#9A: corteo No MUOS

La manifestazione del nove agosto a Niscemi si è svolta a due giorni dalla salita sulle antenne di sette attivisti. Gesto coraggioso e ambizioso negli obbiettivi che certamente non poteva essere ignorato dal corteo.

Partito dal presidio di Contrada Ulmo dopo le 15.00, il corteo è stato costantemente scortato dalle forze di polizia all’interno della base mentre si muoveva lungo le reti. Durante il cammino, sono stati bruciati i divieti di dimora ricevuti nei giorni scorsi, a dimostrazione di come questi provvedimenti siano, per tutto il movimento, carta straccia. Dopo diverse battiture di reti, superato il cancello uno, diversi metri di rete sono stati tagliati. Subito, le forze di polizia in antisommossa hanno provato a evitare l’ingresso del corteo dentro, manganellando e calciando i manifestanti che sono rimasti lì, a resistere convinti di voler entrare. Infatti, il corteo è riuscito a comunque ad entrare, nonostante il tentativo di arresto, e ha velocemente raggiunto le antenne occupate, proprio vicino al MUOS.

Mentre il varco tagliato veniva presidiato e dunque reso inaccessibile dalla polizia, una parte del corteo decide di rimanere accampato in base, sotto le antenne occupate due giorni prima. Dopo qualche ora, il presidio dentro la base è stato brutalmente buttato fuori dalle forze dell’ordine. Attualmente rimangono due attivisti arrampicati sulle antenne, che non intendono scendere.

Nonostante i divieti di dimora, la devastazione del presidio e i cortei vietati, il movimento è riuscito negli obbiettivi che si era posto all’inizio di questa estate: bloccare la guerra. Lo hanno fatto in sette, a partire da giovedì sera, lo abbiamo fatto in centinaia entrando dentro la base e volendoci rimanere. Con le immagini di Gaza bombardata, abbiamo portato dentro una base militare americana una bandiera palestinese. Ancora una volta, ci siamo riappropriati di un pezzo della nostra terra, correndo per quella base verso le antenne occupate, con la promessa di farlo ancora ed ancora, perché quella è casa nostra. In barba a votazioni parlamentari che approvano il MUOS, e alla totale assenza di forze politiche che intendono appoggiare le sue istanze, il movimento ha capito che può contare esclusivamente su forze proprie.

Hanno deciso di voler rimanere a Niscemi, di voler devastare una bellissima sughereta e di costruire il MUOS nonostante tutto? Ebbene, dovranno aspettarsi antenne occupate che dovranno spegnere (bloccando così le comunicazioni militari), reti tagliate di giorno e di notte, e centinaia di persone che entrano dentro quando e dove vogliono, rendendo quella base militare sempre più vulnerabile.

Non inizia e non finisce nulla questo 9 agosto. Semplicemente, continua la storia di un movimento.

No MUOS, fino alla vittoria.