Pochi giorni fa, ad alcuni compagni sono state notificate delle denunce per alcuni fatti avvenuti il 12 Aprile a Roma, durante il corteo nazionale contro austerity e la precarietà, contro il piano casa e Jobs Act. Ennesima pioggia di denuncia questa, a seguito di autunno caldo che ha attraversato tutta Italia. La piazza del 12A era di tutti e a tutti appartengono le pratiche di assedio ai palazzi del potere messe in atto durante quella giornata. Più che “incappucciati”, ricordiamo la presenza delle famiglie in testa al corteo, dei migranti, dei disoccupati. Una piazza quella del 12A piena e molto diversa, accomunata da esperienze simili di resistenza. Esprimiamo piena solidarietà a chi è stato denunciato, rigettando ancora una volta la logica dei “buoni” e dei “cattivi”: siamo tutti compagni, buoni e cattivi allo stesso modo. Riportiamo di seguito il comunicato congiuto delle realtà promotrici di quella giornata.
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Dopo la tre giorni in Val di Susa: report
Il consolidamento del blocco di governo renziano e delle riforme, nel contesto del semestre di presidenza europea, segna una seconda fase delle politiche di austerity, in cui timide concessioni ai ceti medi ai fini di una stabilizzazione degli equilibri fra blocchi sociali convivono con l’approfondimento dell’attacco al reddito e il peggioramento delle condizioni di vita complessive. Il modello di questa riproduzione sociale nella crisi è ormai esplicitamente caratterizzato dall’esercizio di una funzione di saccheggio sui territori e le loro risorse, il disciplinamento della povertà tramite lavoro, la frammentazione e l’indebolimento di ampie fasce sociali. I processi di marginalizzazione prodotti dall’iniziativa capitalistica approfondiscono le differenze esistenti e operano nuovi tagli sociali: un segmento generazionale, fra gli altri, è oggetto di un’esclusione senza precedenti, tanto sul terreno sociale quanto su quello produttivo, di valorizzazione delle proprie capacità, di soddisfazione dei propri bisogni. La risposta istituzionale si incarna nel modello Expo2015: enormi profitti per chi ci specula, lavoro gratuito o sottopagato rigorosamente a termine e precario per noi.
Ma se la proletarizzazione violenta dei più giovani punta ad indebolirne il potenziale rivendicativo, è esattamente su questo piano, quello di un’inclusione non produttiva ma conflittuale, che si apre per noi la possibilità di ricomporre-contro un territorio sociale frammentato e disperso. La ricomposizione politica della nostra controparte non è infatti priva di ambivalenze nella misura in cui per i soggetti che pagano la crisi si chiude, col blocco di consensi attorno a Renzi, ogni spazio di rappresentazione nell’arena istituzionale. Di questa contrapposizione sociale, spontanea, diffusa, ma che fatica ad assumere dimensione collettiva noi vogliamo essere aggregatori e catalizzatori.
Per questo desideriamo sperimentare, quest’autunno, delle forme di sciopero sociale e metropolitano che sappiano eccedere tanto le forme classiche e categoriali di astensione dal lavoro, quanto l’attivazione esclusiva dei percorsi già esistenti, raccogliendo la sfida del blocco della città e dei suoi flussi, dell’aggressione della controparte nei suoi punti di accumulazione e di estrazione di valore. Ripartendo dalla ricchezza delle lotte che hanno attraversato i nostri territori, ma consapevoli di non potercene accontentare. Nel corso di quest’anno, molteplici esperienze di riappropriazione e lotta per la casa hanno saputo declinare il tema del reddito a partire da bisogni sociali concreti, proponendo un fronte sociale di opposizione alla crisi, costruendo le condizioni per una nuova disponibilità alla lotta – perché i processi di impoverimento sono anche un attacco ai nostri rapporti collettivi di forza. Ora pensiamo sia importante scommettere sull’interlocuzione con segmenti della composizione sociale inediti, atipici, estranei ai nostri contesti ma la cui effervescenza eccede e travalica il cliché del bacino elettorale per destre e populismi. Per questo l’opposizione alle tasse, che si è già mostrato terreno di contrapposizione sociale in forme ambigue e/o individuali, può diventare un tema politico da sperimentare, a fronte della funzione di diretta sottrazione di reddito per alimentare il sistema delle grandi opere e la concentrazione di ricchezze che riveste ormai la tassazione, in assenza di qualunque intento redistributivo. Allo stesso modo il semestre italiano di presidenza europea e il calendario delle sue kermesse può rappresentare per noi un orizzonte di possibilità per un conflitto sociale diffuso contro le politiche dell’Unione Europea e della troika su lavoro, reddito, flussi migratori, istruzione, fisco, finanza e grandi opere.
Invitiamo perciò tutte le realtà di lotta, movimenti territoriali, sindacati di base e conflittuali a sperimentare percorsi di attivazione sui propri territori che ci portino a sedimentare processualità verso la costruzione di due giornate di mobilitazione collettiva nell’autunno: uno sciopero sociale metropolitano il 16 ottobre che si inserisca nella settimana di mobilitazione europea per il diritto all’abitare “Stop evictions – take the city” e un altro, sempre di respiro europeo, il 14 novembre in prossimità della giornata delle lotte studentesche internazionali. Inoltre, in vista della contestazione all’Expo di Maggio 2015, invitiamo tutte le realtà di lotta a partecipare alle assemblee nazionali di confronto, riflessione, proposte politiche che si convocheranno a Milano per immaginare insieme un’opposizione europea alle politiche della crisi.
Infine, con lo sguardo rivolto all’autunno che ci attende e in un’estate di lotte territoriali dalla Val Susa alla Sicilia No Muos, non possiamo che pensare a Paolo, Luca, Graziano, Francesco, Lucio e tutti i compagni e le compagne che in questo momento sono in carcere o ai domiciliari per la generosità con cui hanno partecipato alle nostre comuni lotte. Li rivogliamo al nostro fianco al più presto. Così come, mentre prende avvio l’invasione israeliana della striscia di Gaza, siamo al fianco di tutti gli uomini e le donne palestinesi vittime di un’ennesima aggressione contro i popoli in lotta. Con lo sguardo rivolto al cimitero del Mediterraneo dove si consuma la tragedia di tante vite respinte, non possiamo che considerare guerre, invasioni e politiche di frontiera altrettanti dispositivi capitalistici contro cui va proiettato l’orizzonte delle nostre lotte.
Assemblea plenaria di Venaus dei movimenti contro austerity e precarietà – 13 Luglio 2014
Non inizia e non finisce nulla il 12A
Le nostre considerazioni sul 12 Aprile a Roma non riguardano la cronaca della giornata né la violenza della polizia a cui siamo purtroppo abituati. Nostro interesse è rimarcare i contenuti del 12A e rielaborarli in un ottica di “spinta” verso il vertice europeo sulla disoccupazione che si svolgerà l’ 11 Luglio a Torino, quello stesso vertice che era previsto proprio per 12 aprile a Roma e improvvisamente spostato di tre mesi.
Rivendichiamo le pratiche e i contenuti del 12 Aprile così come quelle del 19 Ottobre scorso. L’espressione dei Movimenti, che ritornano in piazza ad inaugurare la Primavera e soprattutto a esprimere contrarietà al governo Renzi, si articola su un piano molto reale della lotta, delle istanze e del conflitto. I passaggi concettuali e fisici sono molto semplici e soprattutto empirici, dunque tutti provenienti da esperienze vissute sulla pelle di centinaia di persone che, da tempo, si impegnano su diversi fronti di lotta. Parte dei Movimenti scesi in piazza il 12A sono partiti con una “richiesta d’ intervento” da parte delle istituzioni su temi importanti ma decisivi, come l’assegnazione delle case, l’integrazione e la precarietà. Se da un lato si sono aperti dei tavoli di discussione dall’altro il prezzo di questa apertura era la forzata acquiescenza. “Sappiamo che avete bisogno di case, sappiamo che volete reddito, sappiamo che volete maggiore integrazione e meno discriminazione, sappiamo che volete un diritto allo studio garantito. Sappiamo tutto questo e vi accontenteremo, a modo nostro e coi nostri tempi“. Dunque aspettare che queste istanze sociali, di un certo peso, venissero affrontate dalla politica governativa e parlamentare, regionale e comunale, in agende che mettono ai primi posti la costruzione del TAV, i pareggi in bilancio, i tagli ai servizi. Agenda politica espressione di un modo di vedere il mondo e la società, con le relative esigenze, totalmente al contrario. Ricevuta questa risposta, è stato automatico il passaggio al blocco degli sfratti dal basso, alle occupazioni di case per famiglie e studentati, alla creazione di micro società in cui si tenta di rispondere dal basso e in assenza di delega ai bisogni, alle esigenze, alle aspirazioni. Così le piazze si sono riempite nuovamente, animate da nuova consapevolezza. Se da un lato la manovra dei mass media orchestrati a dovere è quella di far credere che certe pratiche appartengano solo a “zoccoli duri antagonisti, perlopiù dei centri sociali”, dall’altra la realtà è che in piazza, come ai picchetti e alle occupazioni, certe pratiche sono invece condivise da molti “insospettabili”. Pratiche antagoniste e conflittuali che sono in grado di rendere concrete delle soluzioni e che parlano di contestazione e riappropriazione contemporaneamente.
In questo quadro, la piazza del 12A ha visto esprimersi il disagio di chi quotidianamente è costretto a “resistere” per avere un tetto sopra la testa, una borsa di studio o un alloggio che consenta di studiare, per arrivare con qualcosa in tasca a fine mese, per sopravvivere a leggi esclusive e respingenti. Il 12A è stata una nuova occasione di esprimere in maniera più decisa e diffusa pratiche di “assedio” verso quei ministeri responsabili del disagio diffuso. La crisi, questa entità astratta causa di tanti disastri concreti, in realtà ha nomi e cognomi e precisi scopi politici: tagliare il più possibile servizi e diritti per tenere sotto scacco le masse.
Non inizia e non finisce nulla il 12A.
Siamo partiti dal 19 Ottobre, siamo passati dal 12 Aprile per arrivare, sempre più consapevoli e decisi, al vertice sulla disoccupazione giovanile a Torino l’11 Luglio.
E’ finito il tempo di farsi determinare, è arrivato il momento di determinarsi.
Non abbiamo paura della repressione, siamo vicini ai compagni fermati sabato e… ci vediamo a Torino.
Fino a quel momento, continuiamo il nostro percorso di lotta in città.
Matteo, Lorenzo, Simone, Ugo LIBERI!
EX COLLEGIO DEI GESUITI OCCUPATO!
Oggi il Collettivo Aleph ha riaperto e occupato la struttura che in passato ospitava l’istituto d’Arte, rendendo di nuovo fruibile un edificio storico dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco ma al centro di veri e propri scandali legati alla sua gestione da parte della politica dei palazzi.
L’Ex Collegio dei Gesuiti è un edificio settecentesco monumentale che si affaccia su via dei Crociferi, anch’essa parte del centro storico della città, dichiarato patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Di proprietà della Regione Sicilia, dal 1968 al 2009 ha ospitato l’Istituto d’Arte, in seguito malamente “sfrattato” per ordine dell’ex sovrintendente ai beni culturali Gesualdo Campo, funzionario-sceriffo adesso condannato in via definitiva per danno erariale in seguito ad alcuni finanziamenti irregolari ad un ente di formazione.
Una storia di sprechi: una denuncia pubblica del Collettivo Aleph
La provincia di Catania, su cui cadeva la responsabilità dell’Istituto, prima del suo trasferimento a Nesima pagava 80mila euro d’affitto al mese ad un ente privato per la sua sede temporanea. In seguito, per adeguare la sede definitiva (fuori dal centro cittadino e dalle sue bellezze che meglio si addicono ad un luogo dove si dovrebbe studiare l’arte) la Provincia ha speso 700 mila euro. Tutto ciò per uno sfratto “d’urgenza” ordinato dall’Ex sovrintendente Campo che di certo non ha brillato per onestà, data la sistemazione “parentopoliana” di moglie e figlia a cariche pubbliche e con stipendi maggiorati a carico dei cittadini.
Campo è lo stesso che, con la complicità di Comune e Questura, tolse nel 2009 alla città il c.p.o. Experia, con la stessa motivazione dell’Istituto (pericolo di crollo) e con la ridicola promessa di riutilizzo. Ad oggi, questi posti sono abbandonati al degrado e lasciati all’incuria. Nel 1998 la Protezione Civile stanziò l’equivalente di 5 milioni di euro per la messa in sicurezza dell’Ex Collegio, soldi che non sono stati mai utilizzati e che probabilmente sono già spariti in uno dei tanti “buchi neri” dell’amministrazione pubblica italiana.
Nel dicembre 2011, a due anni dal traumatico sfratto, il Comune dichiarò che i lavori di restauro sarebbero partiti a gennaio 2012. Eppure quest’edificio monumentale, ad oggi, rimane chiuso e privo di qualsiasi intervento.
Con la scusa del pericolo di crollo, in questi anni tanti politicanti da strapazzo hanno fatto carriera. Eppure, come scrive lo stesso Istituto d’Arte sul proprio sito, «la struttura presenta le condizioni di decadimento che si rilevano in tutti gli edifici del centro storico. Si chiuda e si sgomberi il centro storico di Catania! Si chiudano e si sgomberino le scuole e gli uffici ospitati negli edifici del centro storico di Catania!»
Il pressante bisogno di spazi
A Catania le piazze vengono smantellate per essere cementificate e regalate a imprese private, per diventare cartelloni pubblicitari. Oppure sono totalmente abbandonate al degrado. Nel centro storico della città non vi sono più luoghi “liberi” e “gratuiti” nei quali ascoltare musica, assistere ad eventi culturali, scambiare idee e progetti o più semplicemente passare del tempo in modo qualitativamente accettabile. Noi crediamo in quella socialità vera, senza filtri, senza interessi, che porta alla costruzione di comunità solide, solidali e attive. Noi crediamo che i vuoti di una città debbano essere riempiti da esperienze di condivisione di spazi, bisogni e ideali. Crediamo che questi spazi debbano rimanere fuori dal circuito del Business. Proprio in merito all’ex Collegio, crediamo che questo luogo abbia enormi potenzialità, colpevolmente non sviluppate e sfruttate. Non si può permettere che un posto del genere rimanga chiuso, perché crediamo che esso si sviluppi al centro di un’area viva e attiva, formata da studenti, turisti e abitanti che hanno dato vita ad un quartiere multiculturale.
In cosa vogliamo trasformare l’ex Collegio dei Gesuiti
Vogliamo che l’ex Collegio diventi un nuovo spazio autogestito fuori dalle logiche del commercio, dove sia possibile esprimere il proprio bisogno di aggregazione, creatività e libertà tramite la condivisione di idee e sapere, senza l’oppressione della politica mangereccia dei palazzi (che quando non ruba, fallisce). Uno spazio che a Catania manca e di cui se ne sente enormemente il bisogno. Questo spazio occupato, che da un lato vuole denunciare e gridare a squarciagola i soprusi e il “furto” perpetrato dai soliti enti mangiasoldi, dall’altro vuole essere un luogo di rinascita, aggregazione e lotta che parte dal basso.
Vogliamo dare nuova vita a questo spazio, colpevolmente abbandonato, con workshop di condivisione del sapere, con laboratori artistici nei quali poter esprimere liberamente la propria creatività, con la realizzazione di un doposcuola, di una palestra popolare, di un’aula studio aperta fino a tardi, di una biblioteca e di una sala proiezioni. Vogliamo che questo spazio diventi un luogo di condivisione del tempo, che ognuno di noi metterà a disposizione della collettività più precisamente con il progetto della “Banca del Tempo”, ovvero lo scambio libero e gratuito di competenze come diffusione di una forma di economia alternativa non incentrata sul denaro ma sulla condivisione.
Pensiamo che contro il degrado in continuo aumento di una città come Catania la risposta non può arrivare dalle amministrazioni, bensì da uno sforzo collettivo, che parta dal coraggio dei singoli di mettersi in gioco.
Prossimi appuntamenti al Centro Sociale Occupato Ex Collegio –
Via Gesuiti, Catania:
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Sabato 23 novembre, tutta la giornata: pulizia e riqualificazione dell’edificio
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Sabato 23 novembre, ore 17:00: assemblea di gestione
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Domenica 24 novembre, tutta la giornata: pulizia e riqualificazione dell’edificio
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Domenica 24 novembre, ore 18:30: aperitivo di autofinanziamento
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Ogni mercoledì alle 20:00: assemblea politica e di gestione del Collettivo Aleph