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“Il Muos non s’ha da fare” – Il 6 ottobre tutt* a Niscemi!

Da troppi anni in Sicilia abbiamo tanti ospiti indesiderati che, con impegno e coraggio, cerchiamo di cacciare via, per sempre, come la mafia o la mala politica. Tra questi “indesiderabili” ce ne è uno che, di anno in anno, risucchia sempre più spazi vitali ai cittadini siciliani e con prepotenza si prende ciò che vuole senza pensare alle conseguenze. Parliamo ovviamente della presenza militare americana in Sicilia, che proprio a pochi chilometri da noi, a Catania, si incarna in Sigonella. Come se una sola grande base non bastasse, da qualche anno a questa parte si è avviato il processo di edificazione del MUOS in contrada Ulmo, nel cuore della riserva naturale Sugherata, a Niscemi. Quarta centrale al mondo, quella di Niscemi dovrà avere 41 antennone che permetteranno all’esercito americano di comunicare alle proprie basi in maniera più veloce gli ordini da eseguire da una parte all’altra del mondo: un nodo, quindi, importante per la comunicazione militare, quella che porta morti, ingiustizie e stragi.

Così come è per noi automatico dire NoPonte o NoTav, oggi diciamo che il Muos “non s’ha da fare”! Nonostante le mille rassicurazioni, basta leggere fra le righe delle perizie, informarsi e parlare con gli abitanti di Niscemi per capire che avere il MUOS come vicino di casa è pericoloso. NO MUOS, quindi, non è solo uno slogan ma una scelta intelligente, sana e responsabile.

Dire NO al MUOS significa opporsi alla prepotenza americana, ai conflitti armati, agli eserciti, alla devastazione di un territorio, alla subordinazione della salute di una popolazione per i tornaconto dei potenti. Dire NO al MUOS significa credere nella possibilità di un futuro in cui armi ed eserciti non siano un metodo di comunicazione e di risoluzione dei conflitti. Dire NO al MUOS vuol dire conservare e proteggere il proprio territorio naturale.

Sulla base di queste, e molte altre, considerazioni si è creato (parallelamente alla costruzione delle antennone) un movimento NoMuos che, in tutti i modi, sta cercando di sbarrare la strada agli americani. Come spesso accade però lo spontaneismo e la rivendicazione dal basso dei propri diritti non piace al regime che, pronto e attento, aspetta di sferrare il suo attacco. E così infatti è stato. In questi giorni sono state notificate decine di avvisi di garanzia ad attiviste e attivisti NoMuos, accusati di aver “assalito” pericolosamente con pentole e mestoli il cantiere la notte tra il 7 e l’8 settembre, durante i tre giorni di campeggio dal movimento stesso.

Esprimendo tutta la nostra solidarietà ai denunciati, rivendicando il nostro diritto a vivere in un territorio sano e pacifico, parteciperemo e invitiamo tutte e tutti a alla prima manifestazione nazionale NO MUOS il 6 ottobre a Niscemi a partire dalle 14.30.

Con Luca! La solidarietà non ha distanze.

Ricordiamo tutti quel 27 febbraio, giorno dello sgombero della baita, e quei momenti in cui le sorti incerte di Luca, a causa della caduta dal traliccio, ci fecero tremare e sperare, oltre che inorridire per l’ennesimo atto di repressione.
E’ con orgoglio e coraggio che proprio Luca, dopo quasi sette mesi, lancia l’invito ad accompagnarlo nel suo ritorno in Clarea, sotto il famoso traliccio.
Un appello per l’ennesima giornata di lotta contro il cantiere TAV, dove si mostrerà ancora una volta la tenacia del movimento NoTav a chi vorrebbe vedere, invece, solo rassegnazione.
Noi non potremo essere lì, camminare su e giù per quei sentieri, guardare in faccia, ancora una volta, l’apparato militare messo in campo dagli interessi economici di pochi a discapito di tutti.
Nonostante questo ci sentiamo di accogliere l’invito di Luca e, seppur a distanza, non possiamo non esprimere la nostra solidarietà. In contemporanea alla manifestazione faremo un presidio NoTav in via Penninello: per seguire insieme la diretta della manifestazione e contattare i compagni che quel giorno saranno, con scarponi e fazzoletto, a lottare in quella valle; per diffondere, ancora una volta, le ragioni della lotta NoTav; per lanciare l’appuntamento per il prossimo 6 Ottobre per la Manifestazione NoMuos a Niscemi.
 Presidio NoTav-NoMuos Sabato 29 settembre dalle 14.30 Via Penninello, Catania.
Ma la giornata non finisce qui! Ricordiamo l’importante iniziativa, in serata, dei compagni anarchici contro la repressione.

Muro pulito, Popolo muto

 

Qualche giorno fa è apparsa una foto sul  profilo facebook di Via Etnea Catania (CCN) che ritrae una scritta su un muro di Largo Paisiello col nostro sito e il nostro nome. La foto  viene pubblicata con un commento molto critico, in cui veniamo additati  come facenti parte del teppismo impunito della città. In un ulteriore  commento viene citato un punto del nostro manifesto, riguardante i beni  comuni, e si continua con una simpatica battutina.

 

Mettiamo delle cose in chiaro.

Come dice la stessa didascalia della foto postata “dietro una scritta c’è una persona, la sua  vita e il suo background”:  ciò significa che per qualcuno scritte e  graffiti sono espressione di sé stessi, un mezzo per comunicare dei messaggi, un modo per far vivere la città e la sua cultura urbana. Criminale per noi è il Comune o chi ha deciso di cancellare tutte le opere d’arte di giovani e meno giovani che in quella piazza come in altre avevano voluto esprimersi. Per noi, dunque, una scritta su un muro è espressione  di un pensiero che, fino a prova contraria, nel caso preso in considerazione, non crediamo rechi danno alla dignità o alla libertà personale di nessuno, tantomeno della città.
Non stiamo qui certo parlando di edifici storici o beni culturali, sui quali si può impostare un’altro discorso, ma di una delle più sterili piazze di Catania.Se poi volete considerarci dei “teppisti” per  questo motivo…  noi non ci sentiamo per nulla offesi.

Ringraziamo il gentile commentatore per essere andato sul nostro blog e aver letto i nostri documenti. Si, noi parliamo di bene comune, della sua tutela e della riappropriazione degli spazi che ci vengono di giorno in giorno tolti, dimezzati.
Per questo ci stupiamo del fatto che invece di parlare della nostra “intollerabile” scritta, non si parli dello spazio comune che è stato mortificato e “buttato giù nella fogna”, la piazzetta accanto (denominata squib): prima spazio pubblico a disposizione della collettività, prontamente venduto qualche anno fa ad un privato e oggi chiuso da un cancello (che fortunatamente i ragazzi scavalcano; perché, per noi, alcuni gesti sono legittimi seppur illegali: della serie, patti chiari  amicizia  lunga). Quindi, vi preghiamo, la prossima volta, di indignarvi e  accalorarvi se volete pure sulla nostra “deficienza” e la nostra mancanza di rispetto ma di controllare bene anche quelle cose, sicuramente più gravi, che accadono ma non si vedono e su cui nessuno dice niente, quelle cose di cui dovreste avere le “palle piene”, oltre le scritte sui muri (che sembrano farvi incazzare molto).

Sulla battuta, poco da dire: degli  “onesti cittadini”  non vanno in giro con dei martelli e sono persone abbastanza  intelligenti da usare la parola per comunicare e non le martellate  (cosa  di cui dubitiamo siano capaci i fascisti, dati i loro noti  metodi di comunicazione). A noi sta bene il confronto (tant’è vero che  stiamo rispondendo alle critiche sollevate). A tal proposito: la faccia  l’abbiamo mostrata per molte delle cose che abbiamo ritenuto  importanti.

L’ultimo pensiero va alla citata “maggioranza”:  con tutto il rispetto, se seguire la maggioranza significa ritrovarsi  in una città, in un paese e in un sistema globale del genere… bè,  siamo fieri di essere minoranza e di trovare ancora modo di mettere in  moto il cervello ed esprimere il nostro dissenso verso lo status quo. Se non si fosse già capito dal manifesto, non cerchiamo bacini elettorali da “rappresentare” ma cerchiamo di riprenderci ciò di cui siamo stati  privati per troppo tempo: corpo, mente, luoghi, pratiche e saperi. Se per fare  questo dobbiamo utilizzare i nostri corpi e, in questo caso, le nostre bombolette, siamo disposti a farlo.
Con il sincero invito a incanalare la  vostra indignazione e di volgere la vostra lente di ingrandimento dove se ne sente davvero il bisogno, orgogliosamente “teppisti“,

Collettivo Aleph

L’ Università della Valle

Può sembrare un’assurdità paragonare la Val Susa all’ università, o ancora si può pensare che ci si riferisca alle fantasiose dichiarazioni di politici e giornalisti che in questi mesi hanno definito il campeggio di Chiomonte come “campo di addestramento paramilitare”, “sede dell’ eversione” e così via.

Niente di tutto questo, noi facciamo riferimento a quell’ idea di università vera, collettiva, profonda, libera e  spontanea.
Spontanea, perchè nasce dalla voglia di mettersi in gioco, dalla ricerca di significati altri da quelli che banalmente riceviamo quotidianamente, da gesti semplici ed impulsivi ad altri complessi e meditati, come la battitura delle reti da parte di una bimba di 2 anni(con tanto di agenti in tenuta antisommossa evidentemente spaventati dalla pericolosa black block) o l’occupazione della sede di equitalia simbolo dell’impatto della crisi sulle vite di ognuno di noi.
Libera, perchè aperta a tutti, senza numeri chiusi o test d’ingresso, senza obbligo di frequenza o spazi separati per classi o per categorie, tutti si sta insieme, si mangia, si discute, ci si documenta, si decide insieme, ma soprattutto “si parte e si torna insieme” ad ogni azione contro la Tav e il cantiere.
Profonda, perchè profonde sono le lezioni di vita che impari giorno dopo giorno, profondi sono i rapporti che si creano tra tutti, anche i più fugaci, con persone di ogni parte d’ Italia e d’ Europa, profondi sono i temi che vengono trattati, snocciolati, discussi, appresi (debito, crisi, rete e social media, beni comuni e spazi sociali e tanto altro).
Collettiva, perchè mai individuale, sempre basata sul confronto, mai gerarchica e sempre scandita dalla condivisione, ininterrotta, delle esperienze e conoscenze personali in un qualsiasi campo (dai trucchi in cucina delle signore della Valle ai consigli dei giovani su come impostare un’articolo su internet).
Vera, perchè questa è l’università che vorremmo.

Non ci resta che ripetere, non come pappagalli ma con fermezza e convinzione, la nostra richiesta, il nostro imperativo: Val Susa in ogni città!