Correva l’anno 1945 ed in Italia prendeva forma un fenomeno chiamato “Resistenza Partigiana” .
Di ‘resistenza’, durante il ventennio fascista e l’avvento del nazismo se n’è parlato tante volte: migliaia di piccoli focolai di opposizione hanno attraversato la penisola italiana in quegli anni, piccoli atti di disobbedienza quotidiana diffusi tra la popolazione. Ma nel 1945, anno in cui l’Italia viene liberata dall’oppressione fascista, succede una cosa tanto inaspettata quanto fondamentale: quella del ’45 è stata l’esplosione di una rabbia collettiva che già da anni covava tra la popolazione. L’organizzazione delle Brigate Partigiane, spontanea, popolare ed assolutamente trasversale, esprimeva un radicale ed immediato bisogno di libertà e una necessità di autodeterminare la propria vita.
Se è vero quindi che il 25 aprile non è altro che una delle grandi giornate di resistenza che i partigiani hanno attraversato nel loro percorso di lotta verso la liberazione, è anche vero che la vittoria dell’antifascismo e la vittoria di uno dei fenomeni di Resistenza più forti d’Europa, deve essere ricordata con gioia e festeggiata per quello che è: un giorno di memoria collettiva, di messa in comune di esperienze e conoscenze.
Ecco perché festeggiamo il 25 aprile, perché nel nostro “calendario di lotta” questa data è sempre in rosso: ricordiamo chi, per difendere e liberare la propria terra, ha imbracciato le armi e combattuto.
Chi a 18, 25, 50 anni ha rischiato la vita tra le montagne e nelle ferrovie, tra i nascondigli e i boschi, perché vivere sotto l’oppressore fascista era migliaia di volte peggio che morire inseguendo il sogno della Libertà.
Festeggiamo il 25 aprile ma restiamo l’antifascismo tutto il resto dell’anno e combattiamo contro,il nostro oppressore che oggi ha però cambiato volto.
Viviamo e resistiamo quotidianamente nella nostra bella ma difficile terra, cerchiamo di, come fecero i partigiani nel costituire le Brigate, creare una comunità di lotta e in lotta, di mettere in comune le nostre esperienze e da queste portare avanti una lotta vera e costante sul territorio, che ci permetta di non essere oppressi da chi ci vuole schiavi del lavoro precario, di chi ci vuole schiavi di un’istruzione sterile e fine a se stessa.
Perciò il 25 aprile possiamo permetterci di festeggiare, di ricordare chi ha lottato prima di noi e, per tanti versi, ci ha anche insegnato cosa vuol dire lottare per la propria libertà.
Vivere questa data come un giorno di vera festa e liberazione, sentirla come una data che parla dei valori dell’antifascismo, ma soprattutto come una data che ci ricorda l’immenso valore che ha la lotta quotidiana.