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28 settembre, manifestazione nazionale NoMuos

Nel pomeriggio di ieri, 28 settembre, un enorme serpentone di gente ha attraversato la città di Palermo. Nonostante i tentativi di ostacolare la partecipazione alla manifestazione nazionale nomuos, passando dal paventato arrivo di “black block” da mezza Europa fino ad arrivare alla chiamata in questura avventua il giorno prima della manifestazione di molti militanti nomuos di Niscemi, in diecimila abbiamo invaso la città. Siamo arrivati alla sede della Regione convinti di volerci riprendere le compagni e i compagni che il giorno prima avevano occupato la Sala d’Ercole e ce l’abbiamo fatta. Siamo arrivati a Palermo convinti di voler cacciare Crocetta dai suoi palazzi, e lo abbiamo costretto ad un esilio fuori dalla città. 994014_731942606832181_847158491_n

Con questa manifestaizone il movimento ha pienamente espresso la sua volontà di non voler più interloquire con le istituzioni, i cui palazzi possono essere violati e posti sotto assedio da un popolo che tenta di determinare la sua volontà, senza se e senza ma. La lotta è ancora lunga e di certo ci aspetterà un autunno caldo e lungo. Oggi esprimiamo la nostra soddisfazione per come è andata a Palermo, ben felici di aver dimostrato, ancora una volta, che  “Si parte e si torna insieme” per il movimento nomuos non è solo uno slogan.

 

 

(ennesima) azione intimidatoria per i nomuos – solidarietà!

Nella giornata di oggi, 27 settembre, diverse attiviste e attivisti nomuos sono stati raggiunti nelle loro abitazioni dalla polizia per vedersi notificata una semplice comunicazione, ovvero di presentarsi all’inizio della prossima settimana in commissariato.  Di cosa si tratti esattamente non si sa, almeno fino alla prossima settimana.

Non ci stupisce né il modo in cui queste notifiche sono avvenute né la tempistica, perfetta come sempre. Infatti è ormai prassi che proprio a ridosso di importanti e grosse mobilitazioni nazionali del movimento, prenda avvio la macchina del terrore, con l’unico scopo di intimidire e dunque diminuire la partecipazione della gente. Siamo passati da revoche fasulle fatte ad hoc per calmare gli animi, abbiamo sopportato i comunicati pieni di falsità in cui si paventava l’arrivo dei famigerati “black block”, ci sono stati pure sequestri di materiale “pericoloso” certamente appartenente al movimento e perquisizioni delle macchine di molti di noi e molto altro. Quello che mancava, in effetti, era un folto dispiegamento di sbirri che passa tutta la giornata di venerdì a bussare porta per porta, non per vendere l’ultimo modello di aspirapolvere, non per lasciare i volantini pubblicitari nella cassetta delle lettere, non per annunziare l’arrivo dell’apocalisse… ma per comunicare una chiamata in commissariato. In alcuni casi intere famiglie sono state invitate lunedì in commissariato a Niscemi.

Che qualcuno sia un pò allarmato possiamo capirlo. Questo movimento cresce ogni giorno sempre più. Si è appena conclusa un’estate di lotta che ci ha visti entrare in mille e più dentro la base, la stessa base militare che ormai violiamo ogni qual volta ci pare e piace, come quando abbiamo abbiamo voglia di un tranquillo picnic con amici e familiari. Nessuna rete e nessun divieto ormai riescono a fermarci. Lo abbiamo capito noi e lo ha capito pure chi vuole fermarci. Tant’è che dopo aver impedito a Crocetta il suo rientro a Palermo (“per motivi di sicurezza”),  il giorno prima della manifestazione nazionale che ci attende a Palermo ecco spuntare l’ennesimo tentativo intimidatorio nei confronti del movimento, utilizzando i soldatini vestiti in blu, del tutto assoldati agli interessi americani.

Se pensano di fermare così un movimento allora si sbagliano di grosso.

A chiunque abbia dovuto subire l’ennessima manovra repressiva esprimiamo la nostra solidarietà.

Domani  a Palermo saremo in tanti e saremo determinati. Tutti questi tentativi di bloccarci e spaventarci ci fanno capire che siamo sulla buona strada. E così continueremo.

NoMuos fino alla vittornomuosia!

Meridione: tra test d’ingresso e forze armate

 

Come ogni anno in tantissimi ci si ritrova a studiare e sperare, vedendo in quelle “risposte a crocette” il proprio futuro. Peccato però che quel futuro poi non solo non si realizzi ma addirittura nemmeno cominci, facendo svanire sogni ed attitudini di chi poi si ritrova con un pugno di mosche in mano: checchè se ne dica, per quanto si possa faticare e studiare, sappiamo tutti che fortuna e raccomandazioni giocano un ruolo principale nei test d’ingresso all’ università.Così, dopo i soldi spesi e gli sforzi fatti succede, per la maggior parte di noi, di non riuscire ad entrare nell’ università che vorremmo fare.

E’ chiaro che è impossibile tollerare un sistema generale a forma di imbuto, che preclude a molti l’accesso all’istruzione pubblica e alla maturazione di proprie attitudini. E’ altrettanto scontato che in un Sud già povero ed in cui ogni manovra dei governi passati non ha che peggiorato le cose, i test d’ ingresso sono solo l’ ultimo anello di una combinazione fatta ad hoc per creare sfruttamento e sottomissione.
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L’alternativa valida agli studi universitari diventa dunque iniziare a lavorare, ma trovare un posto di lavoro, anche temporaneo, è ormai una cosa quasi impossibile. Altro che lavoro a tempo determinato! Oggi trovare un lavoretto sottopagato, senza contratto e che duri più di un mese è il sogno più grande a cui un giovane meridionale può aspirare.
Senza un soldo e senza la possibilità di accesso ai corsi di studi per cui si è portati, lo sconforto ed il sentirsi mani e piedi legati diventano i compagni di vita di un giovane che non vede futuro.
È proprio in questo contesto di crisi sociale ed economica che entrano in gioco le nostre care forze armate: ebbene sì, lo stipendio garantito e la possibilità di fare carriera dentro l’esercito o carabinieri e polizia sono la scelta più ovvia per molti.
Non è un caso che la grandissima parte dei “volontari” siano meridionali.
Eccolo il nostro orgoglio nazionale, i nostri fieri militari che vanno ad esportare democrazia a suon di morti e le nostre bellissime forze dell’ ordine che difendono politicanti ed imprenditori senza scrupoli, forti coi deboli e deboli coi forti: ragazzi senza futuro a 20 anni rassegnati ad una vita di cieca obbedienza e sfruttamento.
 

militare

Noi non ci stiamo!
Crediamo che l’alternativa stia
nell’ autorganizzazione e nella lotta.
 
Non chiediamo, ma prendiamo.
Non aspetteremo tempi migliori,
lotteremo ADESSO.
Contro test d’ingresso ed università-azienda.
Per un’ università libera, gratuita e di qualità.
Per la pace e contro ogni esercito.
Contro forze del (dis)ordine ed a fianco di chiunque lotti.
Contro lo sfruttamento del capitale, per casa e reddito garantiti.
Per la possibilità di sognare… ancora.

Abbiamo scritto la storia… ma è solo l’inizio

 

Nel raccontare una storia è sempre opportuno cominciare dall’inizio. Ci sono casi in cui, però, certe storie è bene iniziare a raccontarle dalla fine.

1148882_10152153583179569_35074868_n  Torniamo dalla settimana di campeggio di lotta nomuos pieni di tante cose.     Della nostra soddisfazione, della nostra sorpresa, della fatica e della vita in comune di un campeggio di lotta. Siamo arrivati a invadere la base. Prima solo in dieci hanno scavalcato le recinzioni e scalato le antenne, con tutte e tutti noi a supportarli dall’altra parte delle reti. Poi in più di mille, a volto scoperto e a mani nude, il giorno successivo in corteo. Determinati ad arrivare dentro, ce l’abbiamo fatta. Abbiamo calpestato quel suolo strappatoci sotto i piedi tanto tempo fa, abbiamo corso verso le nostre compagne e i nostri compagni sulle antenne, abbiamo cantato questa piccola vittoria, felici di avercela fatta, tra un abbraccio e un altro, consapevoli di aver scritto un capitolo della storia che difficilmente potrà essere dimenticato.

È proprio in questa settimana che i mesi di lotta passati prendono un senso profondo di percorso, di strada collettiva. Vengono in mente gli appostamenti in luoghi ameni per monitorare l’arrivo della gru della Comina; le manganellate a gennaio e l’inizio del presidio; i blocchi con le mamme e i cortei partecipati; le difficoltà, la fatica nel comunicare e informare quanta più gente possibile; le tanti notti passate a tagliare quelle reti, a monitorare e studiare il territorio. Tutto questo ha portato a questa settimana, in cui persone provenienti da tutta Italia ed Europa si sono ritrovate al centro della Sicilia, alle porte di una base militare, a condividere fatiche, quotidianità e progetti.

Come dicevamo, certe storie è meglio iniziare a raccontarle dalla fine, proprio perché spesso la fine di una storia coincide con un inizio. Per noi, la fine di questo campeggio coincide proprio con un nuovo inizio per la lotta nomuos. Con le immagini ancora vive di quelle reti abbattute e calpestate da grandi e piccini, siamo consapevoli che da ora la lotta nomuos sarà ancora più impegnativa e dura ma ha anche la capacità di essere portata avanti forte di nuove pratiche e nuove forze. Dopo questa settimana ma, soprattutto, dopo il 9 agosto il movimento ha davvero realizzato la portata del suo potenziale e compreso, dopo la revoca della revoca di Crocetta, che nessun attore fuori dal movimento stesso può essere un alleato fidato.

Questa pagina di storia che migliaia di mani hanno scritto ci ha insegnato che la lucidità di un movimento che si muove come un corpo unico verso un obbiettivo può far succedere l’imprevedibile.

Fermarlo è possibile. Fermarlo tocca a noi.

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NoMuos, fino alla vittoria!

(foto di: in alto a sinistra Fabio D'Alessandro; in basso al centro Maddalena Migliore)