“Chiamiamo a raccolta i cittadini di Messina, della nostra Provincia, delle Isole minori, di tutta la Sicilia, le associazioni, i movimenti e le istituzioni tutte, senza distinzioni di alcun tipo, per chiedere a voce alta alle Ferrovie dello Stato che la continuità territoriale dei trasporti tra Sicilia e Continente sia salvata; che la prevista soppressione dei treni da e per la Sicilia sia cancellata; che i posti di lavoro (100 unità) impiegati nel traghettamento dello Stretto e nelle ferrovie siano salvaguardati.”
Così recita l’appello lanciato da Messina nei giorni scorsi alla notizia della soppressione dei treni da e per la Sicilia prevista da Trenitalia. Soppressione che, dopo la nuova suddivisione delle piste aeree sull’isola (che ha reso quasi irraggiungibile con un volo diretto le principali città siciliane), rende ulteriormente isolata un’isola sempre più lontana dal resto del paese, dal resto d’Europa. Sembra quasi una ripicca per esserci opposti al ponte sullo stretto, visto non come un modo per unire e garantire la continuità teritoriale ma semplicemnete un mostro di cemento, occasione di speculazione.
Abbiamo deciso di rispondere in maniera affermativa all’appello e questa mattina eravamo in corteo a Messina, in mezzo allo spezzone autorganizzato. Il corteo, partecipato da circa 3000 persone, è partito dal Municipio di Messina e ha attraversato molte vie del centro cittadino. Arrivati davanti all’ingresso della zona da cui partono i traghetti, lo spezzone autorganizzato aperto dallo striscione “Volete un Sud immobile, ci avrete inarrestabili”, ha scavalcato le aste di chiusura dell’ingresso ed è entrato, occupando di fatto la zona di approdo e partenza dei traghetti. Subito, il resto del corteo ha seguito lo spezzone. La manifestazione si è quindi conclusa così, con una sorprendente occupazione simbolica di uno spazio molto sensibile, e una lunga assemblea ricca di interventi.
La giornata di oggi è stata molto importante. Un corteo molto variegato, composto da tanti e diversi soggetti, ha espresso un forte e sentito contrasto alle politiche dei trasporti che si stanno attuando in queste settimane. Politiche che, in pieno stile neoliberista, prevedono lo smantellamento di un servizio pubblico e la fine di un diritto garantito, come in questo caso la continuità territoriale. Politiche e scelte aziendali che, ancora una volta, dimostrano come si utilizzino due pesi e due misure a seconda del luogo geografico in cui ci si trova.
La verità è che si preferiscono investire risorse pubbliche in grandi opere o eventi inutili (vedi EXPO 2015 o il TAV) invece che far migliorare e sviluppare alcuni territori, per esempio migliorandone i collegamenti interni ed esterni. Si preferisce tagliare lì dove invece sarebbe necessario investire, e continuare a mantenere delle forti e inutili differenze tra Nord e Sud Italia.
Riprendendo lo striscione che ci precedeva oggi, se civogliono immobili, lontanti e fermi ci avranno inarrestabili, senza dubbio.