Tre giorni di lotta NoMuos visti dai nostri occhi

 

Ci sono certe suggestioni che difficilmente si riescono a spiegare, perché fatte di voci, odori e colori difficilmente descrivibili in tutta la loro intensità. Il movimento No Muos ce ne sta regalando tante di queste suggestioni che adesso vorremmo provare a comunicarvi.

Torniamo da un campeggio di tre giorni al presidio permanente, iniziato subito dopo lo sciopero generale del 31 maggio. Sono stati tre giorni di assemblee, lunghe e partecipate. Riuscire a garantire la possibilità di parlare a tutte e tutti è difficile, soprattutto se gli argomenti risultano spinosi e importanti. Assemblee che talvolta sono state arene di scontro per poi diventare subito dopo arene di incontro, condivisione e decisione. In tante e tanti in cerchio, come attivisti di lotte portate avanti in diverse parti della Sicilia e d’Italia, ci riconosciamo a vicenda come compagne e compagni No Muos… come se fosse automatico che tutte le nostre storie fatte di piazze, strade, centri sociali occupati e auto organizzazione portino poi a quel presidio, sotto quel capannone. Si sono intrecciati tanti temi, dalla spicciola divisione dei compiti della vita quotidiana alla condivisione di strategie di lotta, dalle considerazioni sul movimento tutto alle questioni che ci piacerebbe affrontare insieme, che vanno oltre le 46 antenne ma che riguardano tutte e tutti, a partire dalle trivelle che hanno intenzione di installare lungo le nostre belle coste fino ad arrivare alle questioni di genere.

Sono stati anche tre giorni in cui, accompagnati dal sole o dalla luna, abbiamo deciso di agire, insieme. Tanti i sorrisi mentre ci avvicinavamo alle reti con le cesoie, tanta la concentrazione durante i sabotaggi, tanta la soddisfazione nel ritornare insieme al presidio. Lì, un pasto caldo, un bicchier di vino e una chitarra, a chiacchierare e a condividere pezzi di vita, senza mai abbassare la guardia.

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Per tre giorni abbiamo praticato azioni dirette di disturbo e sabotaggio, abbiamo applicato appieno i nostri concetti di democrazia diretta e autogestione, facendo delle diversità una risorsa e non un limite, vivendo i tempi dettati dalle decisioni prese insieme. Abbiamo respirato la stessa aria fatta dell’odore del timo della sughereta e di polvere, abbiamo riempito il campeggio con le nostre tende e circondato il fuoco fino alle luci dell’alba coi nostri corpi e le nostre discussioni, abbiamo dormito sotto la stessa antenna che, giorno e notte, con le sue luci, ci ricorda che c’è ancora tanta strada da fare con le sue difficoltà e i suoi imprevisti, ma che insieme ce la possiamo fare.

Siamo “quelli che si vestono di nero” e che spesso alzano il cappuccio della felpa sulla testa; ma siamo anche quelli che dentro hanno tanti colori e che sono disposti a mettersi in gioco per salvarli.

Tornando a casa, ripensando alle nostre figure muoversi nella notte lungo il perimetro della base, pensiamo che prima o poi andremo oltre quelle reti e arriveremo quelle antenne, per poi smontarle, pezzo per pezzo.

ORA E SEMPRE NOMUOS