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TUTTO PER TUTT* – manifestazione cittadina

Oggi in piazza Roma ci siamo ritrovati in tante e tanti in occasione della manifestazione cittadina indetta da studentesse e studenti, precarie e precari, disoccupate e disoccupati. Dietro lo striscione “istruzione, casa, reddito, diritti civili, spazi sociali – TUTTO PER TUTT*”, è partito un corteo spontaneo che ha bloccato alcune importanti arterie della città.

 

Rivendicare il diritto ad un’istruzione libera, gratuita e di qualità; denunciare la mancata assegnazione di alloggi popolari da anni, a fronte delle migliaia di richieste di alloggio; chiedere a gran voce spazi sociali e di aggregazione; schierarsi contro al muos e alla militarizzazione della Sicilia; esprimere solidarietà ai migranti del CARA di Mineo in mobilitazione e contro le galere etniche che li tengono rinchiusi per mesi e anni: questi i temi affrontati.

 

Questo corteo, così variegato nei temi, eppure così compatto e determinato, è arrivato poi al quartiere che per circa un mese ha ospitato il Centro Sociale Occupato Ex Collegio, sgomberato pochi giorni fa, per portare solidarietà a un gruppo di compagne e compagni anarchici che avevano, la mattina stessa, occupato gli uffici dell’ex Sert, chiusi ormai da cinque anni. Arrivato davanti le porte del nuovo spazio occupato, ha subito l’intervento fisico della polizia che, con strattoni e gomitate, ha spezzato il corteo costringendo chi era già entrato a chiudersi dentro.

 

Fra le persone chiuse all’interno, molti minorenni.

 

Dopo qualche ora di presidio sotto i vecchi uffici, si è riusciti a far uscire i manifestanti dalla struttura. Riunitosi, il corteo è ripreso ed è continuato fino a Piazza Duomo, dove è finito a seguito di un momento assembleare.

 

Quella di oggi è l’ennesima dimostrazione di come la volontà delle autorità sia quella di soffocare e reprimere legittime manifestazioni del pensiero, azzardando gestioni della pazzia pericolose e irresponsabili.

 

Nonostante questo, continueremo a vivere questa città con gli occhi di chi la vuole cambiare.

TUTTO PER TUTTI!

 

Studentesse e studenti, lavoratrici precarie e lavoratori precari, disoccupate e disoccupati. 1477350_442371062552912_1060952576_n

 

#19O: le nostre considerazioni

 

Il nostro 19 ottobre inizia a mesi fa. Parte da una folta assemblea romana nella scorsa primavera, passa dalla due giorni in Val Susa e arriva poi a questo ultimo mese, fatto di assemblee, incontri, date e mobilitazioni locali. In tutti questi mesi il 19O è diventato per sempre più realtà non solo una data in cui scendere in piazza ma anche la possibilità di rilanciare il movimento. Da qui la nascita di una piattaforma dai toni antagonisti, ma davvero, del tutto scevra da rappresentanze sindacali e partitiche, che invita la gente alla sollevazione generale e all’assedio dei palazzi del potere.

E così è stato.

Sabato 19 ottobre siamo partiti dalla stessa Piazza San Giovanni lasciata due anni prima, nello stesso periodo. La piazza è stracolma. La composizione sociale del corteo è fin da subito chiara a tutti e stupisce per la sua diversità e per la sua bellezza particolare: aprono la via quelle famiglie che, non avendo una casa, l’hanno occupata insieme ad altri. E ci sono tutti, dai romani, ai migranti, fino ad arrivare ai rifugiati politici. A seguire, i movimenti territoriali NoTav e NoMuos, poi i tanti spazi sociali occupati di tutta Italia… siamo in 70.000, con picchi di 100.000. Invadiamo Roma e sanzioniamo il sanzionabile: dal ministero dell’economia, alla cassa depositi e prestiti, passando per la sede di Trenitalia. Nonostante la presenza provocatrice dei fascisti di Casa Pound (chiaramente protetti dalla polizia), nonostante delle cariche spezzano in due il corteo davanti al ministero dell’economia, tutti riescono a raggiungere Porta Pia, da dove ha preso via l’acampada che durerà fino a martedì.

In assemblea domenica mattina la soddisfazione era generale. È emersa la volontà di voler continuare, senza se e senza ma: Porta Pia è dunque solo una tappa di avvio. È stata inoltre ribadita la volontà di non voler più mediare con nessun attore istituzionale e non, avendo chiaro che qualsiasi cosa, dalla casa, al reddito alla liberazione dei territori dalle opere inutili e dannose passa da una conquista fisica e politica portata avanti dal basso, senza deleghe o contrattazioni a ribasso. Il prossimo appuntamento è per metà novembre per continuare a costruire, come si è fatto fino ad oggi, altre tappe.

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Sulla giornata di sabato non possiamo che essere soddisfatti. La presa di Porta Pia con un corteo così variegato e pieno di sfaccettature sociali è un fenomeno da non sottovalutare. Rivendichiamo tutto quello che è successo, perché la piazza era unica e così gli obbiettivi. Riteniamo del tutto sproporzionata la risposta repressiva che ha portato a 15 fermi, almeno la metà trasformatisi in arresti. Non esprimiamo semplice solidarietà con le compagne e i compagni fermati e arrestati, ingiustamente, ma ci diciamo complici delle azioni della piazza, in quanto tutte espressione della stessa rabbia e dello stesso disagio comune.

Infine, ci preme sottolineare che queste decine di migliaia di persone sono scese in piazza con una piattaforma e delle parole chiave totalmente slegate da qualsiasi partito o sindacato: noi con questo 19O abbiamo dimostrato che non abbiamo bisogno delle grandi firme per lanciare delle grosse mobilitazioni, che non dobbiamo elemosinare scioperi generali e non dobbiamo nascondere la nostra identità antagonista per paura di risultare incomprensibili… o minacciosi alla gente. Siamo scesi in piazza invocando un assedio ai palazzi del potere e così abbiamo fatto, insieme alle compagne e i compagni ed anche famiglie intere.

Questo ci fa intendere che i tempi sono maturi per poter iniziare un percorso, per cui, distinti metodi e pratiche, fissati degli obbiettivi, si costruisca in maniera comune con quei soggetti sociali che vivono sulla propria pelle la crudeltà della crisi e della mala politica, senza per questo snaturarsi o diluire la propria identità antagonista.

Ci auspichiamo che anche Catania, a livello cittadino, sia pronta a questa nuova ondata di movimento, in cui pratiche da sempre demonizzate, anche da realtà che in teoria dovrebbero comprenderle e tollerarle, riescano invece a diventare di tutti e diventino una soluzione possibile.

Sabato abbiamo assediato Roma. Adesso, assediamo ogni città.

UNA SOLA GRANDE OPERA: CASA E REDDITO PER TUTT*!

Il terrorismo di stampa e polizia sul corteo del 19 ottobre a Roma

Via Merulana blindata
Via Merulana blindata

Ci siamo, ci stiamo preparando all’assedio di domani. E… tra uno striscione e l’altro, tra un volantino e una chiacchiera, non possiamo esimerci dal leggere i giornali e la stampa online. Certo, non ci sorprendiamo e, anzi, sorridiamo nel leggere come le varie testate nazionali siano esperte nel criminalizzare il dissenso sociale. Se inquesti giorni le ragioni del corteo e la rabbia che ci spinge a scendere in piazza, non hanno sfondato la cortina di ferro della stampa mainstream, le uniche notizie che sono uscite sulla giornata di domani sono state in termini di gestione dell’ordine pubblico. Martellante è stato il bombardamento: “gli spaccavetrine scendono a Roma”, “i Notav -entità che ha sostituito nell’immaginario la fantomatica figura del black block- assedieranno la città”. La macchina della paura è partita in pompamagna. E con essa anche la macchina della repressione, oggi infatti a Roma il clima si è scaldato, ma certo non a causa di black block o presunti terroristi!

La mattina è iniziata con la notizia del fermo preventivo di cinque francesi che ieri notte, dopo esser stati identificati in centro, sono stati portati nel commissariato di Trevi – Campo Marzio e da lì trasportati all’ufficio immigrazione da dove verranno direttamente rimpatriati. Misure che nulla hanno a che fare con la “sicurezza” o “l’ordine pubblico” infatti a questi ragazzi non viene imputato alcun reato.
Già avuta questa notizia abbiamo cominciato a pensare si trattasse di uno scherzo, ci siamo chiesti se si trattasse del teatro dell’assurdo o se, senza essercene accorti, siamo diventati i protagonisti di un romanzo distopico con tanto di polizia segreta e processi alle intenzioni.

Ma non è finita qui.

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12 ottobre: blocca gli sfratti, occupa gli sfitti!

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Che la situazione abitativa a livello nazionale sia profondamente drammatica lo si sente ogni giorno. Gli sfratti emessi in Italia solo nel 2012 sfiorano i 70.000, con un aumento di più del 6% rispetto all’anno precedente. Sfratti emessi ed eseguiti spesso senza considerare i contesti in cui le morosità derivano dall’impossibilità di pagare affitti sempre più alti.

 

Catania non è da meno, ovviamente.

 

Per gran parte delle famiglie catanesi che non possiedono una casa, il 40% del budget familiare è impegnata per pagare l’affitto. Infatti, i casi di morosità sono talmente tanto aumentati che, solo nel 2011 Catania era al quarto posto in tutta Italia per il numero di sfratti emessi, la maggior parte dei quali motivati, appunto, per morosità dell’affittuario. Nel 2012 gli sfratti eseguiti sono leggermente diminuiti, a fronte di 2550 richieste.

 

Ma non è tanto negli sfratti che si può leggere la reale emergenza abitativa.

 

L’ultimo bando pubblicato dallo IACP per l’assegnazione di case popolari risale al 2000. Solo in quell’occasione, le richieste arrivarono a 11.000, per un’offerta di case disponibili pari a zero. Infatti, vennero pubblicate delle graduatorie, poi aggiornate nel 2006 e nel 2009, che portarono solo all’aumento delle richieste a 13.300, senza assegnare un solo alloggio. Ma non è tutto. Se, tra Comune e IACP gli alloggi popolari disponibili sono 11.300, di investire in nuova edilizia popolare non se ne parla nemmeno. Eppure i fondi ci sarebbero. La Regione Sicilia ha infatti circa 300 miliardi di euro che possono essere utilizzati in edilizia abitativa. L’unico modo per accedervi, però, è scrivere dei progetti. Cosa tanto semplice e ovvia quanto difficile per un Comune etneo e uno IACP che mai, negli anni, hanno presentato delle proposte alla Regione, come se non ne sentissimo l’esigenza pressante. Intanto, mentre le graduatorie sono bloccate, le assegnazioni congelate e i fondi disponibili inutilizzati, non solo continuano gli sfratti ma anche gli sgomberi di quegli immobili pubblici inutilizzati e occupati legittimamente da famiglie senza casa. Ricordiamo il Palazzo delle Poste, il Palazzo di Cemento e il Palazzo Bernini.

 

Eccola quindi la nostra bella Catania, fatta di sfratti, sgomberi e carenza di case popolari, che esulta perché, dopo anni, ha la promessa di assegnazione di 80 alloggi entro il 2015: 80 alloggi contro le 13.300 richieste.

 

Da esultare per noi c’è poco. Con questa Catania non solo abbiamo poco a che fare, ma la vogliamo cambiare.

 

I bisogni collettivi, come quello di avere un tetto sopra la testa, non possono aspettare i tempi biblici degli enti invischiati in azioni giudiziarie o battibecchi istituzionali. Se qualcuno ha bisogno di una casa ora, ora è il momento a cui rispondere a tale bisogno. Per questo crediamo sia assolutamente legittimo e giusto bloccare quegli sfratti di famiglie che l’affitto non possono pagarlo e che non hanno altra soluzione, occupare gli sfitti, pubblici e no.

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Con questa giornata di mobilitazione nazionale a livello locale inizia una settimana di mobilitazione che vedrà il culmine nella grande manifestazione del 19 Ottobre a Roma, in cui i palazzi del potere verranno assediati, per casa e reddito garantiti per tutte e tutti.