Sbarcati a Catania nella mattinata di ieri due barconi di migranti egiziani, inizia sin da subito la procedura adottata anche 2 anni fa dalla questura catanese: inosservanza di ogni diritto internazionale e rimpatrio immediato. Sono stati portati, infatti, nella palestra della A. Doria a pochi metri da Via della Concordia e lì trattenuti per un’ intera giornata i migranti.
A nessun legale/ mediatore culturale è stato consentito l’accesso e nessuna autorità si è esposta per garantire che quelle persone recluse lì dentro avessero avuto modo di poter richiedere diritto di asilo.
Dopo aver assicurato i compagni presenti del fatto che queste procedure sarebbero state attivate la mattina seguente un po’ a sorpresa arrivano alle 23 i pullman per il rimpatrio.
Cosa vuol dire rimpatrio per chi fugge dall’Egitto oggi? Morte o nel migliore dei casi carcere.
A sgomberare il presidio che in tutti i modi ha cercato di rallentare le procedure non è stata però la solita e vecchia celere, ma una forza congiunta di agenti-digossini-mafiosi del quartiere.
Senza veli sono state le minacce della mafia come al tempo stesso vergognose sono state le strette di mano, alla luce del sole, tra digos e capi-quartiere.
Stato e para-stato ancora una volta vanno a braccetto contro ogni diritto, per tutelare gli interessi di pochi, di chi comanda.
Duplice è stata la sconfitta subita ieri sera: la partenza di quei voli per l’Egitto, che lascia quell’amaro in bocca di chi sa che “tornare a casa” significa rinunciare alla possibilità di una vita migliore ; e poi l’impotenza di fronte ad una forza congiunta Stato-Mafia che in questa città sono ancora una volta intimi compagni di gioco.