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Crocetta contestato a Catania

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È venuto a chiudere la campagna elettorale nella nostra città il governatore siciliano. In piazza Teatro Massimo ad attenderlo c’eravamo noi e pochi intimi. Poco dopo le 23.00 si presenta sul palco, bofonchiando qualcosa su progetti futuri e prospettive per i giovani. E i giovani c’erano: studenti, precari e disoccupati, stanchi di essere sempre nominati ma mai presi in considerazione.

Eravamo lì a riempire quella piazza vuota per dire a Crocetta che non c’è spazio in questa città per chi autorizza l’ennesima opera bellica per eserciti d’oltreoceano, che non c’è spazio per partiti come il PD che approva il TAV, che mai avrà spazio un partito che, al governo, approva decreti come quello sul piano casa o sul lavoro.

Per questa gente, per questi soggetti politici spazio nella nostra città non ce n’è. E lo dimostrano la piazza deserta e lo stesso Crocetta che, al secondo coro di protesta, taglia corto ed esce dal palco, dopo neanche due minuti di discorso.

Rimaniamo noi e la digos in piazza, mentre dal palco qualcuno ricorda che il PD “è per la pace e la democrazia”: pace bellicosa e democrazia che sa di manganello, aggiungiamo noi, ricordando i compagni che ieri sobo stati portati in più di 40 in commissariato per aver contestato Renzi.

 

Siamo notav e nomuos, vogliamo casa e reddito per tutt*, con o senza il permesso di qualcuno.

25 APRILE – SEMPRE

Il 25 aprile per noi non è solo la commemorazione di ciò che è stata la liberazione dal fascismo grazie alla resistenza. Non può esserlo perché nella nostra diversità noi siamo antifascisti e resistenti ogni giorno.

In nome della crisi economica sono state vagliate misure economiche e sociali pesantissime. L’istruzione è stata resa inaccessibile e costosa, seppure non sempre la qualità garantita è alta; il lavoro reso precario e privo di garanzie, per cui il lavoratore diventa una pedina nelle mani di chi ha potere di spostarlo o eliminarlo dalla scacchiera di un mercato sempre più concorrenziale e dominato dal capitale; gli affitti rincarano e non riescono più ad essere pagati; chi si sposta da un paese in guerra o in carestia viene accolto dall’apparato repressivo dello stato pronto a trasferirli, lontano dagli occhi della gente, nei CIE o nei CARA per mesi e mesi, negando loro il diritto ad una vita migliore. Si sono chiesti tanti, troppi sacrifici per arrivare a tempi migliori e, dopo anni, ci ritroviamo con meno diritti e una classe politica sempre meno adatta e sempre più parassita, pronta a tagliare alle fasce più deboli senza toccare i poteri forti, pronta a calare la testa ai vertici europei. Numeri, pareggi in bilancio e finanza sono diventati più importanti di garanzie, diritti e sostegno alle fasce più deboli. Il dissenso, forte e deciso, che si è espresso in questi anni è stato trattato come un semplice problema di ordine pubblico e non come il segnale politico e sociale che la gente è stufa di subire le scelte prese in palazzi lontani. Per cui vengono occupati studentati e palazzi vuoti per dare possibilità agli studenti di studiare in assenza di borse di studio; gli sfratti vengono bloccati; i migranti evadono dai CIE in cerca di libertà e condizioni migliori in cui vivere; vengono praticate abitualmente autoriduzioni non solo nei luoghi della cultura ma anche nei supermercati. La volontà di non essere più determinati da altri è forte e si è espressa con forza lo scorso 19 ottobre, quando più di 100.000 persone hanno assediato Roma e i palazzi del potere, in una giornata priva di partiti o sigle ma organizzata da realtà di movimento. Per noi queste sono forme di resistenza quotidiana a quella repressione che si è vestita da democrazia e ha preso le sembianze di decreti e leggi approvate, comprese le ultime riforme del neo governo Renzi che vengono spacciate per la svolta epocale di cui tanto abbiamo bisogno.

Questa crisi, inoltre, è stato un terreno su cui, subdolamente e in maniera viscida, organizzazioni neofasciste si sono create degli spazi politici che da anni non avevano. Da Casa Pound a livello nazionale al Cervantes a livello locale, si sono travestiti da associazioni di volontariato per propagandare la loro politica squadrista e violenta. A Catania se da un lato si tenta di reprimere tutte le esperienze di socialità e politica libere e dal basso, dall’altra esiste lo Spazio Libero Cervantes, che all’occorrenza elettore diventa Catania è Patria e Assalto Studentesco nelle scuole, che continua indisturbata e spesso anche finanziata da giunte e partiti amici

. Noi quindi a Catania resistiamo e continuiamo ad essere antifascisti con i metodi che, seppur diversi, ci riuniscono proprio su questi due valori. Tramite i nostri collettivi e le nostre associazioni, occupiamo i nostri spazi, autogestiamo attività ed esprimiamo il nostro dissenso culturale e politico. Crediamo in una socialità libera e non consumistica, riprendiamo il degrado culturale e materiale di una città volutamente lasciata a sé stessa, andiamo nei quartieri dimenticati e creiamo nuove prospettive, rendiamo accessibili pezzi di cultura altrimenti rinchiusi in biblioteche anonime e lontane. Scendiamo in piazza in maniera unitaria condividendo ed esprimendo le nostre diverse esperienze di resistenza giornaliera, senza mai dimenticarci di essere antifascisti. Come in Val di Susa o a Niscemi, in cui i movimenti NoTav e NoMuos hanno deciso di contrastare grandi opere e militarizzazione del territorio, pensiamo che la resistenza non è finita ma continua ogni giorno, nelle città e non solo.

Il 25 aprile per noi non è commemorazione.

Il 25 aprile per noi è lotta quotidiana.

Collettivo Aleph – Mangiacarte Libreria Sociale – CSO Auro – Individualità Anarchiche – Koordinamento AutOrganizzato Studentesco

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CSO Contrasto… ritorna!

Domenica scorsa siamo stati buttati fuori dal CSO Contrasto con una strana e prepotente operazione di polizia di cui nessuno si è reso responsabile. Quattro le compagne portate alla scientifica per essere identificate e denunciate, perché questa è una città in cui è un crimine pulire e provare a utilizzare una struttura abbandonata per anni e chiusa col solo scopo di farla ritornare al degrado e all’abbandono. In soli quattro giorni, la prospettiva di avere uno spazio sociale al posto del rudere di una scuola ha accolto il calore della gente di Picanello che, nei giorni di lavori al CSO, ci è venuta a trovare, per domandare, per capire e per darci il benvenuto. Ogni pomeriggio, tanti i ragazzini che hanno preferito giocare al campetto di calcio del CSO appena ripulito, anche se senza porte, che ci hanno voluto aiutare con scope e palette per quel posto che sentono già loro.

Se da una parte c’è un’amministrazione che non ha alcun progetto per la vecchia scuola Capponi- Recupero di Picanello, dall’altra ci siamo noi che invece abbiamo sognato e immaginato per questo immobile un progetto, sociale e politico, che parla di partecipazione, che parla di riscatto, che parla di riappropriazione.

Da quando abbiamo riaperto alla città la vecchia scuola, in tanti ci hanno fatto i complimenti per le belle intenzioni e in tanti hanno riconosciuto che a Catania quello degli spazi sociali è una carenza. Però è un problema se, in maniera autorganizzata, un collettivo politico riprende i luoghi pubblici senza prospettive future, abbandonati e dimenticati. Ed è un problema perché è un gesto illegale, fatto da un gruppo di ragazzi non riconosciuti legalmente dal sistema e dunque non riconoscibili come interlocutori. Veniamo plauditi per il nostro gesto ma si pretende di imbrigliarci nei complessi, lunghi e oppressivi giochi della burocrazia e delle assegnazioni.

Non saremo strumento di un’amministrazione che vuole costruirsi un’immagine che sa di apertura e inclusione, nascondendo le sue evidenti contraddizioni. Perché se da un lato danno credito al fatto che Catania ha bisogno di spazi e servizi sociali, dall’altro tagliano servizi essenziali, come gli asili nido, sempre più cari e destinati a un futuro di privatizzazione, e plaude alla consegna di poche decine di alloggi popolari consegnati con anni di ritardo a fronte di più di 13.000 richieste di case popolari e alla mancanza di politiche abitative adeguate.

Per questo, abbiamo deciso di riaprire il CSO Contrasto e far partire, da subito, le attività che abbiamo sognato di svolgere lì dentro, in un quartiere dimenticato e abbandonato dall’amministrazione che si oppone alla nascita di un progetto sociale solo perché non sta alle sue assurde regole.

 

Siamo entrati una settimana fa con dei progetti per il CSO Contrasto e intendiamo dargli vita ora.

 

Ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16.00 alle 18.00 doposcuola popolare.

Ogni martedì e giovedì dalle 16.00 alle 18.00 e dalle 18.00 alle 20.00 preparazione atletica e autodifesa.

Sabato 22 marzo, alle 17.00, assemblea al CSO Contrasto e aperitivo.

 

Nessuno sgombero potrà imbrigliare la nostra voglia di libertà.

 

Non sarà uno sgombero a fermarci!

La storia si ripete. Almeno in parte.

Da tempo tentiamo di parlare alla città di Catania di aggregazione, partecipazione e autorganizzazione. Il modo migliore per farlo, quello che riteniamo più opportuno, è attraverso gli spazi che occupiamo. Spazi pubblici negati alla città, chiusi e lasciati all’abbandono, al vandalismo o nelle mani di strani giri che riapriamo, che rifacciamo vivere riempiendoli di progetti.

Passando da altre due occupazioni, siamo approdati qualche giorno fa nel quartiere di Picanello, alla vecchia scuola Capponi-Recupero. Struttura abbandonata e vandalizzata, luogo preferito dei ragazzini del quartiere per passarci i pomeriggi, tra un cumulo di macerie e l’altro.

Abbiamo occupato questa struttura qualche giorno fa con l’intento di farci un luogo di aggregazione per la città e per il quartiere, uno spazio dove poter fare delle attività e passare del tempo insieme, partecipando così alla vita di un posto che è di tutti. In pochi giorni abbiamo ripulito l’immobile dalle macerie accumulate, tra le frequenti visite dei ragazzini del quartiere e dei genitori. Tra una partita al campetto di calcio appena ripulito e l’entusiasmo degli abitanti di Picanello, abbiamo creduto più di prima che si potesse fare.

Dopo appena quattro giorni lo sgombero, gestito in maniera indecente e malsana dalla polizia, coadiuvata da vigili del fuoco e vigili urbani. Quattro le occupanti rimaste chiuse per più di due ore dentro al CSO CONTRASTO, senza la possibilità di interagire coi compagni fuori e bersagliate dalla polizia che, a suon di minacce di denunce e calci al cancello, intimava loro di uscire. Identificate e perquisite, le compagne sono state portate alla scientifica, senza dar loro una possibilità di contatto con i compagni fuori, che nel frattempo sono stati tutti identificati. Dopo diverse ore alla scientifica, dove sono state prese impronte digitali e scattate foto segnaletiche, con tentativi intimidatori da parte della polizia di dividere il gruppo, le compagne sono state rilasciate, accusate di resistenza e occupazione.

Se da un lato non si sa chi possa essere stato il mandante di tale orrore, dall’altro siamo sicuri dello scontento di alcune persone del quartiere che hanno assistito a tali scene e della tristezza dei ragazzini che negli scorsi quattro giorni erano solo felici di avere un campetto di calcio in più dove poter giocare.

Se questa operazione doveva servire a fermarci certamente è un’operazione fallimentare. Non possiamo fare finta di non aver sentito il calore di una parte del quartiere che ci ha accolti volentieri, non possiamo fare finta di non aver visto tanti ragazzini aiutarci a pulire, tra un tiro al pallone e un altro, non possiamo fare finta che a Catania non ci sia bisogno di spazi sociali.

Non possiamo fermarci, non vogliamo farlo!

Invitiamo tutte e tutti a seguire e partecipare al fitto calendario di iniziative:

– lunedì 10 marzo ore 10.00 conferenza stampa davanti al CSO CONTRASTO;

– martedì 11 marzo ore 16.00 pulizia della piazza antistante al CSO CONTRASTO;

– giovedì 13 marzo ore 16.00 torneo di calcetto nella piazza antistante al CSO CONTRASTO;

– venerdì 14 marzo, ore 16.30 manifestazione cittadina con partenza davanti la Villa Bellini.