JOB ACT? Ecco cos’è

In questi giorni approda in Parlamento il tanto chiacchierato Jobs Act del neo governo Renzi. Senza tante illusioni, dopo le indecenze del “piano casa” e la truffa della rimodulazione delle Province, abbiamo deciso di dargli un’occhiata, giusto per capire di che morte moriremo.

Il Jobs Act, omari decreto legislativo in realtà, ha in tutto sei articoli. Bello, viene da pensare. La #voltabuona è proprio quella che parla un linguaggio snello, in cui i decreti non sono lunghi (che solo ad aprire il PDF ti senti male nel vedere quanto tempo ci sta a scaricarsi). Solo sei articoli… e che ci vuole leggiamoli, che sarà mai! Finito di leggere solo il primo articolo ci rendiamo conto di cosa abbiamo davanti. Più che la #voltabuona sembra l’ #inculataperfetta. Infatti le “Semplificazioni delle disposizioni in materia di contratto del lavoro a termine” appaiono un grande puzzle di correzioni ortografiche: prendi l’articolo ics del decreto alfa dell’anno zeta, abroga il primo capoverso, taglia la terza parola del quinto rigo, mettici un sinonimo con meno lettere e così è tutto più semplice. Certo, più semplice. La semplicità di questo primo articolo sta tutta nel fatto che il contratto di lavoro a tempo determinato non prevede più la presenza delle causali, quella cosa che rendeva il contratto a tempo determinato un’eccezione alla regola, piuttosto che la regola stessa: se prima le regola era stipulare rapporti di lavoro a tempo indeterminato e giustificare, in via eccezionale, rapporti di lavoro a tempo determinato, oggi salta l’obbligo di giustificazione. “Ma che ce ne facciamo delle causali, l’importante è che adesso il rapporto di lavoro sia aumentato da 12 a 36 mesi, che bel sospiro di sollievo!” In realtà, questi sono 36 mesi in cui il contratto può essere di fatto rinnovato fino ad otto volte: certo, sarà possibile avere un contratto di lavoro di 36 mesi ma, di fatto, a 36 mesi ci arriverai attraverso un massimo di otto rinnovi. Vi immaginate otto rinnovi in tre anni? Si tratta di un aumento esponenziale della condizione di precariato per cui conti i giorni che finiscono allo scadere del contratto per sapere se te lo rinnoveranno o meno (almeno, non dovrai più aspettare il mese prima obbligatorio tra un rinnovo e l’altro).

Non finisce qui.

Infatti l’articolo 2 tratta di “Semplificazioni delle disposizioni in materia di contratto di apprendistato”. Anche qui, di semplificare, semplifica. Infatti tra un’abrogazione e un’altra dell’articolo ics, del decreto alfa dell’anno zeta, salta l’obbligatorietà per il datore di lavoro della formazione dell’apprendista (col relativo piano formativo) così come la successiva assunzione dell’apprendista. L’apprendistato dunque, formula appositamente pensata per inserire e formare nel mondo del lavoro i giovani (infatti il datore di lavoro era prima “costretto” ad assumere una parte degli apprendisti nel proprio personale), perde il suo valore di base. Diventa una forma come un’altra di sfruttamento, un contratto come altri, che nulla ti garantisce se non un’esistenza precaria.

Ma se vogliamo andare avanti arriviamo direttamente all’articolo 5, quello che parla di contratti di solidarietà. “In pratica proporremo una sorta di reddito minimo di cittadinanza” diceva Renzi insieme al resto della banda. In realtà, si rimanda quasi tutto ad un futuro decreto legge inter ministeriale, tra Lavoro ed Economia. Questo articolo 5 semplicemente stanzia 15 milioni di euro per i sussidi, prendendo in considerazione anche i lavoratori precari (fino ad oggi esclusi). 15 milioni che, oltre a non sapere da dove verranno presi (come tutto il resto delle coperture di questo nuovo governo), non si sa come verranno distribuiti, rimandando al famoso decreto legislativo inter ministeriale i criteri e le modalità.

Bello il Job Act, altrimenti detta Riforma del Lavoro. Sei articoli che, in pratica, liberalizzano il contratto a tempo determinato e rendono ulteriormente precaria la condizione del lavoratore, sempre in bilico tra un contratto e un rinnovo sperato.

Nonostante i bei proclami di Renzi e compagnia bella, il risultato è sempre e solo uno. Non ci aspettavamo granché ma comunque abbiamo voluto leggere e valutare questa “svolta epocale” che, nelle menti malate che vorrebbero governarci, garantirebbe un aumento delle assunzioni e più garanzie per i lavoratori.

Per quanto ci riguarda, fino a quando lavoro significherà sfruttamento e assenza di garanzie, tutto a beneficio del dio padrone (oggi detto datore di lavoro), possono legiferare e modificare quanto vogliono: tanto il lavoro così concepito farà sempre e solo schifo.

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