Nasce #IoResto per #FareTerritorio, una conricerca dal basso sull’ emigrazione, una campagna sul tema, come non è mai stato affrontato.
Partiamo da un unico dato del rapporto SVIMEZ 2014: dal 2001 al 2013, un milione e seicentomila persone si sono spostate dal Sud al Nord.
Più di un milione e mezzo di persone hanno lasciato la loro terra per stabilirsi altrove. Non sono gli anni sessanta, non è un’epoca di espansione industriale in cui la manodopera è richiesta in ogni grande industria, anzi la crisi è ovunque ed in tutti i settori. Ingrandendo ancora la lente, abbiamo scoperto che di questi, più del 70% è composto da giovani, e di questi il 40% sono laureati. In questi anni dunque, tantissime le persone che sono emigrate e, anche se alcune di loro sono tornate indietro, il saldo è comunque altissimo. Soprattutto se la maggior parte di questi sono giovani.
Partendo da questi dati siamo andati oltre per scoprire che, almeno dai numeri, sembra che l’Italia sia divisa nettamente in due da fattori soprattutto economici, che si tramutano quindi in fattori sociali.
I dati.
Dal 2008 al 2013, i posti di lavoro persi in Italia arrivano a circa un milione; tra questi, più di 583 mila solo al Sud. Gli ultimi dati disponibili ci dicono che oggi più della metà dei giovani disoccupati in Italia si trova proprio al Sud. I
consumi che riguardano la salute e l’istruzione al Sud sono stati ridotti di tre volte tanto che al centro nord.
Un altro dato non indifferente riguarda l’università. Le immatricolazioni sono diminuite molto e i giovani che, dopo il diploma, decidono di continuare a studiare arrivano a stento alla metà del totale. Grazie alle lungimiranti riforme del sistema universitario che, da qualche anno a questa parte, premia gli Atenei più “virtuosi”, c’è stato un evidente spostamento di finanziamenti statali da Sud a Nord. Dal 2011 al 2013, infatti, si calcola uno spostamento di circa 160 milioni di euro dalle università meridionali a quelle settentrionali e, secondo alcuni, se il trend continua così, si arriverà ad uno spostamento di 100 milioni annui in pochissimo. Questo naturalmente determina un’università più scadente, in termini di servizi, diritti garantiti e ricerca.
Anche sul fronte abitazioni non se la passa meglio il Sud. Sono proprio le città del meridione ad avere i picchi più alti di sfratti per morosità.
Perché una conricerca, guardare all’ “emigrazione” da un’altra prospettiva.
Il metodo della conricerca che, con tutti i nostri limiti, mutuiamo dal movimento operaio degli anni sessanta, serve come strumento per capirci e farci capire. Comprendere noi stessi in primo luogo, confrontarci sul nostro essere militanti e attivisti in Sicilia, al Sud di questa Italia divisa in due. Comprendere scelte di vita collettive e individuali, capirne il motivo e comunicarlo all’esterno, come generazione sempre meno presa in considerazione, sempre più marginalizzata e, spesso, demonizzata. Fare ricerca per comprendere e poi riuscire a progettare in maniera lungimirante e lucida un percorso politico, che possa anche essere comune nel rispetto delle mille differenze. Questa conricerca dunque è fatta di tre passaggi, tre step. Il primo riguarda un livello di analisi che coinvolge i militanti e gli attivisti di diverse città siciliane; il secondo ha come soggetto alcune compagne e alcuni compagni dei nostri collettivi e centri sociali che hanno deciso di emigrare negli ultimi 5 anni; il terzo, infine, riguarda chi non è attivista o militante, persone che non hanno ancora sperimentato la pratica di mettere in comune le proprie esigenze, la propria rabbia, le proprie aspirazioni.
Di ricerche e dati sull’ emigrazione meridionale ne sono state fatte tante, ma nessuna ha mai spostato il focus da un’ analisi prettamente statistica ed asettica.
Questa conricerca si pone l’obiettivo di evidenziare non tanto i numeri degli “spostamenti” ma la percezione di tale evento storico e sociale.
Entrare dentro il Meridione, in chi oggi si attiva sul campo ed in chi no, scoprire se, come e quanto la Politica, quella con la P maiuscola, quella quotidiana può intervenire in fattori sociali di questa portata al di fuori da mega operazioni economico-istituzionali.
L’ idea è quella di “testare” in Sicilia un modello di analisi che sia replicabile nelle altre regioni del Sud, così che nel giro di un paio d’ anni si possa passare dalla conricerca all’azione.
Da questo parte e verso questo va il nostro tentativo di analisi.
Perché “#IoResto per #FareTerritorio”.
Se è vero che la politica dal basso deve partire dalle esigenze reali, è pure vero che, per chi vive il Sud, parlare di “emigrazione” è più che mai necessario.
Andare via significa desertificare le proprie città, i propri territori e darla vinta a chi ci vuole sradicati e flessibili, manovrabili come le pedine della dama, pronti a partire senza colpo ferire, mettendo in discussione così la capacità di costruire rapporti, progetti durevoli di vita.
Per noi forse è più semplice pensarla così. Siamo attivisti e militanti di collettivi studenteschi, centri sociali, realtà più o meno organizzate e strutturate, e da tempo abbiamo imparato cosa significa condividere difficoltà, esigenze e bisogni.
I dati che abbiamo letto sopra confermano come molte scelte politiche ministeriali abbiano, se non incentivato, nemmeno contrastato apertamente la desertificazione verso cui sta andando il Sud, il depauperamento delle sue risorse, lo svilimento del suo capitale umano. Insieme abbiamo capito che la messa in comune di esigenze e l’organizzazione della rabbia collettiva possono essere delle risposte, possono creare delle opportunità, altrettanto valide a quelle che spingono migliaia a partire.
Questo e molto altro ci tiene legati alla nostra terra, questo e molto altro ci permette di credere che, in fondo, ha un senso rimanere.
#IoResto per #FareTerritorio non è solo uno slogan, una campagna, è soprattutto una convinzione, a cui ci aggrappiamo giornalmente e su cui vorremmo confrontarci.
#IoResto per #FareTerritorio, la campagna che da qualche tempo abbiamo lanciato, vivrà un primo momento di riflessione e confronto regionale, e non solo, sul primo step della conricerca sabato 23 maggio e domenica 24 maggio a Catania, al Centro Sociale Auro.
Programma 23-24 maggio:
SABATO 23 MAGGIO
h 18
Assemblea Studentesca Meridionale
“Dalle scuole al territorio; come far fronte al problema dell’ emigrazione studentesca”
h22
djset Reggae & Incredibile Trash Ribelle
DOMENICA 24 MAGGIO
h 11
Workshop
“Vivere il quartiere per vivere la città, differenze, potenzialità e difficoltà.”
h 13:30 Arrusti e Mancia
h17
Assemblea #IoResto per #FareTerritorio
“Dall’analisi del primo troncone della conricerca: come strutture, comitati, collettivi affrontano il tema dell’emigrazione; differenze e affinità in terra sicula.”