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QUI NESSUNO ARRETRA! Oltre la repressione No MUOS

A pochissimi giorni dall’inizio del campeggio No MUOS e dalla manifestazione del 9 agosto, sono stati notificati a 29 attivisti No MUOS dei divieti di dimora nel Comune di Niscemi. I fatti a cui si riferisce l’atto sono il 9 agosto scorso, data in cui in migliaia abbiamo invaso la base NRTF della US Navy, e il 25 aprile di quest’anno, data in cui è stato simbolicamente liberato il pozzo. Come si legge dagli atti: “la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Niscemi, richiesta dal Pubblico Ministero, appare quella più idonea […] tenuto conto proprio dell’assoluta necessità di prevenire la reiterazione di fatti analoghi a quelli verificatesi in precedenza, considerata la capacità dei soggetti indagati di sobillare gli altri manifestanti (locali e non) nella perniciosa direzione di forme di protesta estreme, più massicce e pericolose per l’incolumità pubblica ed individuale.

Il giorno successivo la notifica di questi atti, la notizia che il percorso comunicato dagli attivisti per il 9 agosto non è stato accettato dal Commissariato. Lo stesso percorso percorso fatto in corteo un anno fa, lo scorso 9 agosto, oggi è pericoloso e dunque impossibile da praticare.

Non ci vuole molto a capire che la ratio di questi provvedimenti è tutta politica.

A riguardo vorremmo spendere due parole perché, per una volta, le procure e i tribunali hanno visto bene: la lotta contro al MUOS è una lotta che ci appartiene.

Che “il vento sia cambiato” ce ne siamo accorti da un po’. Non è solo cambiato l’atteggiamento della politica istituzionale locale ma anche degli atti repressivi rivolti a tutte e tutti noi. Decine e decine sono state le persone denunciate per l’invasione di base del nove agosto scorso e decine e decine le denunce notificate a molti per innocenti pic-nic, cacce al tesoro o semplici cortei non autorizzati.

Questi 29 divieti di dimora sono dunque l’apice di un’escalation partita all’indomani della revoca della revoca di Crocetta e della prova di forza del movimento tutto.

Quello che ci fa riflettere di questi divieti di dimora è l’accuratezza, quasi maniacale, con cui si fanno dei distinguo. Si fa la lista di alcuni gruppi di compagne e compagni “riconducibili a movimenti anarchici e di contestazione radicale siciliani”, che avrebbero preso a “spingere, sferrare pedate e pugni all’indirizzo degli operatori delle forze dell’ordine” utilizzando anche “bastoni e diverse aste di bandiera per colpire gli agenti […] e lanciato verso gli stessi pezzi di legno, pietre e bottiglie”. Accuratezza maniacale che ricorda molto l’ultima Relazione sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza che parla, nel caso dei No MUOS, di un’ala legalitaria (quella dei comitati) e di una antagonista ed anarchica “determinata a compiere azioni di lotta più incisiva”. Emerge quindi, nell’accurato lavoro di gruppo delle Questure di Palermo, Catania e Messina, l’unico scopo politico di questi divieti di dimora: dividere i buoni dai cattivi, isolare i denunciati, reprimere.

E non può che essere politica la ratio di questi provvedimenti.

Abbiamo imparato a conoscere Niscemi, la sua storia, i suoi limiti e le sue potenzialità. Conosciamo bene la vicenda del MUOS, i responsabili politici e non. Sappiamo che Niscemi ha vissuto una delle guerre di mafia più sanguinose degli anni ’90, in cui per molto tempo era un’abitudine condividere il bancone del bar con un boss mafioso, e in cui per ben due volte la giunta è stata sciolta per infiltrazioni. Niscemi è anche il luogo in cui da più di 20 anni esiste una base della marina militare americana che, senza nessuna discussione in parlamento, senza nessuna consultazione del popolo, grazie ad un trattato segreto risalente al 1954, sta lì ed è stata costruita con l’aiuto di ditte a cui non è stato chiesto nessun certificato antimafia (perché la legge così permette). Questa base NRTF ospita una delle quattro stazioni terra del MUOS, potente sistema di comunicazione delle forze armate USA, potente quanto dannoso per la salute dei cittadini che ci abitano attorno. Il numero di leggi e margini superati dagli aitanti Stati Uniti è alto: dalla continuazione dei lavori al cantiere senza avere l’autorizzazione per farlo al superamento dei limiti di legge delle emissioni elettromagnetiche.

Noi a Niscemi ci siamo incontrati, ci siamo contaminati e ci siamo fatti movimento con molte altre persone. Insieme a compagni antagonisti, a casalinghe, a studenti, a professionisti, ad agricoltori, precari o disoccupati abbiamo bloccato per giorni e giorni la base e i lavori, abbiamo tagliato le reti abusive di quella recinzione militare, abbiamo sabotato le fibre ottiche, abbiamo invaso la base, siamo saliti sulle antenne. Abbiamo fatto questo per mesi, instancabilmente, uniti e sostenuti solo dalla forza che la lotta sa dare.

Ora 29 divieti di dimora e i conseguenti interrogatori. In questo modo dovremmo lasciare spazio al malaffare del MUOS, alle forze armate d’oltre oceano… che evidentemente per la legge hanno più diritto di noi di stare a Niscemi, nella sughereta?

Ovviamente non ci stiamo, ovviamente non accettiamo il disegno politico di questi provvedimenti e ovviamente non facciamo un passo indietro.

Indiciamo un’assemblea per lunedì 4 agosto, alle ore 20.30 in Piazza Asmundo per discutere insieme di queste misure repressive e rilanciare la lotta contro la militarizzazione.

Qui nessuno arretra. Felici di riuscire a “sobillare gli altri manifestanti nella perniciosa direzione di forme di protesta estreme”…

Collettivo Aleph

Foto di Fabio d'Alessandro
Foto di Fabio d’Alessandro

No MUOS: repressione in vista del campeggio

Il buongiorno si vede dal mattino, soprattutto se ricevi una telefonata dalla digos della città in cui vivi. A pochi giorni dall’inizio del secondo campeggio estivo No MUOS, 29 compagne e compagni di Palermo, Caltagirone e Catania sono stati contattati per vedersi notificati dei divieti di dimora a Niscemi perché “soggetti pericolosi” per il periodo del campeggio No MUOS in Sughereta, dal 6 al 12 agosto.

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Il nostro collettivo è ben abituato alla repressione della lotta No MUOS: tante le denunce ricevute in poco più di un anno. Dai provvedimenti amministrativi per i blocchi stradali, che prevedono salatissime multe, a denunce di resistenza, aggressione e violenza a pubblici ufficiali, per non parlare di quelle riguardanti le numerose invasioni di base che, senza paura, il movimento ha fatto nel corso della sua storia e dell’ opposizione alle mega antenne. Stamane è stato raggiunto un nuovo picco di repressione. A delle compagne sono arrivati dei divieti di dimora a Niscemi, perché considerate “soggetti pericolosi”.

Sappiamo bene a che gioco sta giocando la Procura. Prima delle grandi manifestazioni che hanno riempito la Sughereta di Niscemi, sono sempre partite delle campagne atte a voler screditare e dividere il movimento: il 30 marzo 2013, il 9 agosto 2013, il 28 settembre 2013… tutte date in cui erano previsti gli arrivi dei black block svizzeri, francesi, persino greci. Montature appositamente costruite, finte sassaiole e sequestri di “materiale pericoloso dal presidio”, cioè attrezzi da lavoro.

Oggi, alle porte del campeggio No MUOS dal 6 al 12 agosto, in vista della manifestazione del 9 agosto, un nuovo picco di repressione, un nuovo tentativo di smontare l’entusiasmo generale: 29 divieti di dimora notificati per quei giorni.

Rispediamo al mittente tutte queste scartoffie. Ci dispiace, ma fra noi non esistono “buoni e cattivi”, “soggetti pericolosi e soggetti affidabili”. Abbiamo bloccato le strade della sughereta insieme alle Mamme No MUOS, abbiamo invaso la base in massa l’anno scorso, abbiamo tagliato le reti e fatto i pic-nic dentro la base insieme a famiglie, abbiamo rotto gli assurdi divieti delle manifestazioni in migliaia l’uno marzo scorso.

Rispediamo al mittente il tentativo di fermare la partecipazione alle prossime iniziative del movimento, già calendarizzate da tempo. Forse non lo hanno ancora capito, ma ogni tentativo di repressione ci rende solo più forti, ogni tentativo di criminalizzazione ha avuto come conseguenze delle grandi azioni di lotta, condivise e partecipate, senza paura.

Rilanciamo con forza la manifestazione del 9 agosto, invitando tutte e tutti a partecipare anche al campeggio in presidio.

La repressione non vincerà, i nostri compagni non sono soli.

Ci vediamo in campeggio e il nove agosto… con o senza divieti.

La carta è solo carta, la carta brucerà!

Poletti, il Jobs Act te lo spieghiamo noi!

Il 9 giugno, il Dipartimento di Scienze Poltiche ha ospitato un seminario dal titolo “IL JOBS ACT, IL PIANO DEL GOVERNO PER FAVORIRE IL RILANCIO DELL’OCCUPAZIONE E RIFORMARE IL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO”.  La cosa ci puzzava, e non poco: non si è mai visto un seminario con degli interventi blindati e senza nemmeno un professore, in questo casi di diritto magari, che tenga le redini del seminario stesso.

Abbiamo deciso di presentarci a Scienze Politiche quindi, sia perché non ci piacciono le prese in giro sia perché volevamo dire la nostra sul Jobs Act. Alle 12.00 si è tenuta un’assemblea nel cortile della centrale, dove, con diversi interventi, abbiamo approfondito meglio i veri significati del piano casa e del Jobs Act, confrontandoci sulle reali conseguenze di tali leggi. Insieme, in assemblea, abbiamo deciso di aspettare il ministro del lavoro Poletti, per dirgli in faccio ciò che pensiamo della sua legge.

10414655_522496031207081_3293802811886900472_nAppena arrivato nel cortile, lo abbiamo accolto calorosamente con fischi e cori. Arrivati in aula, siamo stati immediatamente raggiunti dal direttore del dipartimento lamentandosi perché non avevamo chiesto il permesso, né per l’assemblea né per la contestazione… come se dovessimo chiedere il permesso per sederci in cortile o esprimere dissenso. Dopo un colorito dibattito con gli organizzatori del seminario-farsa, abbiamo ottenuto di poter fare un intervento. Intanto, gli interventi dall’aula mostravano palesemente il vero volto dell’incontro: una passerella politica per il PD e gli amici suoi, Confindustria e CGIL compresi. Palesemente, diverse persone hanno ribadito che “è inutile parlare della legge 78 (il Jobs Act), perché è certamente una misura valida. Ne attendiamo gli esiti per esprimerci. Intanto ci complimentiamo col Ministro”. Come unico “contraddittorio” la CGIL… come se non sapessimo che da mesi sta dietro al governo per avere anche solo un incontro, elemosinando attenzioni e continuando a tenere la coda tra le gambe pittosto che chiamare uno sciopero generale dietro l’altro, vista la situazione abberrante.

Abbiamo dunque preso parola per espirmere prima di tutto il grande disgusto per quella passerella, ennesima opera di evangelizzazione del governo Renzi. Abbiamo poi spulciato la legge, spiegando alla platea perché il Jobs Act ha come unica conseguanza la precarizzazione a vita e lo sfruttamento del lavoratore, bello e buono. Forse eravamo gli unici dei presenti ad esserci letti davvero la legge.

Poletti nel risponderci ha naturalmente ritirato fuori la storia che lui ha iniziato a lavorare a sei anni e via tutta la tiritera su quanto il alvoro sia importante. Tra una battuta alla Bersani e un’altra, però, Poletti ha certamente detto delle cose che non sono passate inosservate, almeno a noi. Da vero democratico, come il partito di cui fa parte, ha palesemente ammesso che sì, bello il dialogo, bello parlare con tutti, ma comunque a decidere è il geverno che, sino a quando è sicuro di quello che fa, continua per la sua strada senza stare a sentire nessuno (alla faccia dei democratici!). Inoltre, ha anche ammesso che non ne può più di lavoratori reintegrati nei posti di lavoro dalle sentenze giudiziarie, dopo esseri stati buttati fuori perché impegnati nella lotta comune per il rispetto dei diritti di tutti: meglio lasciarli fuori se creano  problemi alle imprese.

Eccolo il ministro del lavoro, un uomo che crede fermamente nei valori della precarizzazione, che incentiva lo sfruttamento e tifa per il ricatto sul posto di lavoro. Un governo come quello Renzi non poteva chiedere di meglio.

Siamo andati a sporcare la bella vetrinetta del governo Renzi, con le nostre parole, i nostri fischi e i nostri slogan. Abbiamo dimostrato che quanto urliamo “NO JOBS ACT! NO PIANO CASA!” sappiamo esattamente di cosa parliamo. Siamo quei giovani studenti, precari, disoccupati o neet a cui tanti si riferiscono. Siamo stanchi che tutti parlino di noi sempre più a sproposito, soprattutto durante un seminario-farsa in cui l’età media degli intervenuti è decisamente poco giovanile. Siamo stanchi di essere determinati da leggi che assomigliano sempre di più a leggi repressive, epocali per la loro violenza. Siamo stanchi e l’unici luglio, insieme a tante e tanti altri saremo a Torino, in occasione del vertice europeo sull’occupazione giovanile. Se Europa chiama i giovani, allora ai giovani la parola.

Renzi stai sereno, a Scienze Politiche mancavi… ma ci vediamo l’undici luglio a Torino, anche se saremo da due parti opposte della piazza.

CONTRO-ASSEMBLEA SUL JOBS ACT

Il nove giugno si terrà nell’aula magna di Scienze Politiche un seminario dal titolo “IL JOBS ACT, IL PIANO DEL GOVERNO PER FAVORIRE IL RILANCIO DELL’OCCUPAZIONE E RIFORMARE IL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO”. Il tentativo ennesimo di far passare il decreto sul mondo del lavoro varato dal governo Renzi come la soluzione al problema della disoccupazione, giovanile e non.
In realtà, noi sappiamo bene che il decreto del 20 marzo del 2014 ha come unici risultati la conferma della precarizzazione della vita lavorativa, rendendo possibile per i datori di lavoro stipulare contratti a tempo determinato senza causali e permettendo fino a un massimo di otto rinnovi di contratto in tre anni. Inoltre, si cancella del tutto il senso formativo dell’apprendistato, rendendolo una forma come un’altra di contratto a tempo.

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Attesissimo il Ministro del Lavoro Poletti, uno dei fautori di questo sfacelo che, insieme ad altri, tenterà di camuffare ancora una volta le verità che si celano dietro atti ministeriali e riforme. Lo spesso Poletti a capo di Legacoop, ovvero il mondo delle “cooperative rosse” che in questi mesi ha svelato il suo volto meschino da sfruttatore, che niente ha a che vedere con gli ideali di cooperazione ed egualianza a cui fanno cenno.
Purtroppo per lui, però, noi il Jobs Act ce lo siamo andati a leggere tempo fa e abbiamo smascherato le vere conseguenze di tale decreto: la liberalizzazione dei contratti di lavoro con la conseguente affermazione dello status di precario a vita del lavoratore.
(Qui maggiori informazioni )
Contro il tentativo del governo Renzi di camuffare l’ennesimo taglio delle garanzie dei lavoratori, contro l’ennesima manovra che precarizza e indebolisce in ruolo del lavoratore, indiciamo un’assemblea lunedì 9 giugno alle ore 12.00 nel cortile di Scienze Politiche per confrontarci sul vero volto meschino del Jobs Act.
Interverranno:
Collettivo Scienze Politiche Catania;
Casa X Tutti Catania (comitato di lotta per la casa);
– Collettivo Aleph
In questa città non c’è spazio né per le menzogne né per il governo Renzi, non c’è spazio per Poletti e il suo modello di sfruttamento. Vi attendiamo lunedì 9 giugno, alle ore 12.00, nel cortile di Scienze Politiche (Via Vittorio Emanuele II, 49)