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PIANO CASA: cos’è e ultimi aggiornamenti

Le follie del governo Renzi non finiscono mai.

Dopo aver messo le mani sul mondo del lavoro, con un decreto che più che salvare ammazza definitivamente le garanzie per i lavoratori, tocca adesso al così detto “piano casa”.

Il “piano casa” aveva già fatto parlare di sé un mesetto fa, quando Lupi (Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti), Padoan (Ministro dell’Economia e delle Finanze) e l’immancabile Renzi hanno presentato il decreto “Misure urgenti per l’emergenza abitativa, per il mercato dellecostruzioni e per Expo 2015.” Già in quell’occasione abbiamo potuto saggiare la ratio alla base di questo piano per “salvare l’emergenza abitativa”. L’art. 5 del suddetto decreto recita: “Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non puo’chiedere la residenza ne’ l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge.” Infatti, se prima era possibile chiedere e ottenere la residenza nella casa occupata e dunque poter stipulare i contratti per le utenze, grazie a questo decreto non sarà più possibile. Inoltre, nello stesso decreto, si rende possibile la vendita di tutti quegli immobili di proprietà pubblica per solo il 50%.

Mosse assolutamente logiche queste, tipiche di chi è capace, dall’alto dei suoi palazzi, di leggere i segnali che arrivano dalla società e prendere delle decisioni consone e utili. Dopo innumerevoli “tzunami” a livello nazionale, ovvero giornate in cui in diverse città d’Italia si sono occupate case per famiglie e studenti; dopo centinaia di picchetti antisfratto nell’ultimo anno; dopo il 19 ottobre scorso in cui 100.000 persone hanno chiesto a gran voce casa e reddito per tutte e tutti, questa la risposta.

Ma non finisce qui. Come da prassi, ciò che nasce come decreto deve essere approvato dal Parlamento, prima o poi. E dunque approda in Commissione Bilancio il suddetto decreto per essere valutato, eventualmente modificato, e poi spedito in Parlamento.

Poteva la Commissione lasciare così com’è questo già disastroso testo? Giammai! Al peggio non c’è mai fine. La proposta accettabile, per quanto altamente moderata e poco incisiva nel complesso, di prevedere sgravi fiscali per gli affitti dei meno abbienti, è stata bocciata per dar posto ad un’altra proposta, l’aumento del costo dei prodotti energetici usati come combustibili per uso civile. Si prevede che tale aumento frutterà 13 milioni di euro, che serviranno per coprire parte dei 25 milioni di spesa per l’EXPO 2015 a Milano. Ancora non si sa la quantità in denaro degli aiuti promessi ai meno abbienti per il pagamento degli affitti però sappiamo per filo e per segno quanto ci costa l’EXPO 2015 e quanto verremo spremuti per sostenere tale follia.

E dovevamo forse aspettarcelo da un decreto che mette insieme il diritto all’abitare e l’EXPO 2015. Se apparentemente le due questioni non hanno nulla in comune, nell’Italia oligarchica e mafiosa di oggi tutto è assolutamente collegato. Ancora una volta si taglia e si tartassa chi è in difficoltà per dare spazio e risorse non a servizi sociali, non ai sussidi bensì all’ennesima superflua grande opera, utile solo alle cosche mafiose.399670_176456792510611_42482859_n

Con questa logica naturalmente non vogliamo avere niente a che fare. Se Renzi & co. non riescono (o non vogliono) capire l’emergenza abitativa per quella che è, noi invece la capiamo perché la vediamo coi nostri occhi e la viviamo sulla nostra pelle.

La scelta del governo, e non solo, è quella di garantire speculazioni, svendite del patrimonio immobiliare pubblico, giochi a ribasso e il lavoro dei grandi colossi, palazzinari di professione. Che non si sorprenda nessuno se le case vuote continueranno ad essere occupate, se la luce o l’acqua verranno recuperate da allacci abusivi, se le piazze continueranno ad essere riempite da gente di ogni tipo che chiede un diritto basilare, quello di avere un tetto sotto il quale dormire. Ancora una volta, la scelta dello stato è quella di reprimere e, ancora una volta, la repressione non veste solo la veste del manganello usato durante gli sgomberi ma quello della legge, pensata bene, approvata a larga maggioranza e applicata.

Così come abbiamo imparato a resistere ai manganelli, resisteremo anche a quella legge ingiusta, infrangendola.

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25 APRILE – SEMPRE

Il 25 aprile per noi non è solo la commemorazione di ciò che è stata la liberazione dal fascismo grazie alla resistenza. Non può esserlo perché nella nostra diversità noi siamo antifascisti e resistenti ogni giorno.

In nome della crisi economica sono state vagliate misure economiche e sociali pesantissime. L’istruzione è stata resa inaccessibile e costosa, seppure non sempre la qualità garantita è alta; il lavoro reso precario e privo di garanzie, per cui il lavoratore diventa una pedina nelle mani di chi ha potere di spostarlo o eliminarlo dalla scacchiera di un mercato sempre più concorrenziale e dominato dal capitale; gli affitti rincarano e non riescono più ad essere pagati; chi si sposta da un paese in guerra o in carestia viene accolto dall’apparato repressivo dello stato pronto a trasferirli, lontano dagli occhi della gente, nei CIE o nei CARA per mesi e mesi, negando loro il diritto ad una vita migliore. Si sono chiesti tanti, troppi sacrifici per arrivare a tempi migliori e, dopo anni, ci ritroviamo con meno diritti e una classe politica sempre meno adatta e sempre più parassita, pronta a tagliare alle fasce più deboli senza toccare i poteri forti, pronta a calare la testa ai vertici europei. Numeri, pareggi in bilancio e finanza sono diventati più importanti di garanzie, diritti e sostegno alle fasce più deboli. Il dissenso, forte e deciso, che si è espresso in questi anni è stato trattato come un semplice problema di ordine pubblico e non come il segnale politico e sociale che la gente è stufa di subire le scelte prese in palazzi lontani. Per cui vengono occupati studentati e palazzi vuoti per dare possibilità agli studenti di studiare in assenza di borse di studio; gli sfratti vengono bloccati; i migranti evadono dai CIE in cerca di libertà e condizioni migliori in cui vivere; vengono praticate abitualmente autoriduzioni non solo nei luoghi della cultura ma anche nei supermercati. La volontà di non essere più determinati da altri è forte e si è espressa con forza lo scorso 19 ottobre, quando più di 100.000 persone hanno assediato Roma e i palazzi del potere, in una giornata priva di partiti o sigle ma organizzata da realtà di movimento. Per noi queste sono forme di resistenza quotidiana a quella repressione che si è vestita da democrazia e ha preso le sembianze di decreti e leggi approvate, comprese le ultime riforme del neo governo Renzi che vengono spacciate per la svolta epocale di cui tanto abbiamo bisogno.

Questa crisi, inoltre, è stato un terreno su cui, subdolamente e in maniera viscida, organizzazioni neofasciste si sono create degli spazi politici che da anni non avevano. Da Casa Pound a livello nazionale al Cervantes a livello locale, si sono travestiti da associazioni di volontariato per propagandare la loro politica squadrista e violenta. A Catania se da un lato si tenta di reprimere tutte le esperienze di socialità e politica libere e dal basso, dall’altra esiste lo Spazio Libero Cervantes, che all’occorrenza elettore diventa Catania è Patria e Assalto Studentesco nelle scuole, che continua indisturbata e spesso anche finanziata da giunte e partiti amici

. Noi quindi a Catania resistiamo e continuiamo ad essere antifascisti con i metodi che, seppur diversi, ci riuniscono proprio su questi due valori. Tramite i nostri collettivi e le nostre associazioni, occupiamo i nostri spazi, autogestiamo attività ed esprimiamo il nostro dissenso culturale e politico. Crediamo in una socialità libera e non consumistica, riprendiamo il degrado culturale e materiale di una città volutamente lasciata a sé stessa, andiamo nei quartieri dimenticati e creiamo nuove prospettive, rendiamo accessibili pezzi di cultura altrimenti rinchiusi in biblioteche anonime e lontane. Scendiamo in piazza in maniera unitaria condividendo ed esprimendo le nostre diverse esperienze di resistenza giornaliera, senza mai dimenticarci di essere antifascisti. Come in Val di Susa o a Niscemi, in cui i movimenti NoTav e NoMuos hanno deciso di contrastare grandi opere e militarizzazione del territorio, pensiamo che la resistenza non è finita ma continua ogni giorno, nelle città e non solo.

Il 25 aprile per noi non è commemorazione.

Il 25 aprile per noi è lotta quotidiana.

Collettivo Aleph – Mangiacarte Libreria Sociale – CSO Auro – Individualità Anarchiche – Koordinamento AutOrganizzato Studentesco

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Non inizia e non finisce nulla il 12A

Le nostre considerazioni sul 12 Aprile a Roma non riguardano la cronaca della giornata né la violenza della polizia a cui siamo purtroppo abituati. Nostro interesse è rimarcare i contenuti del 12A e rielaborarli in un ottica di “spinta” verso il vertice europeo sulla disoccupazione che si svolgerà l’ 11 Luglio a Torino, quello stesso vertice che era previsto proprio per 12 aprile a Roma e improvvisamente spostato di tre mesi.

Rivendichiamo le pratiche e i contenuti del 12 Aprile così come quelle del 19 Ottobre scorso. L’espressione dei Movimenti, che ritornano in piazza ad inaugurare la Primavera e soprattutto a esprimere contrarietà al governo Renzi, si articola su un piano molto reale della lotta, delle istanze e del conflitto. I passaggi concettuali e fisici sono molto semplici e soprattutto empirici, dunque tutti provenienti da esperienze vissute sulla pelle di centinaia di persone che, da tempo, si impegnano su diversi fronti di lotta. Parte dei Movimenti scesi in piazza il 12A sono partiti con una “richiesta d’ intervento” da parte delle istituzioni su temi importanti ma decisivi, come l’assegnazione delle case, l’integrazione e la precarietà. Se da un lato si sono aperti dei tavoli di discussione dall’altro il prezzo di questa apertura era la forzata acquiescenza. “Sappiamo che avete bisogno di case, sappiamo che volete reddito, sappiamo che volete maggiore integrazione e meno discriminazione, sappiamo che volete un diritto allo studio garantito. Sappiamo tutto questo e vi accontenteremo, a modo nostro e coi nostri tempi“. Dunque aspettare che queste istanze sociali, di un certo peso, venissero affrontate dalla politica governativa e parlamentare, regionale e comunale, in agende che mettono ai primi posti la costruzione del TAV, i pareggi in bilancio, i tagli ai servizi. Agenda politica espressione di un modo di vedere il mondo e la società, con le relative esigenze, totalmente al contrario. Ricevuta questa risposta, è stato automatico il passaggio al blocco degli sfratti dal basso, alle occupazioni di case per famiglie e studentati, alla creazione di micro società in cui si tenta di rispondere dal basso e in assenza di delega ai bisogni, alle esigenze, alle aspirazioni. Così le piazze si sono riempite nuovamente, animate da nuova consapevolezza. Se da un lato la manovra dei mass media orchestrati a dovere è quella di far credere che certe pratiche appartengano solo a “zoccoli duri antagonisti, perlopiù dei centri sociali”, dall’altra la realtà è che in piazza, come ai picchetti e alle occupazioni, certe pratiche sono invece condivise da molti “insospettabili”. Pratiche antagoniste e conflittuali che sono in grado di rendere concrete delle soluzioni e che parlano di contestazione e riappropriazione contemporaneamente.

In questo quadro, la piazza del 12A ha visto esprimersi il disagio di chi quotidianamente è costretto a “resistere” per avere un tetto sopra la testa, una borsa di studio o un alloggio che consenta di studiare, per arrivare con qualcosa in tasca a fine mese, per sopravvivere a leggi esclusive e respingenti. Il 12A è stata una nuova occasione di esprimere in maniera più decisa e diffusa pratiche di “assedio” verso quei ministeri responsabili del disagio diffuso. La crisi, questa entità astratta causa di tanti disastri concreti, in realtà ha nomi e cognomi e precisi scopi politici: tagliare il più possibile servizi e diritti per tenere sotto scacco le masse.

Non inizia e non finisce nulla il 12A.

Siamo partiti dal 19 Ottobre, siamo passati dal 12 Aprile per arrivare, sempre più consapevoli e decisi, al vertice sulla disoccupazione giovanile a Torino l’11 Luglio.

E’ finito il tempo di farsi determinare, è arrivato il momento di determinarsi.

Non abbiamo paura della repressione, siamo vicini ai compagni fermati sabato e… ci vediamo a Torino.

Fino a quel momento, continuiamo il nostro percorso di lotta in città.

Matteo, Lorenzo, Simone, Ugo LIBERI!

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Se ogni sgombero sarà una barricata… ci vediamo sulle barricate!

Arriva a Roma il quarto Tsunami di occupazioni abitative: studentati, appartamenti per famiglie ed una novità provocatoria, uno spazio per “neet” (quelli che, secondo l’informazione ufficiale, non studiano, non lavorano, non partecipano a percorsi formativi e sono mantenuti dai loro genitori; la figura del fannullone spaparanzato sul divano e dell’inetto felice costruita ad arte da media e politici). Nella giornata di ieri, Roma si era ritrovata con cinque nuove occupazioni per risolvere, per centinaia di persone, il problema dello sfratto o dell’affitto troppo alto nel migliore dei modi: andandosi a riprendere qualcuna delle moltissime palazzine sfitte che affollano la città, frutto di speculazioni e cementificazioni senza freni.

La risposta del nuovo governo Renzi non si è fatta attendere e, in linea con il nuovo, assurdo, piano casa, ha messo in piedi un intervento repressivo rapido e violento, che ha attuato lo sgombero immediato di tre su cinque di queste occupazioni. Militarizzazione della città, cariche, fermi ed identificazioni la risposta all’ emergenza abitativa.

Non può che esprimersi forte di rabbia la nostra solidarietà a tutti gli spazi già sgomberati, sicuri che uno sgombero non corrisponda ad una resa. Non può che essere concreta la nostra solidarietà nel rilanciare con la presenza fisica il supporto nei prossimi giorni, lottando fianco a fianco verso il corteo nazionale del 12 Aprile a Roma.

Se ogni sgombero sarà una barricata…ci vediamo sulle barricate.

Collettivo Aleph – C.S.O. Contrasto – Koordinamento AutOrganizzato Studentesco Catania

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