L’attuale crisi economica mondiale ha messo in luce ancora una volta il fallimento del sistema capitalistico e sta comportando spese enormi ai nostri danni per salvare questo sistema.
Dalla guerra del golfo sino ad oggi abbiamo potuto osservare come le guerre e le lotte sociali siano diventate problemi di ordine pubblico da reprimere attraverso azioni di polizia (ultimo esempio l’uso di polizia nelle manifestazioni studentesche contro il d.d.l. Gelmini).
La crisi della sinistra, inoltre, è la crisi di chi ha deciso di non prendere sul serio le mutazioni sociali e produttive del nostro presente. Così anche per la vecchia formula del “partito di lotta e di governo”.
Si è chiusa un’esperienza che spesso era al di fuori e contro i movimenti sociali.
Oggi ad essere in crisi è pure il concetto stesso di rappresentanza.
Tale crisi è ontologica, perché tocca la realtà dei soggetti, la vita, i sentimenti e la passione della partecipazione democratica.
La popolazione non è più l’oggetto delle cure del governo. Al contrario il sistema capitalista ha imposto un controllo (disciplina, sorveglianza) della popolazione.
Di fronte all’uso ormai indiscriminato della televisione e dei mass media, in generale usati per plagiare le menti ad una vita esclusivamente dedita al “consumo” e privi di ogni informazione culturalmente rilevante…
Coscienti che il capitalismo avendo insito nel suo stesso sistema lo sfruttamento indiscriminato non può rappresentare il futuro e soprattutto crea incondizionatamente il problema ambientale…
Avendo visto come una forzata globalizzazione abbia portato all’accrescere dei conflitti locali e regionali…
In un contesto italiano in cui il degrado della classe politica in toto ha portato alla distruzione del bene pubblico e ad una svalutazione della legalità…
Avendo stampate negli occhi e nel cuore le immagini degli sbarchi dei migranti la cui risposta politica è inadeguata: con una destra fascista, una sinistra inesistente ed un centro che trova estremista pure l’idea che bambino nato in Italia sia italiano…
In una città come Catania, barbara, in cui speculazione, mafia e capitalismo si intrecciano perfettamente in giochi finanziari visibili a tutti…
In un contesto nel quale il sapere e gli spazi giovanili sono appaltati a gruppi legati ai poteri politici ed economici…
…Sentiamo l’esigenza di qualcosa di nuovo.
Un nuovo progetto politico che si impegni a trovare nuove forme di lotta e protesta, a rivoluzionare la lotta.
Un nuovo progetto che sia militanza, pura e semplice, che sia dibattito e condivisione.
Un nuovo progetto che parta dall’autorganizzazione e che miri ad inserirsi nella Rete di tutti quei movimenti che si stanno sforzando di creare un’alternativa a livello mondiale.
Un nuovo progetto che guardi ai quartieri popolari ma che non faccia di essi l’unico terreno di lotta.
Un nuovo progetto che miri a ricostruire aggregazione sociale vera, spontanea e libera.
Collettivo Aleph