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La Valle non si arresta! – Comunicato di solidarietà

Questa mattina le attiviste e gli attivisti del movimento NoTav sono stati nuovamente al centro dell’ennesima operazione repressiva da parte della Procura di Torino che ha portato a 7 arresti, 4 divieti di dimora a Torino, 6 obblighi di firma (in riferimento, fra l’altro, alla pacifica irruzione alla Geovalsusa a fine agosto) e allo sgombero dei presidi di blocco del cantiere in baita. Operazione questa che segue la segnalazione dei minori attivisti del movimento ai servizi sociali e che precede la giornata di mobilitazione lanciata a Lione il 3 dicembre.

E’ chiaro come il clima che si sta creando ad arte attorno al movimento sia tutto volto a far crescere tensioni e reprimere la chiara espressione popolare di dissenso nei confronti del TAV. E’ chiaro come i ruoli del Procuratore Capo di Torino Caselli e della polizia siano chiaramente asserviti al potere politico che, notoriamente, mal digerisce cittadini critici, attivi e antagonisti nei confronti di certe scelte scellerate.

Il movimento NoTav, in tutti questi anni di lotta, ci ha insegnato e continua ad insegnarci molto, soprattutto in Sicilia, dove il movimento NoMuos sta continuando a portare avanti la sua lotta e il suo impegno. Esprimiamo, quindi, tutta la nostra solidarietà nei confronti degli arrestati, degli identificati, di chi è stato sgomberato prima dalla baita e poi dal Comune di Chiomonte; esprimiamo solidarietà per tutto il movimento NoTav, nuovamente bersagliato e demonizzato, per tutti gli abitanti di quei comuni ormai perennemente militarizzati e sorvegliati, giorno e notte, da una polizia violenta che continua a difendere una politica violenta; siamo solidali con la lotta di un popolo ribelle che non si è piegato e continua la sua lotta, con le militanti e i militanti dell’Askatasuna, per noi non facinorosi o violenti, ma compagne e compagni, semplicemente.

Siamo tutti NoTav!

Collettivo Aleph

“Il Muos non s’ha da fare” – Il 6 ottobre tutt* a Niscemi!

Da troppi anni in Sicilia abbiamo tanti ospiti indesiderati che, con impegno e coraggio, cerchiamo di cacciare via, per sempre, come la mafia o la mala politica. Tra questi “indesiderabili” ce ne è uno che, di anno in anno, risucchia sempre più spazi vitali ai cittadini siciliani e con prepotenza si prende ciò che vuole senza pensare alle conseguenze. Parliamo ovviamente della presenza militare americana in Sicilia, che proprio a pochi chilometri da noi, a Catania, si incarna in Sigonella. Come se una sola grande base non bastasse, da qualche anno a questa parte si è avviato il processo di edificazione del MUOS in contrada Ulmo, nel cuore della riserva naturale Sugherata, a Niscemi. Quarta centrale al mondo, quella di Niscemi dovrà avere 41 antennone che permetteranno all’esercito americano di comunicare alle proprie basi in maniera più veloce gli ordini da eseguire da una parte all’altra del mondo: un nodo, quindi, importante per la comunicazione militare, quella che porta morti, ingiustizie e stragi.

Così come è per noi automatico dire NoPonte o NoTav, oggi diciamo che il Muos “non s’ha da fare”! Nonostante le mille rassicurazioni, basta leggere fra le righe delle perizie, informarsi e parlare con gli abitanti di Niscemi per capire che avere il MUOS come vicino di casa è pericoloso. NO MUOS, quindi, non è solo uno slogan ma una scelta intelligente, sana e responsabile.

Dire NO al MUOS significa opporsi alla prepotenza americana, ai conflitti armati, agli eserciti, alla devastazione di un territorio, alla subordinazione della salute di una popolazione per i tornaconto dei potenti. Dire NO al MUOS significa credere nella possibilità di un futuro in cui armi ed eserciti non siano un metodo di comunicazione e di risoluzione dei conflitti. Dire NO al MUOS vuol dire conservare e proteggere il proprio territorio naturale.

Sulla base di queste, e molte altre, considerazioni si è creato (parallelamente alla costruzione delle antennone) un movimento NoMuos che, in tutti i modi, sta cercando di sbarrare la strada agli americani. Come spesso accade però lo spontaneismo e la rivendicazione dal basso dei propri diritti non piace al regime che, pronto e attento, aspetta di sferrare il suo attacco. E così infatti è stato. In questi giorni sono state notificate decine di avvisi di garanzia ad attiviste e attivisti NoMuos, accusati di aver “assalito” pericolosamente con pentole e mestoli il cantiere la notte tra il 7 e l’8 settembre, durante i tre giorni di campeggio dal movimento stesso.

Esprimendo tutta la nostra solidarietà ai denunciati, rivendicando il nostro diritto a vivere in un territorio sano e pacifico, parteciperemo e invitiamo tutte e tutti a alla prima manifestazione nazionale NO MUOS il 6 ottobre a Niscemi a partire dalle 14.30.

Con Luca! La solidarietà non ha distanze.

Ricordiamo tutti quel 27 febbraio, giorno dello sgombero della baita, e quei momenti in cui le sorti incerte di Luca, a causa della caduta dal traliccio, ci fecero tremare e sperare, oltre che inorridire per l’ennesimo atto di repressione.
E’ con orgoglio e coraggio che proprio Luca, dopo quasi sette mesi, lancia l’invito ad accompagnarlo nel suo ritorno in Clarea, sotto il famoso traliccio.
Un appello per l’ennesima giornata di lotta contro il cantiere TAV, dove si mostrerà ancora una volta la tenacia del movimento NoTav a chi vorrebbe vedere, invece, solo rassegnazione.
Noi non potremo essere lì, camminare su e giù per quei sentieri, guardare in faccia, ancora una volta, l’apparato militare messo in campo dagli interessi economici di pochi a discapito di tutti.
Nonostante questo ci sentiamo di accogliere l’invito di Luca e, seppur a distanza, non possiamo non esprimere la nostra solidarietà. In contemporanea alla manifestazione faremo un presidio NoTav in via Penninello: per seguire insieme la diretta della manifestazione e contattare i compagni che quel giorno saranno, con scarponi e fazzoletto, a lottare in quella valle; per diffondere, ancora una volta, le ragioni della lotta NoTav; per lanciare l’appuntamento per il prossimo 6 Ottobre per la Manifestazione NoMuos a Niscemi.
 Presidio NoTav-NoMuos Sabato 29 settembre dalle 14.30 Via Penninello, Catania.
Ma la giornata non finisce qui! Ricordiamo l’importante iniziativa, in serata, dei compagni anarchici contro la repressione.

“Ma come ti viene in mente di andare in Val Susa?!”

Ognuno ha le proprie curiosità, i propri personaggi a cui portar rispetto e le proprie squadre del cuore da tifare. Capita che a vent’anni ti accolli qualcosa di molto simile ad un “viaggio della speranza”, cambiando due o tre mezzi, per andare a vedere l’unico concerto in Italia di una band che ami. È anche possibile che, a vent’anni, spendi tutti i tuoi risparmi per comprare un abbonamento allo stadio e per nulla al mondo ti perderesti una partita.
Può anche capitare che, a vent’anni, in una città come Catania, non perderesti per nulla al mondo un corteo o un’assemblea in piazza e ti accolli qualcosa di molto simile ad un “viaggio della speranza” per arrivare in Val Susa e partecipare ad un campeggio che molti etichettano come “abusivo”. Spesso parlare di autogestione e aggregazione dal basso a Catania è difficile e qualche volta qualcuno mi ha detto che “Catania è una delle città più difficili in cui far politica: dobbiamo dirci bravi solo per il fatto di volerci provare”. Nasci e cresci politicamente in un terreno che apparentemente è poco fertile, ogni piccola vittoria diventa una grande conquista e sperimenti sulla tua pelle il valore di compagne e compagni fidati, con cui condividi gran parte dei tuoi pensieri e gran parte del tuo tempo. Tante cose possono abbatterti, tante volte pensi “ma chi me lo ha fatto fare?!” e ti sfiora il pensiero di mollare e arrenderti. Poi però arriva una parola detta nel modo giusto e al momento giusto, un articolo che racconta di come quelli che sono anche i tuoi metodi, in qualche altra parte del mondo, hanno funzionato e quindi ricominci, come se nulla fosse, sulla strada comune che stai costruendo insieme ad altri.
Se decidi, quindi, di partire da Catania con una tenda e andare in Valle è per tutte quelle volte che hai gioito a vedere un serpentone umano camminare per i sentieri di montagna, le reti tagliate, e a sentire la determinazione di gente di tutte le età nell’urlare “NO TAV!”; è per tutte quelle volte che ti sei incazzato nel vedere una valle militarizzata, la repressione ingiustificata di chi non vuol sentir ragioni e sentire un peso allo stomaco per chi è finito in carcere o in ospedale. È per questo che, a vent’anni, può capitare che una valle che resiste come la Val Susa prende la stessa attrattiva di un mega concerto o di una squadra di calcio e un campeggio non è solo luogo in cui stare e partecipare a delle attività ma diventa anche luogo di incontro, scambio di esperienze, crescita politica e umana. Non ci basta più condividere con la Valle le stesse idee, la stessa rabbia e la stessa bandiera “NoTav”: vogliamo toccare gli alberi e camminare su per i sentieri, vogliamo guardare negli occhi chi lì c’è sempre stato e continua a resistere e a lottare, vogliamo vedere la bellezza che qualcuno vorrebbe distruggere e tornare a casa più convinti di prima che, certamente, siamo noi quelli ad aver ragione.

A sarà dura!