Domenica 18 gennaio, un gruppo di 50 fascisti di Casa Pound, provenienti anche da altre città vicine, aggerediscono 8 compagni davanti al CSA Dordoni di Cremona. E’ persino intervenuta la polizia che, caricando i compagni, ha permesso a più del gruppo di fascisti di andar via, indisturbati.
Durante l’aggressione, Emilio, un compagno del Dordoni, viene colpito e continua ad essere picchiato nonostante si trovi per terra, privo di sensi. Emilio è ancora in prognosi riservata e, dopo aver rischiato grosso, ieri si è risvegliato dal coma e sembra rispondere bene agli stimoli.
Emilio si è svegliato dal coma ed è vivo, ma ha rischiato grosso (e probabilmente perderà la vista da un occhio). Rimane a questo punto non solo la preoccupazione per le condizioni cliniche di un compagno, ma anche la rabbia. Come infatti spesso accade, fin da subito i mass media hanno cercato di costruire una narrazione distorta della realtà, descrivendo i fatti come “uno scontro tra curve ultras opposte” o “rissa tra bande”. Noi però sappiamo bene i fatti e riconosciamo che ciò che è successo a Cremona è un vero e proprio agguato, voluto e pensato, di mano fascista. La stessa Casa Pound che, già l’indomani dell’accaduto, ha cercato in tutti i modi di distorcere i fatti, addirittura ipotizzando che Emilio si fosse colpito da solo con un spranga che impugnava lui stesso.
Rabbia questa che non è rimasta isolata a Cremona ma che si è moltiplicata e divulgata in tantissime città italiane. Non si contano infatti i comunicati di solidarietà e moltissimi sono stati i presidi e i cortei organizzati in moltissime città.
Noi conosciamo bene le provocazioni fasciste e le libertà che certe realtà politiche di estrema destra provano a prendersi. Soprattuto, conosciamo molto bene quei “bravi ragazzi” che di giorno organizzano iniziative solidaristiche (rigorosamente per “italiani in difficoltà”) e la notte vanno in giro per la città, picchiando chi prima gli capita sotto mano.
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