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#EatTheCity

Feuerbach nel 1862 scriveva che “l’uomo è ciò che mangia”, intendendo con ciò che l’uomo può essere definito a partire dalla condizione materiale in cui vive.

Utilizzando il punto di vista del filosofo tedesco per definire gli uomini oggi, certamente il risultato non è positivo se parliamo di cosa “mangia l’uomo”. È certo che il menù degli ultimi anni non sia dei migliori. Innanzi tutto perché non è determinato dai popoli ma, sempre più spesso, da chi siede su delle poltrone e gioca con le vite delle persone. In un grande calderone fumante buttano tagli all’istruzione e alla sanità; riforme che rendono il lavoratore schiavo e sottomesso alle logiche macabre della precarietà; articoli impervi in mezzo a decreti legge fiume che rendono banditi gli occupanti di case sfitte, estromettendoli dalle liste per l’assegnazione di un alloggio popolare e impedendogli di avere un contratto per la luce e il gas; repressione per ogni segno di rivolta, a colpi di lacrimogeni, manganelli, leggi e articoli del codice penale dal retrogusto fascista. Questo menù non molto leggero è generalmente presentato su un letto di scuse fresche del tipo “c’è la crisi”, “ce lo chiede l’Europa”, “facciamo dei sacrifici e andrà meglio”. Il dolce, dal retrogusto un po’ amaro, è un aumento di 80 euro nella busta paga di poche migliaia di persone, messo lì giusto in tempo per affrontare un turno elettorale e accaparrarsi qualche voto in più al parlamento europeo. E così, voilà… il pasto è servito.

A livelli di potere più basso la situazione non cambia. La “primavera di Bianco”, tanto attesa dopo le elezioni, tarda arrivare. La costante di questa nuova amministrazione sono gli sfratti di famiglie bisognose senza casa, la diminuzione di servizi essenziali a partire dai quartieri popolari, la repressione di forme di aggregazione e socialità fuori dagli schemi e libera. In linea con il menù del governo principale, anche a Catania si è ben allineata alle logiche di sfruttamento e repressione di Roma.

“Quello che passa il convento” a noi non basta più. Perché se è vero che vogliamo tutto, allora vogliamo anche autodeterminarci… e dunque decidere “cosa mangiare”. Abbiamo imparato a capire insieme quali sono i nostri bisogni comuni. È arrivato il momento di creare delle risposte comuni a queste esigenze. Sappiamo quello che vogliamo e, soprattutto, quello che non vogliamo. È ora di metterci ai fornelli, perché da ora decidiamo noi cosa mangiare e chi essere. Ci mangiamo la città.

Vogliamo una Catania che non sfratti le famiglie per morosità ma che renda fruibili i tanti luoghi vuoti che esistono. Vogliamo una Catania che non reprima la socialità e la cultura nata dal basso. Vogliamo una Catania antifascista, intollerante verso ogni forma di neofascismo, razzismo e omofobia. Vogliamo una città che riesca a riprendersi spazi abbandonati e riesca a riempire i suoi tanti vuoti.

I fuochi sono accesi e l’acqua bolle. Il nostro conflittuale banchetto sta per iniziare.

Stay tuned, enjoy and… #EatTheCity with us.

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#9A: corteo No MUOS

La manifestazione del nove agosto a Niscemi si è svolta a due giorni dalla salita sulle antenne di sette attivisti. Gesto coraggioso e ambizioso negli obbiettivi che certamente non poteva essere ignorato dal corteo.

Partito dal presidio di Contrada Ulmo dopo le 15.00, il corteo è stato costantemente scortato dalle forze di polizia all’interno della base mentre si muoveva lungo le reti. Durante il cammino, sono stati bruciati i divieti di dimora ricevuti nei giorni scorsi, a dimostrazione di come questi provvedimenti siano, per tutto il movimento, carta straccia. Dopo diverse battiture di reti, superato il cancello uno, diversi metri di rete sono stati tagliati. Subito, le forze di polizia in antisommossa hanno provato a evitare l’ingresso del corteo dentro, manganellando e calciando i manifestanti che sono rimasti lì, a resistere convinti di voler entrare. Infatti, il corteo è riuscito a comunque ad entrare, nonostante il tentativo di arresto, e ha velocemente raggiunto le antenne occupate, proprio vicino al MUOS.

Mentre il varco tagliato veniva presidiato e dunque reso inaccessibile dalla polizia, una parte del corteo decide di rimanere accampato in base, sotto le antenne occupate due giorni prima. Dopo qualche ora, il presidio dentro la base è stato brutalmente buttato fuori dalle forze dell’ordine. Attualmente rimangono due attivisti arrampicati sulle antenne, che non intendono scendere.

Nonostante i divieti di dimora, la devastazione del presidio e i cortei vietati, il movimento è riuscito negli obbiettivi che si era posto all’inizio di questa estate: bloccare la guerra. Lo hanno fatto in sette, a partire da giovedì sera, lo abbiamo fatto in centinaia entrando dentro la base e volendoci rimanere. Con le immagini di Gaza bombardata, abbiamo portato dentro una base militare americana una bandiera palestinese. Ancora una volta, ci siamo riappropriati di un pezzo della nostra terra, correndo per quella base verso le antenne occupate, con la promessa di farlo ancora ed ancora, perché quella è casa nostra. In barba a votazioni parlamentari che approvano il MUOS, e alla totale assenza di forze politiche che intendono appoggiare le sue istanze, il movimento ha capito che può contare esclusivamente su forze proprie.

Hanno deciso di voler rimanere a Niscemi, di voler devastare una bellissima sughereta e di costruire il MUOS nonostante tutto? Ebbene, dovranno aspettarsi antenne occupate che dovranno spegnere (bloccando così le comunicazioni militari), reti tagliate di giorno e di notte, e centinaia di persone che entrano dentro quando e dove vogliono, rendendo quella base militare sempre più vulnerabile.

Non inizia e non finisce nulla questo 9 agosto. Semplicemente, continua la storia di un movimento.

No MUOS, fino alla vittoria.

Campeggio No MUOS: in sette occupano tre antenne

Al terzo giorno di campeggio, Niscemi si sveglia con tre attiviste e attivisti arrampicati su tre antenne, proprio vicino alla stazione MUOS.

Il campeggio, iniziato il 6 agosto, ha gia attirato decine e decine di persone provenienti da tutta Italia: da Milano a Caserta, da Bologna a Napoli. Ieri sera la notizia dei sette compagni e compagne arrampicati su tre antenne vicine al MUOS. Tra l’entusiasmo generale, è da subito partito un presidio al di là della rete più vicina a sostegno dei sette. Chi è su ha da subito chiarito che non hanno intenzione di scendere presto,  nemmeno il 9 agosto, per il corteo. In effetti,  i livelli di organizzazione del gruppo sono molto alti e dunque è possibile che riusciranno a resistere per giorni.

In segno di protesta contro i morti delle guerre, gli attivisti hanno addosso delle macchie rosse per ricordare le migliaia di morti in guerra. Un pensiero speciale naturalmente va alla Palestina, che da più di un mese è sotto attacco. E proprio con la Palestina nel cuore, gli attivisti hanno deciso di salire a tempo indeterminato sulle antenne NRTF per bloccare le comunicazioni militari della Marina statunitense in tutto il mondo.

Contro la militarizzazione del territorio, contro le guerre,  per un uso della nostra terra consapevole e deciso dal popolo che lo abita, invitiamo tutte e tutti alla manifestazione del 9 agosto che partirà alle 15 dal presidio no muos di contrada Ulmo.

QUI NESSUNO ARRETRA! Oltre la repressione No MUOS

A pochissimi giorni dall’inizio del campeggio No MUOS e dalla manifestazione del 9 agosto, sono stati notificati a 29 attivisti No MUOS dei divieti di dimora nel Comune di Niscemi. I fatti a cui si riferisce l’atto sono il 9 agosto scorso, data in cui in migliaia abbiamo invaso la base NRTF della US Navy, e il 25 aprile di quest’anno, data in cui è stato simbolicamente liberato il pozzo. Come si legge dagli atti: “la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Niscemi, richiesta dal Pubblico Ministero, appare quella più idonea […] tenuto conto proprio dell’assoluta necessità di prevenire la reiterazione di fatti analoghi a quelli verificatesi in precedenza, considerata la capacità dei soggetti indagati di sobillare gli altri manifestanti (locali e non) nella perniciosa direzione di forme di protesta estreme, più massicce e pericolose per l’incolumità pubblica ed individuale.

Il giorno successivo la notifica di questi atti, la notizia che il percorso comunicato dagli attivisti per il 9 agosto non è stato accettato dal Commissariato. Lo stesso percorso percorso fatto in corteo un anno fa, lo scorso 9 agosto, oggi è pericoloso e dunque impossibile da praticare.

Non ci vuole molto a capire che la ratio di questi provvedimenti è tutta politica.

A riguardo vorremmo spendere due parole perché, per una volta, le procure e i tribunali hanno visto bene: la lotta contro al MUOS è una lotta che ci appartiene.

Che “il vento sia cambiato” ce ne siamo accorti da un po’. Non è solo cambiato l’atteggiamento della politica istituzionale locale ma anche degli atti repressivi rivolti a tutte e tutti noi. Decine e decine sono state le persone denunciate per l’invasione di base del nove agosto scorso e decine e decine le denunce notificate a molti per innocenti pic-nic, cacce al tesoro o semplici cortei non autorizzati.

Questi 29 divieti di dimora sono dunque l’apice di un’escalation partita all’indomani della revoca della revoca di Crocetta e della prova di forza del movimento tutto.

Quello che ci fa riflettere di questi divieti di dimora è l’accuratezza, quasi maniacale, con cui si fanno dei distinguo. Si fa la lista di alcuni gruppi di compagne e compagni “riconducibili a movimenti anarchici e di contestazione radicale siciliani”, che avrebbero preso a “spingere, sferrare pedate e pugni all’indirizzo degli operatori delle forze dell’ordine” utilizzando anche “bastoni e diverse aste di bandiera per colpire gli agenti […] e lanciato verso gli stessi pezzi di legno, pietre e bottiglie”. Accuratezza maniacale che ricorda molto l’ultima Relazione sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza che parla, nel caso dei No MUOS, di un’ala legalitaria (quella dei comitati) e di una antagonista ed anarchica “determinata a compiere azioni di lotta più incisiva”. Emerge quindi, nell’accurato lavoro di gruppo delle Questure di Palermo, Catania e Messina, l’unico scopo politico di questi divieti di dimora: dividere i buoni dai cattivi, isolare i denunciati, reprimere.

E non può che essere politica la ratio di questi provvedimenti.

Abbiamo imparato a conoscere Niscemi, la sua storia, i suoi limiti e le sue potenzialità. Conosciamo bene la vicenda del MUOS, i responsabili politici e non. Sappiamo che Niscemi ha vissuto una delle guerre di mafia più sanguinose degli anni ’90, in cui per molto tempo era un’abitudine condividere il bancone del bar con un boss mafioso, e in cui per ben due volte la giunta è stata sciolta per infiltrazioni. Niscemi è anche il luogo in cui da più di 20 anni esiste una base della marina militare americana che, senza nessuna discussione in parlamento, senza nessuna consultazione del popolo, grazie ad un trattato segreto risalente al 1954, sta lì ed è stata costruita con l’aiuto di ditte a cui non è stato chiesto nessun certificato antimafia (perché la legge così permette). Questa base NRTF ospita una delle quattro stazioni terra del MUOS, potente sistema di comunicazione delle forze armate USA, potente quanto dannoso per la salute dei cittadini che ci abitano attorno. Il numero di leggi e margini superati dagli aitanti Stati Uniti è alto: dalla continuazione dei lavori al cantiere senza avere l’autorizzazione per farlo al superamento dei limiti di legge delle emissioni elettromagnetiche.

Noi a Niscemi ci siamo incontrati, ci siamo contaminati e ci siamo fatti movimento con molte altre persone. Insieme a compagni antagonisti, a casalinghe, a studenti, a professionisti, ad agricoltori, precari o disoccupati abbiamo bloccato per giorni e giorni la base e i lavori, abbiamo tagliato le reti abusive di quella recinzione militare, abbiamo sabotato le fibre ottiche, abbiamo invaso la base, siamo saliti sulle antenne. Abbiamo fatto questo per mesi, instancabilmente, uniti e sostenuti solo dalla forza che la lotta sa dare.

Ora 29 divieti di dimora e i conseguenti interrogatori. In questo modo dovremmo lasciare spazio al malaffare del MUOS, alle forze armate d’oltre oceano… che evidentemente per la legge hanno più diritto di noi di stare a Niscemi, nella sughereta?

Ovviamente non ci stiamo, ovviamente non accettiamo il disegno politico di questi provvedimenti e ovviamente non facciamo un passo indietro.

Indiciamo un’assemblea per lunedì 4 agosto, alle ore 20.30 in Piazza Asmundo per discutere insieme di queste misure repressive e rilanciare la lotta contro la militarizzazione.

Qui nessuno arretra. Felici di riuscire a “sobillare gli altri manifestanti nella perniciosa direzione di forme di protesta estreme”…

Collettivo Aleph

Foto di Fabio d'Alessandro
Foto di Fabio d’Alessandro