da Bruxelles, il racconto dei fatti di ieri
15 maggio, e a Bruxelles splende il sole. E poteva rimanere semplicemente una delle prime giornate primaverili da festeggiare all’aria aperta se non si fosse trattato invece dell’ennesima occasione in cui le nostre sorti vengono decise in buie stanze.
Palais d’Egmont, European Business Summit, leggi: cricche di lobbysti incontrano i leader politici con lo scopo di esercitare pressione per la stipulazione della Transatlantic Partnership. Stiamo parlando del TTIP, che è giusto giusto quel trattato con gli USA di cui l’Unione Europea aveva disperatamente bisogno: deregolamentazione e liberalizzazione come se piovesse, e come al solito, è la salute e la qualità di vita dei cittadini che ne esce ben più che ammaccata. “Volete polli lavanti con il cloro?” recitano i manifesti. Sì, precisamente: (solo) una delle conseguenze del TTIP sarà che una vasta gamma di prodotti provenienti dagli USA arriverà dritto sulle nostre tavole senza però esser sottoposta ad alcun ulteriore di controllo con i criteri di “casa nostra”. E’ cosa nota d’altra parte che i nostri sempreverdi alleati d’oltreoceano siano maestri in quanto ad alimentazione sana e rispetto dell’ambiente.
Ed è per dire no al TTIP che circa 2000 persone di sono ritrovate in Place Poelaert con l’intenzione di bloccare l’accesso al palazzo per i lobbysti ed impedire così l’incontro. E come trasversali sarebbero i danni degli OGM made in USA, trasversale è la composizione della piazza: collettivi, studenti, sindacati, militanti dei centri sociali di mezz’Europa si stringono l’un l’altro e organizzano blocchi, trovandosi però sin dal primo momento a fronteggiare una gestione della piazza da parte delle forze dell’ordine a dir poco folle. Dopo neanche 100 metri di percorso, comunque autorizzato, la nervosissima sbirraglia belga spezza inspiegabilmente il corteo serrandone una parte tra due cordoni e di fatto isolandolo. Pochi istanti per aver tutto chiaro: l’ordine era di svuotare la piazza, di portare via i manifestanti uno per uno. Dopo manganelli, resistenze e cannonate d’acqua il bilancio è di circa 250 fermati: 250 persone dai 16 agli 80 anni, brutalmente catturate, strattonate, ammanettate con dolorose fascette e trasferite in caserma dove la loro ingiustificabile permanenza durerà dalle 6 alle 8 ore. Una repressione di carattere così incisivo ti urla nelle orecchie che nell’Europa del Nobel per la pace, pace non ce n’è per chi resiste ogni giorno contro le austerità e le politiche criminali che ingrassano i soliti noti e solo miseria in briciole lasciano per la popolazione. Che dire: quando l’Europa esce dalle proprie stanze non delude proprio mai. Neanche noi la deluderemo.