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Siamo tutti NOTAV – Murales&Aperitivo

140 anni di carcere complessivi per i No Tav che hanno partecipato alle due giornate di lotta del 27 giugno e 3 luglio, in occasione della sgombero della Libera Repubblica della Maddalena. Ma la sentenza pronunciata nell’aula bunker di Torino ha per tutti i No Tav il sapore di una “vendetta di Stato”. Mentre il progetto della Torino-Lione continua ad essere investito da scandali che riguardano le ditte impegnate nella costruzione e neanche il governo stesso fa più tanto mistero del fatto che i soldi per quest’opera inutile mancano, in un’aula di tribunale quello che viene processato è un movimento tutto. Condanne sproporzionate che nulla hanno a che vedere con l’applicazione della “giustizia” vogliono criminalizzare e colpire ancora un volta un movimento popolare che da oltre vent’anni resiste e lotta, senza mai un passo indietro. Dopo questa dura sentenza il Movimento No Tav torna in piazza a Torino per una grande e partecipata manifestazione nazionale.
Non potremo essere tutt* lì fisicamente, ma vogliamo ugualmente vivere e condividere il più possibile questa grande giornata No Tav

“ (…) la libertà è una cosa seria e come tale va trattata. Perché tutti insieme siamo imbattibili, perché fermarci è veramente impossibile”.

Dalle ore 15:00 in poi:
Diretta telefonica con la manifestazione
Realizzazione di un murales No Tav al CSO Liotru!
a seguire Aperitivo NoTav!

Per la continuità territoriale – corteo a Messina

Spezzone autorganizzato
Spezzone autorganizzato

Chiamiamo a raccolta i cittadini di Messina, della nostra Provincia, delle Isole minori, di tutta la Sicilia, le associazioni, i movimenti e le istituzioni tutte, senza distinzioni di alcun tipo, per chiedere a voce alta alle Ferrovie dello Stato che la continuità territoriale dei trasporti tra Sicilia e Continente sia salvata; che la prevista soppressione dei treni da e per la Sicilia sia cancellata; che i posti di lavoro (100 unità) impiegati nel traghettamento dello Stretto e nelle ferrovie siano salvaguardati.”

Così recita l’appello lanciato da Messina nei giorni scorsi alla notizia della soppressione dei treni da e per la Sicilia prevista da Trenitalia. Soppressione che, dopo la nuova suddivisione delle piste aeree sull’isola (che ha reso quasi irraggiungibile con un volo diretto le principali città siciliane), rende ulteriormente isolata un’isola sempre più lontana dal resto del paese, dal resto d’Europa. Sembra quasi una ripicca per esserci opposti al ponte sullo stretto, visto non come un modo per unire e garantire la continuità teritoriale ma semplicemnete un mostro di cemento, occasione di speculazione.

Abbiamo deciso di rispondere in maniera affermativa all’appello e questa mattina eravamo in corteo a Messina, in mezzo allo spezzone autorganizzato. Il corteo, partecipato da circa 3000 persone, è partito dal Municipio di Messina e ha attraversato molte vie del centro cittadino. Arrivati davanti all’ingresso della zona da cui partono i traghetti, lo spezzone autorganizzato aperto dallo striscione “Volete un Sud immobile, ci avrete inarrestabili”, ha scavalcato le aste di chiusura dell’ingresso ed è entrato, occupando di fatto la zona di approdo e partenza dei traghetti. Subito, il resto del corteo ha seguito lo spezzone. La manifestazione si è quindi conclusa così, con una sorprendente occupazione simbolica di uno spazio molto sensibile, e una lunga assemblea ricca di interventi.

Occupate le partenze dei traghetti
Occupate le partenze dei traghetti

La giornata di oggi è stata molto importante. Un corteo molto variegato, composto da tanti e diversi soggetti, ha espresso un forte e sentito contrasto alle politiche dei trasporti che si stanno attuando in queste settimane. Politiche che, in pieno stile neoliberista, prevedono lo smantellamento di un servizio pubblico e la fine di un diritto garantito, come in questo caso la continuità territoriale. Politiche e scelte aziendali che, ancora una volta, dimostrano come si utilizzino due pesi e due misure a seconda del luogo geografico in cui ci si trova.

La verità è che si preferiscono investire risorse pubbliche in grandi opere o eventi inutili (vedi EXPO 2015 o il TAV) invece che far migliorare e sviluppare alcuni territori, per esempio migliorandone i collegamenti interni ed esterni. Si preferisce tagliare lì dove invece sarebbe necessario investire, e continuare a mantenere delle forti e inutili differenze tra Nord e Sud Italia.

Riprendendo lo striscione che ci precedeva oggi, se civogliono immobili, lontanti e fermi ci avranno inarrestabili, senza dubbio.

Il TAR boccia il MUOS – vittoria sì, vittoria no?

47497_10151245356037139_161058582_nRicordiamo bene la cronaca dei fatti, non tanto per aver letta sui giornali ma perché, come molti altri, l’abbiamo vissuta direttamente.

A marzo 2013 la Regione decide di revocare le autorizzazioni ai lavori al cantiere MUOS in Contrada Ulmo. A seguito di questa decisione molto netta, il governo di allora “apre” una sorta di tavolo, in cui si stabilisce che si sarebbero dovuti condurre degli accertamenti in merito all’inquinamento elettromagnetico del MUOS e alle ripercussioni sulla salute umana. Se, da tali studi, si fosse stabilito che il MUOS non danneggia la salute dei cittadini che vi abitano intorno i lavori assolutamente sarebbero dovuti continuare. Arriviamo così a luglio 2013, mese in cui escono le prime indiscrezioni sul documento finale dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS – organo preposto a “studiare” il caso di Niscemi), il quale sembra credere che il MUOS, di per sé, non faccia male alla salute umana. Senza nemmeno indugiare un attimo (forse senza nemmeno leggere tutta la relazione dell’ISS), Crocetta nello stesso mese di luglio “revoca la revoca”, e dunque permette che i lavori al cantiere MUOS continuino (anche se, di fatto, non si erano mai fermati).

Avevamo detto fin da subito che quella relazione non era affidabile, poiché l’ISS è di fatto un organo governativo e dunque non super partes. Molti attendibili scienziati hanno confermato l’invalidità della relazione dell’ISS, in quanto i dati a disposizione sono troppo imprecisi, scarsi. Lo stesso ISS in effetti ammette nella relazione finale che, in realtà, è molto difficile affermare con sicurezza che le onde elettromagnetiche non possono danneggiare la salute umana (come fare dunque certe affermazioni riguardo il MUOS?!).

Avevamo detto fin da subito che non ci fidavamo, che non potevano bastare le parole dell’ISS, che comunque il MUOS e la base non la volevamo in ogni caso. Invece i lavori sono andati avanti, adesso sono finiti e addirittura sono stati lanciati altri satelliti in orbita, ciliegina sulla torta del sistema MUOS.

Di ieri la notizia che il TAR di Palermo ha accolto il ricorso presentato mesi e mesi fa dal Comune di Niscemi e da parte del movimento, ricorso che indicava come inaffidabile il rapporto dell’ISS e che dunque riteneva sbagliato il ripristino delle autorizzazioni da parte di Crocetta. Dopo mesi, oggi il TAR da ragione a quella parte di movimento e al Comune di Niscemi, riconoscendo quel rapporto come poco approfondito, superficiale e basato su dati incerti.

Cosa accadrà adesso è difficile dirlo.

Per quanto da ieri si stia esultando per questo risultato, non possiamo non ricordare come in realtà questa sentenza arrivi un po’ tardi, dopo molti rinvii. È certamente un risultato non da poco, ma non doveva essere un tribunale a dirci che abbiamo sempre, e da sempre, avuto ragione. È certamente una delle tante conferme che, negli anni, abbiamo e continuiamo a ricevere rispetto al fatto che abbiamo ragione a non volere il MUOS a Niscemi.

Senza voler fare i guastafeste di turno, per nessuno, sorridiamo alla sentenza ma vogliamo ricordare, prima a noi, poi agli altri, che l’opposizione al MUOS da molto tempo ormai non è più solo legata a motivi riguardanti la salute del territorio e delle persone, ma anche ad un forte sentimento antimilitarista e da una forte rivendicazione di autodeterminazione di un popolo, che non vuole solo più subire delle decisioni, ma prenderle.

Di certo quella di ieri è una bella soddisfazione, ma l’unica vera vittoria sarebbe quella di non avere più quella base in Contrada Ulmo.

Di strada quindi ce n’è ancora molta da fare.

5 anni di DASPO, ma per cosa?!

fumogeni
In settimana, Maurizio, 23 anni, si vede recapitare da una pattuglia una bella notizia: DASPO per 5 anni.

Ma che cos’è il Daspo? Il “Divieto di accedere a manifestazioni sportive” è regolato dalla Legge 13 dicembre 1989 n. 401, per contrastare il crescente fenomeno della violenza negli stadi di calcio. Si tratta di una misura amministrativa e non penale, emessa dalla Questura quando un soggetto viene ritenuto pericoloso limitatamente alle manifestazioni sportive.

Il divieto di accedere agli stadi può durare da uno a cinque anni e può essere disposto dal questore, la casistica è molto ampia e si estende anche a coloro che partecipano, incitano, incoraggiano manifestazioni di violenza. Il Daspo può essere comminato anche nei confronti di soggetti minori di anni 18, che abbiano compiuto il quattordicesimo anno di età (in tal caso, il divieto è notificato a coloro che esercitano la patria potestà).

Stesso provvedimento che negli ultimi tempi si è discusso in parlamento di modificare aggiungendo il “Daspo di gruppo” ed aumentando gli anni di pena e che si vorrebbe estendere a qualsiasi tipo di manifestazione, anche di piazza.

Quello che non tutti sanno e che i politicanti ed i sindacalisti in divisa di casa nostra fingono di ignorare, è che la “discrezionalità” del provvedimento (non occorre subire un processo per prendersi il Daspo, lo da il questore sulla base di un rapporto di polizia: in parole povere se vieni denunciato scatta automaticamente il Daspo) non richiede alcuna prova per l’emissione: non occorre nessuna foto, basta che un agente dichiari che in quel determinato frangente tu abbia commesso l’atto “x”, ed arrivano denuncia e Daspo! Ed hai voglia a spiegar loro che quel giorno tu eri in un altro punto della manifestazione o che addirittura ti trovavi al mare con la fidanzata: a loro non interessa, loro emettono il provvedimento, in caso lo spiegherai al giudice!

“Certo, però una volta che affronti il processo puoi dimostrare la tua innocenza e venir “reintegrato”, direte voi. Beata ingenuità. Sapete quanti ragazzi che vengono “daspati” arrivano poi ad affrontare il processo? Meno del 50%! Il grosso dei reati che vi verranno contestati cadranno tutti in prescrizione, e buona parte di quelli che al processo ci arrivano si vedono poi assolvere per non aver commesso il fatto(si parla di un altro 75%) , o perché il fatto non sussiste, o non costituisce reato (!!!). Il tutto ovviamente succede molti anni dopo che l’interessato o gli interessati abbiano comunque scontato il loro Daspo, col risultato di essere stati privati della loro libertà per un periodo della loro vita senza essere colpevoli.

“E vabbè, qualche limite alla libertà ma serve a contrastare la violenza”, qualcuno dirà ancora. Ebbene, torniamo a Maurizio, denunciato e daspato per 5 anni.“Chissà di quali atti criminosi è accusato”, ecco qua: accensione e lancio sul pavimento di un fumogeno all’ interno della stessa Curva Sud.

Non crediamo ci sia bisogno di spiegare meglio, è già tutto abbastanza chiaro. Siamo troppo stanchi di questa finta giustizia.

Non stiamo qui a chiedere di condividere o non condividere le ragioni e le passioni di un Movimento Ultras, ma ancora una volta a dire che la giustizia, in Italia passa solo dalla parola “repressione”.

Se un Daspo ci dev’essere sia dentro il Parlamento, a chi ci considera voti o erbaccia da estirpare.

Noi da fuori quei palazzi del potere, nelle piazze, nelle case, negli stadi continueremo a lottare e resistere!

No al Daspo ed alla Tessera del tifoso.      

Ultras liberi, Maurizio libero.

liberi