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Il 30 marzo, tutt* a Niscemi! – Manifestazione Nazionale

Negli ultimi mesi Niscemi non è più conosciuta solo per la base militare della U.S. Navy nel bel mezzo della sughereta, per le oltre 40 antenne installate al suo interno e per l’imminente installazione del MUOS. Da qualche mese a questa parte, infatti, Niscemi è diventata la culla di un grande movimento popolare contro l’installazione del MUOS, la presenza americana nel territorio e quelle logiche che portano la politica di palazzo a fare orecchie da mercante.

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Che il MUOS faccia male lo sappiamo: ce lo dicono gli studi dei professori Zucchetti e Coraddu del Politecnico di Torino; ce lo dicono le altre installazioni esistenti, tutte effettuate in zone desertiche; ce lo dice soprattutto il fatto che tutti gli studi e le perizie richieste siano sempre state fatte da periti e professori “di parte”, rifiutando la collaborazione della controparte; ce lo dice il fatto che la Marina Militare americana abbia deciso di spostare l’installazione delle antenne da Sigonella a Niscemi. Si, perché queste onde non fanno male soltanto alle persone ma c’è l’alta probabilità che interferiscano con le frequenze aeree e apparecchiature elettroniche di vario tipo (dai computer ai peacemaker). Ed è proprio per permettere la realizzazione di questo strumento di morte che i confini della sughereta sono stati modificati, che ettari ed ettari di riserva naturale sono stati devastati, che le autorizzazioni sono state concesse senza degli studi precisi, che gli sbagli sono stati nascosti, camuffati e le responsabilità insabbiate. Che il MUOS serva per rendere gli strumenti di guerra sempre più informatizzati e meccanizzati, aggressivi e mortali, permettendo la deresponsabilizzazione di qualsiasi funzionario per sbagli o malfunzionamenti lo sappiamo pure.
Tutto questo è noto ormai da tempo. Ciò che è davvero nuovo, inaspettato, è che qualcuno ha iniziato ad opporsi a questo stato di cose. Sempre di più.
Da mesi, infatti, il movimento NoMuos presidia in maniera permanente la base. Il presidio è diventato un luogo di ritrovo per molti, i Comitati nascono ormai ovunque, i cancelli delle basi non sono lasciati mai scoperti, persone da tutta la Sicilia si mobilitano per partecipare ai blocchi. Ed è proprio grazie a questi blocchi che la Regione ha deciso di avviare le procedure per l’arresto della costruzione delle antenne e che il console statunitense ha promesso di bloccare i lavori fino a quando la situazione non si sarebbe chiarita. È sempre grazie a questa presenza sempre più massiccia del movimento che sono iniziate ad arrivare anche le prime intimidazioni: identificazioni immotivate, fogli di via sempre più numerosi, fino ad arrivare alle manganellate nella notte fra il 10 e l’11 gennaio (per aprire il blocco degli attivisti e far passare la gru della Comina utilizzata per la costruzione del muos), e alle MammeNoMuos strattonate e spinte via dalla polizia per fare passare militari e operai diretti alla base. Tutte intimidazioni però cadute nel vuoto perché se ad ogni foglio di via ricevuto il presidio diventava sempre più popolato, se dopo le manganellate avute si è costituito uno dei comitati più attivi e conosciuti del movimento (quello delle MammeNoMuos), se quello che vuole ottenere il movimento non è solo lo smantellamento del muos ma di tutta la base nella sughereta, allora è chiaro che non c’è nessuna intenzione di fare un passo indietro da parte delle attiviste e degli attivisti. Anzi, si allarga il campo del presidio, diventato troppo stretto nel tempo. E si allarga anche il campo della solidarietà e della rete fra movimenti. La rete NoPonte, il movimento NoTav e quello NoMuos hanno lanciato da diverso tempo un appello comune che ribadisce i loro “no”, tutti in realtà legati dagli stessi motivi, dalle stesse speranze, dalle stesse prospettive. Da qui l’inizio di un cammino che vedrà in piazza a Messina la rete NoPonte il 16 marzo, il movimento NoTav in Val Susa il 23 marzo e quello NoMuos alla base il 30 marzo. Tutte date di rilevanza nazionale, tutte date comuni, legate l’una all’altra come gli anelli di una catena che si completano.
In questi mesi quindi se la repressione e le risposte del governo si sono intensificate, per numero e tipo, con lo scopo di proteggere interessi stranieri di tipo militare ed economico, è anche cresciuto un movimento di protesta, e non solo in termini numerici. È cresciuta la voglia di stare insieme, è cresciuta la voglia di raggiungere degli obbiettivi comuni, è crescita la capacità di immaginare un domani diverso, costruito da migliaia di mani. E’ cresciuta la consapevolezza che insieme, un movimento può pensare di vincere, davvero.

Dire “NO” al muos significa dire “Si” ad una vita sana, lontana dal rischio di essere contaminata dalle emissioni di onde nocive; significa dire “Si” ad un territorio non stuprato, vissuto nel rispetto delle riserve e del patrimonio naturalistico; significa dire “Si” alla smilitarizzazione e “No” alle guerre allo stesso tempo; significa dire “Si” alla sovranità popolare che ha trovato modi diversi di esprimersi dal voto e che vuole essere rispettata per quello che decide.
NO MUOS per noi significa dire tutto questo.

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Come sempre vicine e vicini alle attiviste e attivisti del presidio, parteciperemo il 30 marzo alla manifestazione nazionale di Niscemi e invitiamo tutte e tutti a farlo, in virtù di tutti quei “si” che si celano il quel “no”.

 

Per info e prenotazione dei posti in pullman in partenza da Catania per la manifestazione contattare officina.rebelde@yahoo.it o chiamare al 3207435917

Solidarietà al movimento NoMuos

In contrada Ulmo, a Niscemi, le sorprese non si fanno attendere.

Questa mattina al presidio permanente davanti la base (che dura da due mesi) si stava svolgendo l’ennesimo blocco dell’entrata dei mezzi utili alla costruzione delle antenne; presente anche il comitato mamme NoMuos. Ci sono state identificazioni, perquisizioni, momenti di tensione tra le mamme presenti e la polizia, addirittura sono stati notificati cinque fogli via a cinque attivisti.

Come qualche giorno fa, durante le manganellate piovute su gli attivisti nel mezzo della notte, viene da pensare che questo, purtroppo, fa parte di un copione già visto. Repressione, intimidazioni, denunce e anche violenza: sono queste le risposte che rimbombano dalla Val Susa a Niscemi quando si tratta di avere a che fare con un popolo di ribelli. E proprio in questi giorni, tra Niscemi e Catania i tentativi di intimidazioni a colpi di identificazioni e denunce si sprecano.

E’ bene ricordare però che questo copione non è scritto solo da una mano bensì da decine, centinaia e migliaia di mani che alla forza repressiva dello stato risponde con una presenza fisica sempre più massiccia, che alle intimidazioni risponde con rinnovata convinzione della bontà delle proprie motivazioni.

Il Collettivo Aleph esprime la sua massima e sentita solidarietà a tutte le attiviste e gli attivisti NoMuos colpiti direttamente e indirettamente da questo scempio.

Ora e sempre NO MUOS!

 

Collettivo Aleph

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“A sarà dura” – Cena benefit e djset

Martedì 22 gennaio sarà una giornata tutta NoTav, partendo con la presentazione del libro “A sarà dura – Storie di vita e di militanza NoTav” organizzato dal Collettivo di Lettere e Filosofia.
Subito dopo ci sposteremo presso la Sala Revolver in via Alvise Camadosto, 19 per una cena benefit al movimento NoTav e djset; avremo il piacere di scambiare due chiacchiere con un compagno che ha vissuto in prima linea l’esperienza della valle.

Ritrovarsi ancora una volta insieme è sicuramente un chiaro segno di soliderietà per chi da anni si impegna per la lotta sul territorio ma si tramuta anche in una volontà di socializzare le proprie esperienze e di condividire insieme momenti di socialità. Se pensiamo poi al delicato momento che la lotta al MUOS sta attraversando, con un movimento sempre più in crescita e sempre più attivo a livello locale, regionale e nazionale, allora i momenti di scambio e confronto diventano ancora più importanti, quasi indispensabili.

Vi aspettiamo tutte e tutti martedì 22 gennaio alla Sala Revolver

via Alvise Cadamosto, 19 (Catania) H: 20.00

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“BirdWatching in notturna: storie di ordinaria militanza”

Spesso e volentieri la sveglia e i ritmi di chi ha deciso di schierarsi e prendere posizione, di chi ha deciso i contrastare i poteri forti riappropriandosi di spazi, fisici e ideali, condividendo bisogni e speranze, sono spaventosamente strani e totalmente anormali. Ti potrebbe capitare di fare cose impensabili, quel tipo di cose che probabilmente nessun medico o amico che tiene un po’ alla tua salute, mentale e fisica, ti consiglierebbe di fare. Potresti ritrovarti a chiacchierare in una stanza con dieci persone, sedute rigorosamente in cerchio, fino alle due di notte; alle quattro del mattino rinchiusa in una stanza piena di fumo a scrivere un articolo; con 48, se non 72, ore quasi non stop di attività frenetica e, se sei fortunata, due pasti nello stomaco. Si, insomma, una vita salutare, certamente poco noiosa o caotica al punto di diventare quasi monotona.

Una delle ultime avventure in cui ci siamo imbarcati ha a che fare con un popolo che ha deciso che il proprio territorio deve essere rispettato, così come la salute di chi lo abita, da poltrone, poltroncine e poltronette dei palazzi, palazzotti e palazzetti. Il caso in questione è l’aberrante vicenda che da anni si consuma in contrada Ulmo, vicino Niscemi, che prende il nome di Muos e che nelle ultime settimane sta tornando a far parlare di sé. Dopo il dissequestro da parte della magistratura del sito militare, inizia a girar voce dell’imminente ultimazione della mega antenna: subito si mette in moto la macchina popolare del dissenso. Innumerevoli i blocchi e le attività partite in tutta la Sicilia, dove i Comitati NoMuos non si contano nemmeno più; davanti la base di Niscemi un presidio permanente e crescente tiene d’occhio la situazione e tenta di attirare su di se le attenzioni labili della stampa e della società civile: come spesso accade in queste occasioni, vita e morte si fronteggiano, nei loro sensi più ampi e complessi. Contestualmente, militanti e cittadini da tutta la Sicilia, come tante piccole formichine, vagano a tutte le ore del giorno e della notte, coordinandosi in una rete sempre più ampia, dandosi il cambio in una staffetta i cui premi sono Pace e Libertà.

In questo contesto dunque ci siamo dati al “birdwatching notturno”: un raro esemplare di gru pare essere in emigrazione verso Niscemi per finire di costruire la mega-antenna! Non potendo sfuggire a cotanto divertimento e spasso, ci rimbocchiamo le maniche e, alle 3.30 del mattino, partiamo alla volta del profondo sud, fermandoci ad un chilometro non precisato, di una strada statale non precisata, in una piazzola di sosta non ben identificata. Il posto perfetto, per perfetti pedinatori, professionisti dello spionaggio internazionale. A facilitare le lunghe ore di appostamento, l’ora e il gelo invernale, che di certo non mettono a proprio agio la tipica sicilianazza e il tipico sicilianazzo appena usciti dai 15 gradi di pochi giorni fa. Tra un “perché non ho portato il plaid?!” e un “la prossima volta una calzamaglia in più o, come minino, tre paia di calze ai piedi!”, prende avvio il gioco “spanniamo i vetri appannati” che, per quanto rendevano l’ambiente molto “padano”, di certo non erano utili ai fini della nostra presenza lì. Accovacciati dentro i nostri giubbotti, tra manifesti e striscioni in una macchina diventata, come spesso accade, l’armadietto di questo piuttosto che di un altro collettivo, ci sentiamo un po’ in trincea, in uno di quei momenti di stallo, in cui si aspetta che il nemico faccia un passo, si faccia vedere e tu, in questo caso armato di cellulare, sei pronto per il “contro attacco”.

Nel silenzio di quella strada buia, pur imprecando (ammettiamo!) a intervalli regolari, non puoi non riflettere e pensare che alla fine, nonostante tutto, ti senti al posto giusto, nel momento giusto. È una sensazione questa che non è così semplice da provare. Eppure, per chi ha deciso di contrastare i poteri forti e di farlo mettendosi in gioco in prima persona, accade spesso (almeno tanto quanto le volte in cui ci si ritrova in una stanza, con gente seduta in assetto circolare!). E stanotte, nel buio di quella strada statale imprecisata, ammettiamo di essere stati un po’ soddisfatti, forse felici, di essere lì al freddo e con la “nebbia padana”, perché sentivamo su di noi il calore di un movimento, la gratitudine di libere cittadine e liberi cittadini, il supporto di compagne e compagni e il senso di appartenenza ad una lotta sensata in cui la bandiera della ragione la portiamo noi. Pensando ai NoTav, agli operai dell’Ilva, agli studenti delle scuole in mobilitazione in tutta Italia ci sentivamo un po’ tutti loro, messi assieme, connessi dagli stessi obbiettivi che, seppur nella forma diversi, sostanzialmente uguali e complementari.

Ad alleviare le nostre sofferenze e pene (oltre che a porre un freno a sentimentalismi diabetici), il primo sole di dicembre che, per quanto poco caldo, ci ha non poco rincuorati, permettendoci di godere della bella Etna innevata e di verdi campi coltivati.

Arrivata “l’ora ics”, mettiamo in moto, pronti a ritornare ad un clima decente, desiderosi di un piumone e un materasso, per niente delusi di non aver avvistato il prezioso esemplare di gru, forse banalmente convinti di aver contribuito, seppur in minima parte, a bloccarlo lì dov’è.

Poi ha iniziato a piovere… ma questa la possiamo bollare come “un’altra storia”.