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Sportello anti-sfratto

Sportello antisfratto al Contrasto: CASAXTUTTI

 

1510579_1401125336841407_6976287087521121962_nDa più di due mesi ormai abbiamo occupato il CSO Contrasto.

Il quartiere di Picanello ci ha accolti bene e impariamo a conoscerlo ogni giorno nelle sue mille sfaccettature diverse. Ci sono i ragazzini che fanno i compiti con noi al doposcuola, quelli che vivono la piazza davanti al Centro Sociale, le famiglie di questi ragazzi e i tanti vicini e le tante vicine che ogni tanto ci vengono a trovare.

Stiamo imparando a conoscere il quartiere e capirne le esigenze. Come nel resto della città e del paese, l’emergenza abitativa si è presentata a noi ben presto. Se c’è chi ha bisogno di una casa c’è anche chi una casa ce l’ha e non può più pagarne l’affitto o le bollette, ritrovandosi nel valzer infernale degli avvisi di sfratto e tagli delle utenze.

Per questo, abbiamo deciso di aprire uno sportello antisfratto al Contrasto.

Per noi la casa deve essere per tutte e tutti, non può essere altrimenti e da tempo ci chiediamo se tale esigenza viene affrontata adeguatamente dalle amministrazioni. I numeri però parlano chiaro e a Catania quella abitativa non è solo un’esigenza ma una vera e propria emergenza: 13.000 i richiedenti che aspettano ancora un alloggio, le ultime assegnazioni che risalgono al 2006 e nessun progetto sul tavolo per dare delle risposte.

In questo quadro, a maggior ragione, diciamo da tempo che se gli sfitti si occupano, gli sfratti si bloccano.

SPORTELLO CASAXTUTTI ogni venerdì dalle 16.00 alle 18.00.

Per info contattare il numero 3480710326

 

PIANO CASA: cos’è e ultimi aggiornamenti

Le follie del governo Renzi non finiscono mai.

Dopo aver messo le mani sul mondo del lavoro, con un decreto che più che salvare ammazza definitivamente le garanzie per i lavoratori, tocca adesso al così detto “piano casa”.

Il “piano casa” aveva già fatto parlare di sé un mesetto fa, quando Lupi (Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti), Padoan (Ministro dell’Economia e delle Finanze) e l’immancabile Renzi hanno presentato il decreto “Misure urgenti per l’emergenza abitativa, per il mercato dellecostruzioni e per Expo 2015.” Già in quell’occasione abbiamo potuto saggiare la ratio alla base di questo piano per “salvare l’emergenza abitativa”. L’art. 5 del suddetto decreto recita: “Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non puo’chiedere la residenza ne’ l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge.” Infatti, se prima era possibile chiedere e ottenere la residenza nella casa occupata e dunque poter stipulare i contratti per le utenze, grazie a questo decreto non sarà più possibile. Inoltre, nello stesso decreto, si rende possibile la vendita di tutti quegli immobili di proprietà pubblica per solo il 50%.

Mosse assolutamente logiche queste, tipiche di chi è capace, dall’alto dei suoi palazzi, di leggere i segnali che arrivano dalla società e prendere delle decisioni consone e utili. Dopo innumerevoli “tzunami” a livello nazionale, ovvero giornate in cui in diverse città d’Italia si sono occupate case per famiglie e studenti; dopo centinaia di picchetti antisfratto nell’ultimo anno; dopo il 19 ottobre scorso in cui 100.000 persone hanno chiesto a gran voce casa e reddito per tutte e tutti, questa la risposta.

Ma non finisce qui. Come da prassi, ciò che nasce come decreto deve essere approvato dal Parlamento, prima o poi. E dunque approda in Commissione Bilancio il suddetto decreto per essere valutato, eventualmente modificato, e poi spedito in Parlamento.

Poteva la Commissione lasciare così com’è questo già disastroso testo? Giammai! Al peggio non c’è mai fine. La proposta accettabile, per quanto altamente moderata e poco incisiva nel complesso, di prevedere sgravi fiscali per gli affitti dei meno abbienti, è stata bocciata per dar posto ad un’altra proposta, l’aumento del costo dei prodotti energetici usati come combustibili per uso civile. Si prevede che tale aumento frutterà 13 milioni di euro, che serviranno per coprire parte dei 25 milioni di spesa per l’EXPO 2015 a Milano. Ancora non si sa la quantità in denaro degli aiuti promessi ai meno abbienti per il pagamento degli affitti però sappiamo per filo e per segno quanto ci costa l’EXPO 2015 e quanto verremo spremuti per sostenere tale follia.

E dovevamo forse aspettarcelo da un decreto che mette insieme il diritto all’abitare e l’EXPO 2015. Se apparentemente le due questioni non hanno nulla in comune, nell’Italia oligarchica e mafiosa di oggi tutto è assolutamente collegato. Ancora una volta si taglia e si tartassa chi è in difficoltà per dare spazio e risorse non a servizi sociali, non ai sussidi bensì all’ennesima superflua grande opera, utile solo alle cosche mafiose.399670_176456792510611_42482859_n

Con questa logica naturalmente non vogliamo avere niente a che fare. Se Renzi & co. non riescono (o non vogliono) capire l’emergenza abitativa per quella che è, noi invece la capiamo perché la vediamo coi nostri occhi e la viviamo sulla nostra pelle.

La scelta del governo, e non solo, è quella di garantire speculazioni, svendite del patrimonio immobiliare pubblico, giochi a ribasso e il lavoro dei grandi colossi, palazzinari di professione. Che non si sorprenda nessuno se le case vuote continueranno ad essere occupate, se la luce o l’acqua verranno recuperate da allacci abusivi, se le piazze continueranno ad essere riempite da gente di ogni tipo che chiede un diritto basilare, quello di avere un tetto sotto il quale dormire. Ancora una volta, la scelta dello stato è quella di reprimere e, ancora una volta, la repressione non veste solo la veste del manganello usato durante gli sgomberi ma quello della legge, pensata bene, approvata a larga maggioranza e applicata.

Così come abbiamo imparato a resistere ai manganelli, resisteremo anche a quella legge ingiusta, infrangendola.

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12 ottobre: blocca gli sfratti, occupa gli sfitti!

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Che la situazione abitativa a livello nazionale sia profondamente drammatica lo si sente ogni giorno. Gli sfratti emessi in Italia solo nel 2012 sfiorano i 70.000, con un aumento di più del 6% rispetto all’anno precedente. Sfratti emessi ed eseguiti spesso senza considerare i contesti in cui le morosità derivano dall’impossibilità di pagare affitti sempre più alti.

 

Catania non è da meno, ovviamente.

 

Per gran parte delle famiglie catanesi che non possiedono una casa, il 40% del budget familiare è impegnata per pagare l’affitto. Infatti, i casi di morosità sono talmente tanto aumentati che, solo nel 2011 Catania era al quarto posto in tutta Italia per il numero di sfratti emessi, la maggior parte dei quali motivati, appunto, per morosità dell’affittuario. Nel 2012 gli sfratti eseguiti sono leggermente diminuiti, a fronte di 2550 richieste.

 

Ma non è tanto negli sfratti che si può leggere la reale emergenza abitativa.

 

L’ultimo bando pubblicato dallo IACP per l’assegnazione di case popolari risale al 2000. Solo in quell’occasione, le richieste arrivarono a 11.000, per un’offerta di case disponibili pari a zero. Infatti, vennero pubblicate delle graduatorie, poi aggiornate nel 2006 e nel 2009, che portarono solo all’aumento delle richieste a 13.300, senza assegnare un solo alloggio. Ma non è tutto. Se, tra Comune e IACP gli alloggi popolari disponibili sono 11.300, di investire in nuova edilizia popolare non se ne parla nemmeno. Eppure i fondi ci sarebbero. La Regione Sicilia ha infatti circa 300 miliardi di euro che possono essere utilizzati in edilizia abitativa. L’unico modo per accedervi, però, è scrivere dei progetti. Cosa tanto semplice e ovvia quanto difficile per un Comune etneo e uno IACP che mai, negli anni, hanno presentato delle proposte alla Regione, come se non ne sentissimo l’esigenza pressante. Intanto, mentre le graduatorie sono bloccate, le assegnazioni congelate e i fondi disponibili inutilizzati, non solo continuano gli sfratti ma anche gli sgomberi di quegli immobili pubblici inutilizzati e occupati legittimamente da famiglie senza casa. Ricordiamo il Palazzo delle Poste, il Palazzo di Cemento e il Palazzo Bernini.

 

Eccola quindi la nostra bella Catania, fatta di sfratti, sgomberi e carenza di case popolari, che esulta perché, dopo anni, ha la promessa di assegnazione di 80 alloggi entro il 2015: 80 alloggi contro le 13.300 richieste.

 

Da esultare per noi c’è poco. Con questa Catania non solo abbiamo poco a che fare, ma la vogliamo cambiare.

 

I bisogni collettivi, come quello di avere un tetto sopra la testa, non possono aspettare i tempi biblici degli enti invischiati in azioni giudiziarie o battibecchi istituzionali. Se qualcuno ha bisogno di una casa ora, ora è il momento a cui rispondere a tale bisogno. Per questo crediamo sia assolutamente legittimo e giusto bloccare quegli sfratti di famiglie che l’affitto non possono pagarlo e che non hanno altra soluzione, occupare gli sfitti, pubblici e no.

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Con questa giornata di mobilitazione nazionale a livello locale inizia una settimana di mobilitazione che vedrà il culmine nella grande manifestazione del 19 Ottobre a Roma, in cui i palazzi del potere verranno assediati, per casa e reddito garantiti per tutte e tutti.

 

18G: mobilitazione nazionale contro gli sfratti

Locandina_RAgli inizi di giugno a Roma una folta assemblea fatta di tutte le realtà italiane di lotta per la casa hanno indetto una giornata di mobilitazione locale a livello nazionale contro gli sfratti e gli sgomberi per il 18 giugno.

Negli ultimi anni, infatti, gli sfratti (principalmente per morosità, ovvero mancato pagamento dell’affitto mensile) sono aumentati esponenzialmente: è chiaro come all’aumentare degli affitti sono aumentate anche le difficoltà nel pagarli per famiglie, studenti e migranti colpiti sempre e sempre di più da crisi e disoccupazione. Solo nel 2012 gli fratti emessi sono stati 70 mila a fronte di un aumento del 130% del prezzo dell’affitto: insomma, un vero salasso. Mentre le liste dei richiedenti per un alloggio popolare aumentano (solo nel 2012, 650 mila le famiglie in attesa di una casa) più di 88 mila case private sono sfitte, non usate, abitabili.

La situazione, nel complesso, è certamente di emergenza.

La risposta a questo stato di cose è stato un aumento delle occupazioni a scopo abitativo, così come le reti anti-sfratto attive sul territorio. I tanti sportelli per la casa, molti dei quali nati proprio dei centri sociali occupati, danno da molto tempo supporto legale e militante durante gli sfratti, tentando di contrastare le irregolarità e, quando necessario, impedendo fisicamente gli sfratti. Molti i casi di proroga ottenuti. Ormai non ha più importanza la natura della proprietà, se pubblica o privata: davanti ad un’esigenza così importante, l’organizzazione e la mutua solidarietà riescono a scavalcare persino i vecchi convenevoli.

Se la situazione italiana è così grave, altrettanto è quella cittadina. Il Comune di Catania infatti non emette bandi per assegnazioni di case popolari dal 2006. Però le liste delle richieste vedono incolonnati centinaia e centinaia di nomi. Catania è anche la città dove gli affitti, quasi sempre in nero, non possono essere pagati da studenti, costretti a non frequentare l’università per vivere con i genitori in provincia, a chilometri di distanza; non possono essere pagati nemmeno da chi un lavoro non ce l’ha; per non parlare di chi si ritrova ai margini della società perché malato o, peggio ancora, perché non ha un pezzo di carta con scritto “permesso di soggiorno”.

Ecco quindi che ci ritroviamo in una città che sgombera il palazzo delle poste, il palazzo di cemento, il palazzo Bernini e Corso dei Martiri senza prevedere delle soluzioni efficaci e tempestive, costringendo intere famiglie a dormire per strada o dentro carcasse di auto abbandonate.

Per questo oggi abbiamo deciso di lanciare un segnale, seppure simbolico, da un luogo che recentemente è stato sgomberato dal Comune, ovvero le cosiddette “fosse” di viale dei Martiri, dove il modus operandi è stato lo stesso, ovvero “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Le persone che abitano questi luoghi vengono semplicemente allontanate e lasciate al loro destino, troppo spesso senza offrire una soluzione alternativa. Quindi la storia si ripete, il problema si ripresenta in altri luoghi e in altri quartieri.

Le “fosse” di viale dei Martiri, considerate una “ferita” al centro della città, sono probabilmente destinate al solito progetto di speculazione edilizia. Il palazzo Bernini, le “fosse” e ogni altro edificio pubblico abbandonato sono per noi oggi un simbolo della tremenda amministrazione che non guarda in faccia i bisogni, che preferisce giocare sulla pelle degli altri per salvaguardare le apparenze, che non riesce a sfruttare le sue risorse e preferisce il degrado. Questi luoghi però ci hanno insegnato tanto e significano per noi non solo quello che riteniamo sbagliato e vorremmo cambiare, ma anche e soprattutto quello da cui vorremmo ripartire. Abbiamo imparato che – seppure provenienti da diverse culture – le persone, socializzati i bisogni, possono fare della diversità una risorsa e delle similitudini un punto su cui fondare una piccola comunità. Da quell’esperienza abbiamo ideato il “Piano Abitazioni Bianche” che tenta di mettere in relazione chi una casa non ce l’ha con degli spazi vuoti, inutilizzati eppure abitabili.

Se una soluzione esiste sta nell’auto-organizzazione. 

BLOCCA GLI SFRATTI – OCCUPA GLI SFITTI