preso da www.movimentostudentesco.org
Da qualche anno a questa parte, entrare e frequentare il mondo universitario sembra essere diventato un privilegio che solo in pochi possono permettersi. Tra i costi dei test d’ingresso (che nel nostro Ateneo sono imposti a tutti i corsi di laurea), le tasse universitarie aumentate così tanto da risultare fuori legge, e il costo della vita sempre più pesante, i conti si fanno sempre più salati. Ancor di più se si studia a Catania e si è fuori sede, costretti quindi a prendere una casa in affitto o fare la vita del pendolare in eterno, rinunciando alla famosa e costruttiva vita universitaria.
Se consideriamo un diritto poter decidere di studiare fuori dalla città in cui nasciamo e viviamo, se consideriamo un diritto poter vivere fuori dalla casa di “mamma e papà” per potersi mettere alla prova anche sul piano delle responsabilità, allora pensiamo che la regione, tramite l’E.R.S.U., e lo stato, tramite l’Università, debbano incentivare certe scelte e aiutare chi, allo stato attuale delle cose, non può permetterselo.
La fondazione Toscano Scuderi. Negli scorsi mesi abbiamo trattato i temi delle borse di studio e dei rimborsi per gli affitti a contratto registrato. Facendo le nostre ricerche su tali argomenti, abbiamo scoperto che, oltre all’E.R.S.U., esistono da anni altri soggetti deputati all’erogazione di borse di studio, fra le quali la Fondazione Toscano Scuderi, (il quale CdA ha molti membri del CdA dell’Ateneo stesso, nonché il Rettore, professore Antonino Recca, come suo Presidente). Pensando che gli studenti dell’Ateneo di Catania avessero diritto ad accedere alle informazioni su una fondazione che si occupa di erogare borse di studio, quasi un mese fa il Movimento Studentesco Catanese ha fatto richiesta formale di una copia dello statuto e dei bilanci della suddetta fondazione. Piuttosto che rispondere alle nostre più che lecite domande, l’unico responso finora ricevuto dall’Ateneo è stato un invito a riformulare le richieste, facendo leva su cavilli e burocratici che stanno allungando inutilmente i tempi. Non scoraggiati da questa chiusura da parte dell’Amministrazione, siamo andati avanti nelle nostre ricerche. Spulciando verbali e delibere abbiamo appreso che la Fondazione è stata in possesso di diversi immobili, presumibilmente lasciti all’Università.
La storia delle residenze Toscano Scuderi. A quanto pare, scopo della Fondazione Toscano Scuderi è l’elargizione di borse di studio, attività effettivamente svolta fino a tempi più o meno recenti. L’11 ottobre 2004, l’Ateneo di Catania ha acquistato proprio dalla Fondazione Toscano Scuderi tre immobili (mappa): un palazzo sito in via Caronda – via Etnea, un altro in via Carrata e un terreno sempre in via Carrata. Il costo dell’acquisto non è ben chiaro in quanto la relazione al bilancio di previsione del 2011 della Fondazione riporta che l’Università di Catania ha speso 3.003.500 euro, mentre la delibera del CdA dell’Ateneo del 30 novembre 2006 parla di 3.309.300 euro.
Ci teniamo a sottolineare che l’Università ha sostanzialmente acquistato i suddetti immobili da sé stessa, essendo, all’epoca, il Prof. Ferdinando Latteri, allo stesso tempo Presidente della Fondazione che vende e Rettore dell’Università che acquista. Questo è confermato dalla nomina regionale temporanea di un commissario ad acta della Fondazione al fine di rendere possibile la compravendita.
Nella stessa delibera del CdA, si riporta la convenzione che l’Ateneo catanese stipula col Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) in base alle leggi 388 e 338 del 2000. Tale accordo destina 2.800.000 euro circa per il “Progetto Residenze Toscano Scuderi”, che prevede la costruzione di un nuovo edificio sul terreno e la ristrutturazione dei due edifici acquistati. Il finanziamento doveva servire a convertire tali edifici ad uso di residenze universitarie, per poi dare in gestione l’assegnazione dei nuovi posti letto all’E.R.S.U.. I lavori iniziano e si concludono: l’edificio di via Caronda – via Etnea viene ristrutturato per contenere almeno 26 posti letto e viene anche arredato; quello di via Carrata (di fronte la residenza “Verona”), destinato a servizi accessori, viene anch’esso arredato; infine viene costruito un nuovo edificio, denominato “Verona”, una struttura avveniristica posta proprio accanto alla storica residenza Oberdan, con 39 posti letto e arredato di tutto punto. L’iter di costruzione e assegnazione di quest’ultimo giunge a conclusione (concesso all’E.R.S.U., messi a bando e assegnati i suoi posti letto e finalmente aperto), per gli altri due, invece, qualcosa va storto. Qualche problema, non proprio burocratico, osta l’apertura dei due edifici. Come verificato dai tecnici dell’Ateneo, l’edificio di via Caronda – via Etnea non risulta essere a norma dal punto di vista antisismico e dunque non può essere utilizzato; quello di via Carrata, che secondo alcune indiscrezioni non confermate ha subito degli ulteriori lavori, continua ad avere dei problemi dal punto di vista strutturale. Insomma, dei tre edifici, solo quello di nuova costruzione è fruibile, mentre i due ristrutturati sono chiusi, pur essendo arredati di tutto punto. Addirittura, circa tre anni fa, i posti di via Caronda – via Etnea erano stati messi a bando dall’ E.R.S.U., per poi essere prontamente rimossi.
Facciamo il punto. A fronte di una evidente carenza di residenze e posti letto, sono stati investiti in otto anni 6.173.516 euro (3.309.300 euro dell’Ateneo e 2.864.216 euro del Ministero) per soli 65 posti letto, di cui fino ad oggi appena 39 attivi. Se questa cifra sembra già spropositata, lo è ancora di più se pensiamo che ogni posto oggi utilizzabile ci è venuto a costare circa 158.295 euro. Chissà cosa si prova a dormire su un materasso del valore di più di 158.000 euro???
Il particolare ancora più scabroso, oltre le cifre, è il fatto che, nonostante i progetti e i lavori di ristrutturazione ad hoc, ci sono degli edifici non utilizzabili: da un lato quello di via Caronda – via Etnea, che non rispetta le norme antisismiche, dall’altro quello di via Carrata il quale non rispettava anch’esso le norme antisismiche e, nonostante gli ulteriori lavori, continua ad avere impedimenti tali da non poter essere aperto.
Resta da capire come sia possibile che il Ministero non sia ancora intervenuto per sanare tale situazione. Infatti, come detto, i finanziamenti stanziati per i lavori provenivano per circa metà dal MUR. La già citata convenzione stipulata tra l’Università di Catania e il Ministero prevedeva, all’articolo 6 comma 3, che l’intervento doveva “essere realizzato e reso pienamente disponibile entro il termine previsto dal cronogramma”, certamente già scaduto. Inoltre l’articolo 7 comma 2 dà facoltà al MUR di effettuare sopralluoghi e verfiche sul luogo dei lavori ed obbliga l’Università ad assoggettarsi al controllo del Ministero in ordine alla conclusione della esecuzione delle opere. Infine, ai sensi dell’articolo 7 comma 3, l’Ateneo si obbliga a comunicare al Ministero tipologie e tempi dei lavori, eventuali sospensioni, la piena funzionalità dell’opera e la data di messa in esercizio. Qualora vi fossero inadempimenti, l’articolo 8 della convenzione sancisce chiaramente che il Ministero può comunicare la ravoca del finanziamento.
Vorremmo capire quali azioni ha adottato il Ministero alla luce della mancata messa in esercizio dei due immobili cofinanziati.
Vorremmo sapere se la responsabilità della mancata apertura sia addossabile anche al MUR (oggi MIUR), presumibilmente colpevole di non aver monitorato l’esecuzione e la conclusione dei lavori.
Vorremmo avere spiegazioni su come sia possibile investire così tanto denaro per poi avere delle strutture inadeguate, specialmente in una città ad alto rischio sismico come Catania.
Vorremmo avere spiegazioni sulle misure che si intendono prendere su questi edifici chiusi già da troppo tempo, sulle responsabilità della mancata apertura e dei danni che essa ha generato.
Vorremmo capire da dove arriveranno i fondi per l’ulteriore ristrutturazione di questi due edifici al fine della loro messa in sicurezza; e se anche in questo caso gli studenti, tra i principali contribuenti dell’Ateneo, dovranno pagare per gli errori dei dirigenti.
Tutto questo, e molto altro, lo vorremmo chiedere proprio ad alcuni dirigenti dell’Ateneo: al Rettore Prof. Antonino Recca, al Direttore Amministrativo Dott. Lucio Maggio e al Dirigente dell’Area Prevenzione e Sicurezza Ing. Piergiorgio Ricci, a cui quasi un mese fa abbiamo chiesto ufficialmente un incontro che ancora non hanno accordato.
Centinaia di studentesse e studenti ogni anno aspettano con ansia l’assegnazione di una stanza in qualche residenza universitaria. Troppi sono gli idonei che non riescono ad averne una. La risposta delle Istituzioni è sempre la stessa: mancano i soldi, mancano le strutture. Eppure succede a Catania ciò che vi abbiamo descritto: gettati al vento milioni di euro e straordinarie strutture. E’ ora che si faccia chiarezza, che chi ha sbagliato paghi, che si tutelino gli interessi e i diritti delle studentesse e degli studenti. Noi usciamo dal silenzio. L’Università e le Istituzioni preposte intervengano. Il posto letto è un diritto, sprecare milioni di euro è criminale.