Archivi tag: repressione

Solidarietà a* antirazzist* trevigian*!

Quei flussi migratori che dal Mediterraneo fanno tappa in Italia si scontrano oggi con una politica istituzionale incapace, spesso impotente, o addirittura apparentemente tutta tesa a creare emergenze continue, tensioni evitabili se solo si stesse più attenti. In questo clima alle volte al limite della tolleranza, ancora una volta, si affacciano Forza Nuova, Casa Pound e Lega, approfittando della disperazione e della paura della gente per aggregare persone attorno a temi populisti, scarni di contenuti ma comunque efficaci. E’ così che Treviso, Roma, Livorno, e alcuni altri episodi avvenuti nei mesi scorsi, rischiano di essere solo i primi momenti di un’ escalation della paura del diverso, dello straniero. Da Catanesi conosciamo bene sia la difficoltà della gestione degli sbarchi, sempre in aumento, sia la bellezza dell’ accoglienza e dello scambio reciproco. Portiamo dentro la storia della contaminazione dei popoli e sappiamo quanto questa valga più di semplicistiche e cieche paure del diverso. Sappiamo anche come, in momenti di difficoltà collettiva, la più becera politica, da quella populista a quella fascista, ma anche il malaffare, riescano facilmente ad attrarre con i loro discorsi e proposte persone sempre più incerte e impaurite. Per questo crediamo che spendersi a difesa dei migranti, per l’apertura delle frontiere e la libera circolazione, sia di fatto opporsi a correnti neo-razziste e neo-fasciste. Esprimiamo la massima solidarietà a quanti oggi sono stati strattonati malamente dalla polizia, caricati sui cellulare e arrestati a Treviso, solo per aver manifestato il proprio legittimo sentimenti antirazzista e antifascista dopo gli spiacevoli fatti accaduti nei giorni scorsi.

Contro razzismi e fascismi, tutt* liber*!

Solidarietà al TMO di Palermo sgomberato

GORGO - by Nemo ph: Piero Cosentino
GORGO – by Nemo
ph: Piero Cosentino

Questa mattina le forze dell’ordine hanno sgomberato il TMO, Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo, luogo di cultura, teatro, arte e socialità occupato circa un anno e mezzo fa. Notizia questa che ci lascia quantomeno a bocca aperta. Non entriamo nel merito della scomoda posizione che il sindaco Orlando, ancora una volta, ha: ciò che si presenta “sinistra” e poi sgombera spazi di socialità e arte, certamente, non è uno spettacolo bello né tanto meno semplice da giustificare. Non entreremo nemmeno in merito al forum sulla gestione dei beni comuni che ha visto, tra i promotori, anche gli occupanti del TMO e che ha raccolto la partecipazione anche di alcuni esponenti del consiglio comunale di Palermo. Queste questioni le lasciamo ai compagni palermitani, che conosco meglio di noi le dinamiche della loro città e che certamente sono in grado di interpretare certi avvenimenti in maniera più consapevole e accurata di noi.

Lo sgombero del TMO è per noi un grave segno di abuso e sopruso. Questa esperienza di occupazione, in linea con molte altre simili nel resto d’Italia, in un anno e mezzo ha parlato alla città di Palermo di arte, teatro e cultura in una chiave del tutto nuova, usando il linguaggio dell’autogestione, dell’autodeterminazione e della partecipazione attiva a un progetto comune. Non siamo certo noi in grado di “valutare” la bontà artistica e teatrale del TMO, per questo forse parlano chiaro le molte serate sold-out e i recenti successi raggiunti. Sappiamo però riconoscere quando un progetto collettivo è in grado di aggregare e coinvolgere le persone, quando una visione inizialmente eretica può invece diventare sogno comune. E la solidarietà che in queste ore sta arrivando al TMO, forse, dimostra anche questo. Anche noi non possiamo che esprimere solidarietà ai compagni e agli artisti del Teatro Mediterraneo Occupato, certi che dei cancelli saldati non fermeranno la carica artistica e collettiva che sono nate durante un anno e mezzo di occupazione.

Perché #sui17cimettiamolafirma e non solo

11072271_10206715533112588_735751105_nUna settimana fa la notizia clamorosa di 17 obblighi di firma nei confronti di 17 compagne e compagni di Palermo, dei centri sociali Ex-Karcere e Anomalia. L’accusa è di “associazione a delinquere”, in quanto facenti parte dei due centri sociali costituitisi “al fine di commettere delitti contro l’ordine pubblico, l’incolumità pubblica, il patrimonio e la persona”. Nello specifico, i fatti contestati, e per cui si è arrivata a cotanta fantasiosa accusa, sono per la maggior parte cortei e occupazioni svoltisi tra il 2010 e il 2011 contro la riforma universitaria dell’allora Ministro Gelmini.

Quel periodo è impresso molto bene nella memoria collettiva di un’intera generazione. Moltissime piazze in tutta Italia erano colme di giovani studenti, in pieno fermento politico e sociale, tutti determinati a fermare quella riforma sul mondo dell’istruzione universitaria, ennesimo atto dello smantellamento sia del diritto allo studio che della qualità della formazione (e, col senno di poi, dire che quelle piazze avevano ancora una volta ragione è forse poco). A Palermo, come in molte altre città, si sono svolte tante, tantissime manifestazioni (alcune delle quali certamente non comunicate alla questura), sono stati occupati degli edifici ed è anche successo di scontrarsi fisicamente con la polizia, unica risposta che in mesi di mobilitazione molti studenti hanno ricevuto dal governo.

Ma di questo si è parlato molto e su questo non vogliamo tornare, perché ciò che colpisce l’attenzione è altro.

Non possiamo e non vogliamo ridurre questi 17 obblighi di firma a “l’ennesimo atto repressivo ingiustificato e sproporzionato”, perché sarebbe scorretto, miope. Questi 17 obblighi di firma sono il risultato di un fantasioso quanto infame teorema in cui centri sociali impegnati sul territorio, che promuovono il diritto allo studio attraverso il doposcuola popolare e che lo sport come forma di socializzazione attraverso una palestra, diventano luoghi in cui si delinque. Il tentativo è quindi quello di distorcere il senso reale delle cose, come il valore politico e sociale di uno spazio occupato, e di provare ancora una volta a recidere ogni forma di dissenso attraverso accuse pesanti e misure sproporzionate. Così, il problema politico degli spazi che mancano, del dissenso che diventa rabbia e riempie le strade, dell’esigenza di dover insieme creare delle condizioni per risolvere dei problemi generati crisi e governi viene del tutto svilito, volutamente messo da parte e non considerato. Diventa reato di associazione a delinquere o problema di ordine pubblico. Impianto infame, fortemente sostenuto da una stampa che, senza ritegno, una settimana fa sbatteva i nomi e i cognomi di queste 17 persone tacciate di essere, appunto, delinquenti, violenti.

Criminalizzare il dissenso. Ecco quanto.

Noi sappiamo bene che Ex Karcere e Anomalia non sono associazioni a delinquere, sappiamo anche che dentro la Palestra Popolare non si allenano pericolosi picchiatori e conosciamo quelle 17 persone per quello che sono, compagne e compagni.

In queste occasioni si scrivono molte parole, dettate dal bisogno di colmare spesso delle distanze fisiche e dimostrare, far arrivare in qualche modo il calore della solidarietà, l’attenzione a non voler lasciare solo nessuno. Ed è giusto che sia così.

In questo caso, per noi le parole scritte sono superflue perché, oltre a “metterci la firma”, venerdì saremo a Palermo, alla manifestazione cittadina indetta contro queste misure. Condividere questa piazza è per noi il modo migliore per dire a questi nostri compagni che ci siamo, solidali e complici.

Si parte dal Centro Sociale Liotru, via Montevergine 8, alle 13.00 di venerdì 20 marzo. Chiunque voglia aggiungersi o avere altre info può chiamare il 3276104927.

#21F, Milano – Torino: il viaggio infinito

Una mobilitazione riuscita quella di oggi, 21 Febbraio, a Torino: 15.000 persone in piazza, presente il popolo No Tav delle grandi occasioni, assieme a migliaia di solidali arrivati da tutta Italia (e anche oltre).”

E’ questo è stato, una manifestazione grande, veramente grande, che sotto una pioggia battente ha mostrato le facce di chi lotta, le fasce dei sindaci, le bandiere di tanti, il trenino con i bambini e gli anziani, i cartelli con i costi del tav, gli striscioni di solidarietà, la geografia resistente delle lotte per il territorio.”

Fine del corteo in Piazza Castello - foto da notav.info
Fine del corteo in Piazza Castello – foto da notav.info

E’ molto bello leggere i toni entusiastici del movimento, vedere le foto di una Piazza Castello stracolma di gente, leggere che in 15.000 i no tav hanno attraversato Torino, smontando del tutto le iniziali ripercussioni di alcuni sulla scelta della città al posto dell’abituale Valle. Tutto ciò è molto positivo e fa un gran piacere. Ma sarebbe stato molto meglio vederlo coi proprio occhi piuttosto che leggerlo; sarebbe stato molto meglio sentire il calore del popolo no tav in una uggiosa giornata di pioggia piuttosto che leggere stralci di interventi a fine corteo. Sarebbe stato quindi bello esserci ma, se sei un no tav e ieri partivi da Milano questa possibilità ti è stata automaticamente preclusa.

Cosa è successo.

Dalle 8.00 del mattino la stazione centrale di Milano inizia ad essere presidiata dalle forze dell’ordine, a controllare non si sa bene cosa. Qualche ora dopo, un gruppo di no tav (diciamo una settantina, arrotondando per difetto) arriva in stazione e, con un biglietto collettivo, sale sul treno che doveva partire alle 11.18 alla volta di Torino. Iniziano i controlli a tappeto sul treno, arriva l’antisommossa che si schiera all’inizio del binario e davanti ai vagoni pieni di no tav, mentre un gruppo folto di digossini inizia a parlare con gli attivisti. Bisogna pagare tutti i biglietti, anche i pochi non coperti dal biglietto collettivo. Inizialmente gli attivisti si rifiutano “piuttosto occupiamo i vagoni”; la risposta è chiara e arriva dalle forze dell’ordine, che comunicano al capo treno e ai controllori “la situazione è semplice: o si regolarizzano o il treno non parte”. Infatti, il treno delle 11.18, certamente pieno di no tav, ma anche di altri passeggeri, non parte. Inizia una lunga trattativa che, non soltanto blocca la partenza di un altro treno (quello delle 12.18) ma si conclude con il pagamento da parte degli attivisti dei biglietti scoperti e di una multa. Insomma, nel giro di un’ora e mezza sono stati pagati più di 500 euro tra biglietti e multe. Intanto, i passeggeri “normali” hanno cambiato tre treni, tutti e tre rimasti fermi, salendo ad uno ad uno, dall’unica porta aperta del treno, con uno o due controllori che chiedevano il biglietto.

Agghiacciante.

Poco prima delle 14.00, pagato il salato conto, e dopo tre treni non partiti, due treni pieni partono da Milano direzione Torino.

Alla stazione di Rho il treno si ferma come di consueto ma non riparte pochi minuti dopo. Il capotreno comunica “problemi di ordine pubblico” dovuti da “manifestanti” che, a quanto pare, anche a Rho volevano salire senza biglietto. Peccato che fuori non c’è nessuno se non, ancora, antisommossa e digos. Dopo mezz’ora ripartiamo, con in testa l’idea, sempre più chiara, che questo treno non lo guida più un macchinista, che il capotreno non parla più per bocca sua.

Il treno dunque riprende il viaggio, iniziamo a chiamarlo “treno speciale”: partito a luci spente (solo poi accese) non annunciato in nessuna stazione, totalmente fuori orario, con poche porte utilizzabili. Arriviamo alla stazione di Novara. Anche qui, ci fermiamo ma non ripartiamo. Arrivano poco dopo gli altri due treni da Milano che, nella mattina, erano saltati. Arrivano e si fermano, anche loro. Tutti scendono dal treno e, ancora una volta, veniamo accolti in stazione da antisommossa e digos. Passano i minuti e non si muove nulla, non si capisce il motivo del blocco che ormai non coinvolge solo i treni Milano-Torino ma che diventa di tutti i binari dei treni. Quando lo speaker della stazione annuncia che i treni da e per Milano avrebbero subito tutti dei ritardi imprecisati a causa di “manifestanti notav” allora tutto diventa molto più chiaro e palese: non dobbiamo arrivare a Torino, assolutamente. Non importa se la stazione è anche piena di gente pendolare, lavoratori, famiglie. A Torino non si arriva. Il gruppo di no tav torna dunque a fronteggiarsi con la polizia, blocca per pochi minuti i binari della stazione gridando “Il corteo lo faccio qui!”.

La conferma dello squallido gioco delle forze dell’ordine arriva, quasi sottovoce, da uno di FS quando ammette che non decidono loro, che non hanno idea di quando si sbloccherà la situazione, che dipende dal Prefetto. Se per lui va bene, si parte, altrimenti si sta lì.

In stazione si crea un gran caos: da un lato i no tav che giustamente denunciano un blocco ingiustificato dei treni; tutto intorno gli altri passeggeri che tentano di capire, chiedono, si arrabbiano, sbuffano. Dopo le 16.00 lo speaker annuncia la partenza del treno verso Torino “dal binario 3”. Si sale tutti insieme, stretti stretti, sull’ennesimo “treno speciale” della giornata.

Dopo poco più di un’ora si arriva a Porta Susa ma, se sei no tav, non scendi lì: la polizia, sempre in antisommossa, è lì pronta ad accogliere il gruppo milanese. Si tira dritto a Porta Nuova dove, essendosi conclusa la manifestazione, un gruppo di compagni presenti al corteo ha raggiunto la stazione per accogliere “i milanesi”. Si riesce ad uscire dalla stazione e, in una Torino bagnata e militarizzata, si parte in corteo spontaneo prima verso piazza Castello, poi verso la Cavallerizza Occupata.

20150221_175416
Corteo spontaneo all’arrivo dei milanesi
20150221_181756
Parte della polizia a seguito del corteo spontaneo

Tensione, a tutti i costi.

Quello che è successo ieri tra Milano e Torino è molto grave, sotto molto profili, e deve aver colpito qualsiasi persona di buon senso.

Infatti, da un lato il profilo repressivo, privo di fine, messo in atto dalle forze dell’ordine e le questure. Trenitalia nelle mani della polizia che una volta deciso, in maniera assolutamente arbitraria, che “a Torino oggi non si arriva”, si prende il potere di bloccare fino a tre treni e tantissime persone a bordo, dalle più diverse. Repressione a carico dei no tav che, in forme sempre nuove, si manifesta sotto forma di abuso di potere.

Dall’altro, gli eventi successi ieri tra Milano e Torino hanno permesso ai soliti servi dello stato di tirare fuori il manuale “Come ti costruisco il nemico ordine pubblico no tav”. Infatti, in un contesto di totale incertezza, in cui le informazioni che circolano vengono da un auto parlante che sbandiera “ problemi di ordine pubblico a causa di manifestanti no tav”, parlando per bocca della questura, è molto semplice che la percezione delle persone possa essere facilmente condizionabile. Fin dalla stazione di Milano, l’intento delle forze dell’ordine, agendo tramite gli impiegati FS, è stato quello di dividere passeggeri “normali” e attivisti. Gli impiegati FS passavano per i vagoni invitando la gente a spostarsi alla chetichella in altri binari, dentro altri treni, tenuti a luci spente, con tutte le porte bloccate tranne una o due, presidiata come se non ci fosse un domani. Tra le tante idiozie sentite pure “chiuda il finestrino che questi ci saltano dentro!”. A Novara però si tocca il fondo. Il palese blocco dei treni derivato dalla decisione di questori e questorini, ovviamente si cerca di presentarlo come “il blocco dei no tav” che, se è vero che hanno bloccato i binari per pochi minuti, è anche vero che capito il gioco delle forze dell’ordine, sono risaliti sui treni. Nonostante ciò, funzionari FS e digos continuavano a dare la responsabilità dei treni fermi al blocco dei binari da parte dei no tav. Solo una sapiente comunicazione da parte degli attivisti e di molti solidali tra gli altri passeggeri ha permesso di fare chiarezza, nello sgomento generale della gente. Tante persone inizialmente stizzite dalla presenza dei manifestanti (“i soliti violenti, che manifestano in maniera sbagliata, non pacifica, bloccando tutti insensatamente”), diventano solidali ai no tav che “non possono mica fare blocchi invisibili dei binari! Non ci sono, fate partire questo treno e smettetela!”.

Ed è proprio questo dato che possiamo portarci a casa, dopo la fredda giornata di ieri passata in tante stazioni del treno. Hanno provato a mettere i passeggeri dei tre treni contro il gruppo di no tav. Ma non ce l’hanno fatta perché non solo le ragioni del movimento sono troppo più forti (“ma fateli arrivare a Torino! Che tanto l’opera è veramente inutile, che male c’è a dirlo?!”), ma il tentato giochino di spacciare una mossa della polizia come un’azione diretta di blocco no tav era palesemente una bufala.

Ce ne sarebbero ancora da raccontare di episodi avvenuti in più di quattro ore di viaggio (al posto di un’ora e mezza): sui alcuni funzionari FS che sembravano più sbirri che altro (e forse lo erano davvero, perché no), del ruolo di Trenitalia all’interno di questa infinita scacchiera, degli atteggiamenti di digos e polizia, perennemente equipaggiata di casco, scudo e manganello, del fatto che arrivati a Torino, la stazione di Porta Susa era quasi del tutto chiusa e a Porta Nuova la polizia si sprecava.

Ce ne sarebbero ancora tante da dire.

È meglio chiudere il racconto di questa giornata di ordinaria repressione con l’immagine dei tanti solidali durante il viaggio e dei due gruppi di compagni che si riuniscono in stazione e partono in corteo. Perché i no tav sono ovunque e si supportano sempre a vicenda, in quanto “si parte e si torna insieme”.