Circa un migliaio ieri le persone che a Marsala hanno sfilato dietro uno striscione che recitava “la Sicilia non è laboratorio di guerra”. L’ennesimo abuso della potenza statunitense ha portato in piazza movimenti, comitati e associazioni che hanno percorso le vie di Marsala in una manifestazione dalla composizione ricca e trasversale esprimendosi inequivocabilmente contro ogni guerra e militarizzazione dei territori. Ma i “mille” di ieri non sono scesi in piazza a Marsala per difendersi ma per rilanciare. Quello che la giornata del 31 ottobre ci lascia è la determinazione di una Sicilia che non è disposta ad essere l’ingranaggio di nessuna guerra, che non è disposta ad essere sfruttata e devastata da nessuno, non importa quanto lontano la cabina di regia della controparte e quanti muscoli possa mostrare. Dalla prospettiva privilegiata di chi le questioni territoriali prova a guardarle da dentro, scopriamo che ogni giorno di più ed ogni giorno più intensamente quest’isola è un laboratorio sì, ma di lotte. Lotte che nel territorio siciliano abitano e al territorio vogliono parlare.
Un laboratorio che può essere fucina di conflitti e che sarà tutto in espansione se sapremo cogliere ed attraversare le contraddizioni della nostra isola, con lo sguardo lungo all’orizzonte.