27 novembre assemblea generale di presentazione alle ore 19.00; a seguire djset.

 

Vi aspettiamo al CSO EX COLLEGIO

via Gesuiti, 1 (traversa di via Crociferi)

 

EX COLLEGIO DEI GESUITI OCCUPATO!

 

Oggi il Collettivo Aleph ha riaperto e occupato la struttura che in passato ospitava l’istituto d’Arte, rendendo di nuovo fruibile un edificio storico dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco ma al centro di veri e propri scandali legati alla sua gestione da parte della politica dei palazzi.

L’Ex Collegio dei Gesuiti è un edificio settecentesco monumentale che si affaccia su via dei Crociferi, anch’essa parte del centro storico della città, dichiarato patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Di proprietà della Regione Sicilia, dal 1968 al 2009 ha ospitato l’Istituto d’Arte, in seguito malamente “sfrattato” per ordine dell’ex sovrintendente ai beni culturali Gesualdo Campo, funzionario-sceriffo adesso condannato in via definitiva per danno erariale in seguito ad alcuni finanziamenti irregolari ad un ente di formazione.

Una storia di sprechi: una denuncia pubblica del Collettivo Aleph

La provincia di Catania, su cui cadeva la responsabilità dell’Istituto, prima del suo trasferimento a Nesima pagava 80mila euro d’affitto al mese ad un ente privato per la sua sede temporanea. In seguito, per adeguare la sede definitiva (fuori dal centro cittadino e dalle sue bellezze che meglio si addicono ad un luogo dove si dovrebbe studiare l’arte) la Provincia ha speso 700 mila euro. Tutto ciò per uno sfratto “d’urgenza” ordinato dall’Ex sovrintendente Campo che di certo non ha brillato per onestà, data la sistemazione “parentopoliana” di moglie e figlia a cariche pubbliche e con stipendi maggiorati a carico dei cittadini.

Campo è lo stesso che, con la complicità di Comune e Questura, tolse nel 2009 alla città il c.p.o. Experia, con la stessa motivazione dell’Istituto (pericolo di crollo) e con la ridicola promessa di riutilizzo. Ad oggi, questi posti sono abbandonati al degrado e lasciati all’incuria. Nel 1998 la Protezione Civile stanziò l’equivalente di 5 milioni di euro per la messa in sicurezza dell’Ex Collegio, soldi che non sono stati mai utilizzati e che probabilmente sono già spariti in uno dei tanti “buchi neri” dell’amministrazione pubblica italiana.

Nel dicembre 2011, a due anni dal traumatico sfratto, il Comune dichiarò che i lavori di restauro sarebbero partiti a gennaio 2012. Eppure quest’edificio monumentale, ad oggi, rimane chiuso e privo di qualsiasi intervento.

Con la scusa del pericolo di crollo, in questi anni tanti politicanti da strapazzo hanno fatto carriera. Eppure, come scrive lo stesso Istituto d’Arte sul proprio sito, «la struttura presenta le condizioni di decadimento che si rilevano in tutti gli edifici del centro storico. Si chiuda e si sgomberi il centro storico di Catania! Si chiudano e si sgomberino le scuole e gli uffici ospitati negli edifici del centro storico di Catania!»

Il pressante bisogno di spazi

A Catania le piazze vengono smantellate per essere cementificate e regalate a imprese private, per diventare cartelloni pubblicitari. Oppure sono totalmente abbandonate al degrado. Nel centro storico della città non vi sono più luoghi “liberi” e “gratuiti” nei quali ascoltare musica, assistere ad eventi culturali, scambiare idee e progetti o più semplicemente passare del tempo in modo qualitativamente accettabile. Noi crediamo in quella socialità vera, senza filtri, senza interessi, che porta alla costruzione di comunità solide, solidali e attive. Noi crediamo che i vuoti di una città debbano essere riempiti da esperienze di condivisione di spazi, bisogni e ideali. Crediamo che questi spazi debbano rimanere fuori dal circuito del Business. Proprio in merito all’ex Collegio, crediamo che questo luogo abbia enormi potenzialità, colpevolmente non sviluppate e sfruttate. Non si può permettere che un posto del genere rimanga chiuso, perché crediamo che esso si sviluppi al centro di un’area viva e attiva, formata da studenti, turisti e abitanti che hanno dato vita ad un quartiere multiculturale.P1040371

 

 

In cosa vogliamo trasformare l’ex Collegio dei Gesuiti

Vogliamo che l’ex Collegio diventi un nuovo spazio autogestito fuori dalle logiche del commercio, dove sia possibile esprimere il proprio bisogno di aggregazione, creatività e libertà tramite la condivisione di idee e sapere, senza l’oppressione della politica mangereccia dei palazzi (che quando non ruba, fallisce). Uno spazio che a Catania manca e di cui se ne sente enormemente il bisogno. Questo spazio occupato, che da un lato vuole denunciare e gridare a squarciagola i soprusi e il “furto” perpetrato dai soliti enti mangiasoldi, dall’altro vuole essere un luogo di rinascita, aggregazione e lotta che parte dal basso.

Vogliamo dare nuova vita a questo spazio, colpevolmente abbandonato, con workshop di condivisione del sapere, con laboratori artistici nei quali poter esprimere liberamente la propria creatività, con la realizzazione di un doposcuola, di una palestra popolare, di un’aula studio aperta fino a tardi, di una biblioteca e di una sala proiezioni. Vogliamo che questo spazio diventi un luogo di condivisione del tempo, che ognuno di noi metterà a disposizione della collettività più precisamente con il progetto della “Banca del Tempo”, ovvero lo scambio libero e gratuito di competenze come diffusione di una forma di economia alternativa non incentrata sul denaro ma sulla condivisione.

Pensiamo che contro il degrado in continuo aumento di una città come Catania la risposta non può arrivare dalle amministrazioni, bensì da uno sforzo collettivo, che parta dal coraggio dei singoli di mettersi in gioco.

Prossimi appuntamenti al Centro Sociale Occupato Ex Collegio

Via Gesuiti, Catania:

 

 

  • Sabato 23 novembre, tutta la giornata: pulizia e riqualificazione dell’edificio

  • Sabato 23 novembre, ore 17:00: assemblea di gestione

  • Domenica 24 novembre, tutta la giornata: pulizia e riqualificazione dell’edificio

  • Domenica 24 novembre, ore 18:30: aperitivo di autofinanziamento

  • Ogni mercoledì alle 20:00: assemblea politica e di gestione del Collettivo Aleph

 

 

 

 

LE LOTTE NON SI PROCESSANO!

Già da tempo si è aperta una stagione repressiva intensa per alcuni compagni e compagne catanesi. A partire dalle manganellate di quattro anni fa davanti al portone del CPO Experia da parte di polizia & co ad oggi. Denunce, segnalazioni, identificazioni, fogli e foglietti per occupazioni, presidi, blocchi stradali e “invasioni” di basi militari, finanche per  cortei o presidi “non comunicati” in questura.
Dall’intimidazione pura e semplice di fogli e fogliettini, per la macchina repressiva il passo spesso è breve per arrivare a rinviare a giudizio i militanti che combattono e non intendono piegarsi ad essa. Questo è il caso di otto di noi, che a giorni entreranno in un aula di tribunale a quattro anni esatti dello sgombero del CPO Experia per inesistenti reati commessi durante quella notte.
Ricordiamo bene la notte e l’alba di quattro di anni fa, così come ricordiamo bene ogni volta che abbiamo deciso di scendere in piazza, fare un corteo e deviarne il percorso, occupare uno spazio abbandonato o contrastare fisicamente un’opera inutile e devastante.
Ricordiamo bene i motivi per cui spesso abbiamo usato pratiche tante volte considerate illegali da un codice di origine fascista e applicate da zelanti funzionari dello Stato, per altre volte e per altre cose troppo spesso completamente e colpevolmente assente.  
,  portate avanti vivendo strade e quartieri, attraversando vite e riempiendo l’aria con i nostri slogan. Ricordiamo tutto questo e lo rivendichiamo come atto politico.
Mercoledì 30 ottobre si apre la stagione dei tribunali per alcuni di noi. Che si tratti di un centro popolare, che si tratti di famiglie senza casa, che si tratti di contrastare la militarizzazione della Sicilia, per noi nessuna lotta va processata, in nessun tribunale da nessun giudice.
Allo stesso tempo però,  più verremo perseguitati  e più avremo conferma di essere sulla strada giusta: la strada che dà fastidio al Sistema.
A ogni denuncia recapitata ci stringeremo attorno alle nostre compagne e ai nostri compagni. A ogni processo saremo presenti fuori dai tribunali a portare il nostro sostegno. Mai finiremo di scendere per strada, presidiare, occupare e contrastare.
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LE LOTTE DELLE COMPAGNE E DEI COMPAGNI NON SI PROCESSANO!
Solidali e complici, sempre e per sempre!