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Anche Catania Boicotta Omsa

Anche a Catania il Collettivo Aleph, il Collettivo Politico Experia e Officina Rebelde hanno raccolto l’appello delle operaie Omsa.
Messe in cassa integrazione e con l’azienda che delocalizza in Serbia hanno bisogno del supporto di tutti.
Boicottare attivamente tutti i rivenditori delle marche che fanno capo alla Omsa è l’unica speranza per queste lavoratrici di vincere la battaglia per il loro posto di lavoro.

E’ il momento di dire basta. Di far capire che alla crisi del neoliberismo noi rispondiamo con l’alternativa.
Un mondo diverso è possibile, se lo vogliamo, adesso.

 

arresti NoTAV: comunicato del Network Antagonista Torinese sulla dispersione dei detenuti notav

[Comunicato del Network Antagonista Torinese sulla dispersione dei detenuti notav]

Oggi, 9 febbraio 2012, è una giornata importante per i movimenti. In mattinata è stato reso noto il pronunciamento del tribunale del riesame in merito ai casi di quattro No Tav arrestati il 26 gennaio: nessuno è stato liberato e, se due sono stati trasferiti ai domiciliari, altri due, Giorgio e Luca, sono stati tenuti in carcere e trasferiti d’urgenza, rispettivamente a Saluzzo e Ivrea. Lo stesso destino toccava, dopo poche ore, ad altri in attesa di riesame: Jacopo, trasferito ad Alba, Tobia, trasferito a Cuneo, e Mambo, trasferito ad Alessandria. Nelle edicole torinesi il quotidiano La Stampa riportava dall’alba le dichiarazioni dei rappresentanti dell’OSAPP, il “sindacato” della polizia penitenziaria: “Questo gruppo di detenuti No Tav svolge un’intensa campagna di propaganda e di proselitismo all’interno della decima sezione del padiglione C. Ci sono già abbastanza difficoltà per gestire la situazione dell’ordinaria amministrazione, non possiamo disperdere altre preziose energie per affrontare un quadro che ricorda l’atmosfera dei ‘bracci’ politici degli Anni ‘70- ‘80. Il trasferimento di questi soggetti dell’area antagonista andrebbe deciso nelle prossime ore, per evitare altri prevedibili incidenti”.
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Bomsa – Boicotta OMSA, boicotta chi sfrutta

Da tempo ormai abbiamo familiarizzato con la “delocalizzazione” di aziende italiane: imprenditori di varie aziende decidono sempre più spesso di spostare la produzione dei propri prodotti in paesi dove i costi di  produzione (manodopera, pressione fiscale, ecc.) sono più bassi e permettono un guadagno maggiore.
La Fiat è una di quelle imprese che spesso utilizza questo termine. Marchionne non fa altro che minacciare da più di un anno uno spostamento repentino delle fabbriche in Serbia se non gli fosse stato permesso di fare ciò che voleva (ignorare il contratto collettivo nazionale; non reintegrare, dopo la cassa integrazione, gli operai tesserati FIOM). In realtà, come è tristemente prevedibile, la Fiat non è l’unica impresa che intende esplorare nuovi territori.

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Boicottare fa bene Più «cassa» alla Omsa

Fonte: RICCARDO CHIARI – il Manifesto | 02 Febbraio 2012

http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20120202/manip2pg/03/manip2pz/317387/

Ma l’azienda non cambia strategia: delocalizza in Serbia e aspetta. Il peso della pubblicità negativa Non saranno licenziate le 240 operaie dell’Omsa di Faenza, che sotto l’albero di Natale avevano trovato in regalo l’annuncio della mobilità a marzo, al termine della cassa integrazione. L’immediata reazione di lavoratrici, sindacati e dei potenziali acquirenti dei prodotti Golden Lady – con una campagna di boicottaggio che ha avuto vasta eco – ha convinto la proprietà a tornare sui suoi passi. Così l’incontro di ieri al ministero dello Sviluppo economico si è concluso con l’impegno dell’azienda a richiedere già oggi al ministero del lavoro la «cig in deroga». In parallelo è arrivata la conferma che ci sono trattative per la reindustrializzazione dell’area produttiva. Al summit ministeriale si sono presentati gli enti locali (Regione Emilia Romagna, Comune di Faenza e Provincia di Ravenna), i rappresentanti della Golden Lady e i sindacati. Al termine è stato firmato un verbale che fissa la road map delle prossime settimane: «C’è stato un passo avanti anche se la strada è ancora lunga – spiega Stefania Pomonte della Filctem Cgil – nonostante l’atteggiamento un po’ arrogante della proprietà, è stata accolta la richiesta di un ulteriore periodo di cig. Sarà il ministero del Lavoro a valutarne tempi e modi. Inoltre tutte le istituzioni, dagli enti locali al ministero, hanno manifestato il loro impegno per una chiusura positiva della vertenza. Tuttavia resta la preoccupazione per i progetti di rilancio dell’area industriale, di cui ben poco si sa». Più ottimista la Femca Cisl, che con Sergio Spiller azzarda: «La trattativa per il subentro sarebbe in stato avanzato, da definire solo alcuni aspetti legati ai finanziamenti». Ma la Golden Lady, almeno a giudicare da quanto accaduto dopo la delocalizzazione della produzione Omsa in Serbia, non è stata certo attendibile sul fronte della reindustralizzazione.