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Manifestazione a Niscemi 1M

L’uno marzo siamo tornati nuovamente a Niscemi, in corteo verso la base, perché solo lì è che potevamo andare.

Il clima caldo creatosi attorno a questa giornata di mobilitazione ci aveva già fatto capire che sarebbe stato diverso dalle altre volte. Da un lato il completamento della costruzione delle tre parabole muos, avvenuto il 27 gennaio scorso, nonostante più di anno di costante e pressante contrasto del movimento. Dall’altro i divieti della questura, tutti volti a rendere irraggiungibile la base nella zona in cui è possibile vedere le imponenti parabole.

Nonostante il clima di tensione, in migliaia ci siamo ritrovati in Contrada Apa, determinati ad arrivare dove volevamo, con o senza autorizzazioni, con o senza divieti. E così è stato. Con in testa uno striscione che recitava “Il futuro è nella nostra terra. Smilitariazziamo la sughereta” retto da studentesse e studenti, il corteo è arrivato dopo un lungo percorso alle porte della base dove si è ritrovato davanti a camionette e mezzi della polizia che sbarravano il percorso. Con la determinazione propria solo di chi non non intende sottostare ad assurdi divieti e crede che i territori, come i diritti, si conquistino solo a spinta, il corteo è riuscito ad arrivare dove voleva, nonostante ingiustificate manganellate che hanno ferito qualche manifestante (soccorsi ovviamente da altri manifestanti data la mancanza di mezzi mezzi soccorso). Conquistati i luoghi vietati dalla questura, dopo un lungo cammino, si è arrivati a vedere le imponenti parabole, consapevoli che questo non può segnare la fine della lotta che da tanto tempo infervora Niscemi.

corteo 1Ancora una volta, dopo il 9 agosto, i nomuos hanno dimostrato che i territori sono di chi li abitano. Nessuna recinzione, nessun divieto, nessuno schieramento di polizia può fermare la determinazione di chi si organizza per contrastare l’ennesimo abuso spinto solo da interessi economico-militari.

Il Movimento NoMuos comincia così una nuova fase di lotta, a parabole montate, la sfida diventa sempre più difficile, ma un primo passo l’abbiamo fatto ieri. Adesso, insieme, organizziamo lo smontaggio di quelle antenne.

CSO Liotru: andiamo via perché…

Il 3 febbraio abbiamo occupato i locali della Biblioteca Ursino e Recupero in via Gallo, affidati al Comune di Catania ma – come spesso accade per gli edifici pubblici – lasciati al degrado e all’incuria senza che il pubblico potesse usufruirne. A poche ore di distanza bussa alla nostra porta Rita Carbonaro – direttrice della Biblioteca Ursino e Recupero – accompagnata da finanziamenti (oltre che da digos e carabinieri) che serviranno per la rimessa a nuovo dei locali di via Gallo.

Ancora una volta ci tocca e, a malincuore, chiudiamo questa porta con la speranza che venga mantenuta la parola data dalla direttrice della Biblioteca Ursino e Recupero. A breve infatti inizieranno i lavori di ristrutturazione dei locali di via Gallo e, a detta della direttrice, un “futuro grandioso” spetta ai locali che oggi ospitano il CSO Liotru. Ci auguriamo che sia così, ci auguriamo che chi prima di noi avrebbe dovuto occuparsi dei propri spazi, adesso, finalmente lo faccia.

E’ bene che enti e amministrazioni che entrano in contatto con noi sappiano quanto abbiamo a cuore gli spazi che riapriamo. Per questo, come nel caso dell’Ex Collegio, siamo disposti a farci da parte in modo che i finanziamenti vengano usati e i lavori prendano avvio, ma non siamo disposti ad accettare altre false promesse. Terremo d’occhio questi lavori e allo stesso tempo portiamo avanti i nostri, sempre in cerca di altri lidi, sempre facendoci spazio.

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Aggiornamenti dal CSO Liotru

Il 3 febbraio il Collettivo Aleph ha occupato i locali della Biblioteca Ursino e Recupero in via Gallo, affidati al Comune di Catania ma – come spesso accade per gli edifici pubblici – lasciati al degrado e all’incuria senza che il pubblico potesse usufruirne.

Come successo al C.S.O. Ex Collegio, sgomberato poco più di un mese fa, la storia si ripete: lavori di ristrutturazione in programma da anni, come per una prodigiosa magia, hanno avuto una fulminea accelerazione. Tutto merito dell’occupazione che è riuscita a mettere alle strette la Sovrintendenza ai Beni culturali, anche sotto Natale.

La fretta di bloccare l’aggregazione e le iniziative che permettono la fruizione di uno spazio pubblico si ripete anche oggi: in mattinata, l’unica dipendente della Biblioteca Ursino e Recupero, nonché direttrice – Rita Carbonaro – si è presentata al portone del neonato CSO Liotru accompagnata da carabinieri e DIGOS, dicendo che i lavori di ristrutturazione sarebbero dovuti iniziare proprio in quel momento.

Magia del Collettivo Aleph, miracolo di Sant’Agata a pochi giorni dal 5 febbraio oppure l’ennesima scusa per allontanare iniziative positive e di aggregazione in un edificio pubblico abbandonato? Fatto sta che Carbonaro è stata smentita dall’Ingegnere Vecchio della Protezione Civile, il quale ha negato il fatto che i lavori di ristrutturazione sarebbero dovuti iniziare proprio il 3 febbraio a non più di 24 ore dall’occupazione.

Verrebbe da dire che questi lavori siano solo un pretesto e che sia addirittura una fortuna che abbiamo occupato, se questo permetterà di restituire alla città in breve tempo un edificio pubblico altrimenti destinato al degrado. Sappiamo bene però che la verità è solo una: anche in questo caso, l’accelerazione fulminea dell’avvio dei lavori non è altro che una scusa, come tante, per allontanarci. Infatti, la Biblioteca Ursino e Recupero non ha nemmeno i soldi per pagare la sua unica dipendente, eppure Rita Carbonaro ha parlato di un futuro grandioso per i locali di via Gallo.

 C’era da aspettarsi che l’ente di turno avrebbe uscito dal cilindro dei “lavori da iniziare” anche questa volta, con l’unico intento di bloccare e sabotare qualsiasi tentativo di aggregazione e resistenza, piuttosto che prendersi la responsabilità politica delle proprie azioni. Certamente non pensavamo che si sarebbe arrivati a questi livelli di menzogna e contraddittorietà.

 Come sempre in queste situazioni di chiaro c’è solo che più sbirri, digos, enti pubblici incompetenti e spreconi non vogliono che in città esista uno spazio libero e di resistenza, più noi continueremo a cercare, occupare e pretendere.

Occupare è una necessità.

Occupare è un gesto di resistenza.

Collettivo Aleph

 

Occupato il CSO Liotru

Avevamo detto che non ci saremo fermati, e così è stato.

A poco più di un mese dallo sgombero del CSO ex Collegio ripartiamo con un nuovo progetto, un nuovo spazio.

Il Centro Sociale Occupato Liotru vuole essere un luogo di aggregazione libera, lontana dalle logiche del consumo, luogo di incontro e autogestione, in cui condividere bisogni e saperi e idee; luogo di resistenza e laboratorio politico, per sviluppare forme di lotta dal basso; luogo di partenza per mille progetti perché se esistono bisogni e desideri la loro realizzazione non può che trovarsi in forme di partecipazione diretta.

Il CSO Liotru sarà palestra popolare, doposcuola popolare, biblioteca autogestita e sala proiezioni, oltre che luogo di aggregazione  e condivisione del tempo, che ognuno di noi metterà a disposizione della collettività.20140202_160506
Ogni spreco sarà per noi una nuova occupazione.

Vi aspettiamo quindi al CSO Liotru, in via Gallo, 13.