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L’ Università della Valle

Può sembrare un’assurdità paragonare la Val Susa all’ università, o ancora si può pensare che ci si riferisca alle fantasiose dichiarazioni di politici e giornalisti che in questi mesi hanno definito il campeggio di Chiomonte come “campo di addestramento paramilitare”, “sede dell’ eversione” e così via.

Niente di tutto questo, noi facciamo riferimento a quell’ idea di università vera, collettiva, profonda, libera e  spontanea.
Spontanea, perchè nasce dalla voglia di mettersi in gioco, dalla ricerca di significati altri da quelli che banalmente riceviamo quotidianamente, da gesti semplici ed impulsivi ad altri complessi e meditati, come la battitura delle reti da parte di una bimba di 2 anni(con tanto di agenti in tenuta antisommossa evidentemente spaventati dalla pericolosa black block) o l’occupazione della sede di equitalia simbolo dell’impatto della crisi sulle vite di ognuno di noi.
Libera, perchè aperta a tutti, senza numeri chiusi o test d’ingresso, senza obbligo di frequenza o spazi separati per classi o per categorie, tutti si sta insieme, si mangia, si discute, ci si documenta, si decide insieme, ma soprattutto “si parte e si torna insieme” ad ogni azione contro la Tav e il cantiere.
Profonda, perchè profonde sono le lezioni di vita che impari giorno dopo giorno, profondi sono i rapporti che si creano tra tutti, anche i più fugaci, con persone di ogni parte d’ Italia e d’ Europa, profondi sono i temi che vengono trattati, snocciolati, discussi, appresi (debito, crisi, rete e social media, beni comuni e spazi sociali e tanto altro).
Collettiva, perchè mai individuale, sempre basata sul confronto, mai gerarchica e sempre scandita dalla condivisione, ininterrotta, delle esperienze e conoscenze personali in un qualsiasi campo (dai trucchi in cucina delle signore della Valle ai consigli dei giovani su come impostare un’articolo su internet).
Vera, perchè questa è l’università che vorremmo.

Non ci resta che ripetere, non come pappagalli ma con fermezza e convinzione, la nostra richiesta, il nostro imperativo: Val Susa in ogni città!

“Ma come ti viene in mente di andare in Val Susa?!”

Ognuno ha le proprie curiosità, i propri personaggi a cui portar rispetto e le proprie squadre del cuore da tifare. Capita che a vent’anni ti accolli qualcosa di molto simile ad un “viaggio della speranza”, cambiando due o tre mezzi, per andare a vedere l’unico concerto in Italia di una band che ami. È anche possibile che, a vent’anni, spendi tutti i tuoi risparmi per comprare un abbonamento allo stadio e per nulla al mondo ti perderesti una partita.
Può anche capitare che, a vent’anni, in una città come Catania, non perderesti per nulla al mondo un corteo o un’assemblea in piazza e ti accolli qualcosa di molto simile ad un “viaggio della speranza” per arrivare in Val Susa e partecipare ad un campeggio che molti etichettano come “abusivo”. Spesso parlare di autogestione e aggregazione dal basso a Catania è difficile e qualche volta qualcuno mi ha detto che “Catania è una delle città più difficili in cui far politica: dobbiamo dirci bravi solo per il fatto di volerci provare”. Nasci e cresci politicamente in un terreno che apparentemente è poco fertile, ogni piccola vittoria diventa una grande conquista e sperimenti sulla tua pelle il valore di compagne e compagni fidati, con cui condividi gran parte dei tuoi pensieri e gran parte del tuo tempo. Tante cose possono abbatterti, tante volte pensi “ma chi me lo ha fatto fare?!” e ti sfiora il pensiero di mollare e arrenderti. Poi però arriva una parola detta nel modo giusto e al momento giusto, un articolo che racconta di come quelli che sono anche i tuoi metodi, in qualche altra parte del mondo, hanno funzionato e quindi ricominci, come se nulla fosse, sulla strada comune che stai costruendo insieme ad altri.
Se decidi, quindi, di partire da Catania con una tenda e andare in Valle è per tutte quelle volte che hai gioito a vedere un serpentone umano camminare per i sentieri di montagna, le reti tagliate, e a sentire la determinazione di gente di tutte le età nell’urlare “NO TAV!”; è per tutte quelle volte che ti sei incazzato nel vedere una valle militarizzata, la repressione ingiustificata di chi non vuol sentir ragioni e sentire un peso allo stomaco per chi è finito in carcere o in ospedale. È per questo che, a vent’anni, può capitare che una valle che resiste come la Val Susa prende la stessa attrattiva di un mega concerto o di una squadra di calcio e un campeggio non è solo luogo in cui stare e partecipare a delle attività ma diventa anche luogo di incontro, scambio di esperienze, crescita politica e umana. Non ci basta più condividere con la Valle le stesse idee, la stessa rabbia e la stessa bandiera “NoTav”: vogliamo toccare gli alberi e camminare su per i sentieri, vogliamo guardare negli occhi chi lì c’è sempre stato e continua a resistere e a lottare, vogliamo vedere la bellezza che qualcuno vorrebbe distruggere e tornare a casa più convinti di prima che, certamente, siamo noi quelli ad aver ragione.

A sarà dura!

Nessun divieto può fermarci!

Oggi, nonostante il divieto del Questore per la manifestazione, siamo scesi in piazza per continuare il percorso “Siamo tutti NoTav” e per affermare che le manifestazioni non si chiedono, si fanno.
Un centinaio di NoTav ha, dopo un breve presidio alla stazione, protetta da un ingente dispiegamento di polizia, attravesato in corteo il centro cittadino bloccando il traffico e sensibilizzando la cittadinanza catanese.

La repressione attacca ora la lotta No Tav perché essa rappresenta un esempio vincente all’interno di un paese dove la conflittualità sociale contro le manovre lacrime e sangue inflitte dal governo del capitale diventa ogni giorno più forte. Non passa giorno senza che ci sia un corteo, uno sciopero, una fabbrica occupata, una manifestazione di lavoratori, cassaintegrati, precari e disoccupati.La crisi sta mostrando il vero volto del capitalismo: un volto fatto di ricchezza per pochi e miseria, disoccupazione, ingiustizie, diseguaglianza e repressione per tutti gli altri.

Il prossimo appuntamento è per stasera alle 19:
Aperitivo benefit per gli arrestati con proiezioni e dibattito all’Arci Catania,piazza Carlo Alberto 47

Siamo tutti NoTav!

No Tav

Questo è lo slogan che sta caratterizzando tutte le nostre iniziative da una settimana a questa parte.

Perchè essere NoTav oggi vuol dire resistere all’ imposizioni calate dall’alto dai poteri forti, vuol dire pragmaticità e voglia di cambiamento, vuol dire scegliere un futuro diverso, uno sviluppo diverso, una democrazia diversa.

Il movimento NoTav che da 20anni ormai è attivo ci ha insegnato molto, ci sentiamo tutti NoTav perchè abbiamo deciso di dire basta a questo modello neoliberista, perchè vogliamo un mondo migliore.

Per tutti e tutte quelli e quelle che queste notte sono contusi, feriti.
Per Luca, ancora bloccato nel letto di un ospedale.
Per i nostri compagni in carcere, per chi ancora è rinchiuso in casa o nella propria città.
Per i nostri amministratori che stanno mettendo il loro tempo, la loro capacità e i loro corpi
Per i nostri padri e madri, per i nostri figli/e e nipoti.

L’appello parte dalla Valle: manifestazioni in ogni città.

Tutti, insieme, scendiamo in piazza.

Non lasciamoli soli!

Appuntamento 1 marzo 2012, ore 18:00, piazza Università – Catania